Progetto Manhattan, fra etica e conflitto il genio matematico
Cinema In concorso al Bergamo Film Meeting, il film di Thor Klein «The Adventures of a Mathematician»
Cinema In concorso al Bergamo Film Meeting, il film di Thor Klein «The Adventures of a Mathematician»
Il cinema riesce sempre a sorprendere portandoci nuovi personaggi e nuove storie. Che siano ispirate alla realtà oppure di pura fiction poco importa, sono emozioni che arrivano, questa volta portate per mano dal concorso del Bergamo Film Meeting. La prima è una coproduzione di tanti e diversi paesi che va a raccontare una storia non nuova, ma attraverso vicende ai più sconosciute. Siamo negli Stati uniti a ridosso della Seconda Guerra Mondiale. Lì è approdato Stan Ulam, di origine ebraica, nato a Leopoli in Galizia, all’epoca Polonia (oggi Ukraina). Stan si è stabilito negli Usa perché è un grandissimo matematico e laggiù ha trovato opportunità universitarie. Insieme a lui il fratello più giovane, ma il cruccio è per la sorella e i genitori rimasti in Europa. E la preoccupazione sale alle stelle quando i tedeschi dichiarano guerra all’Urss e la loro città sta per essere invasa.
NEL FRATTEMPO Ulam è stato reclutato con Fermi, Oppenheim e gli altri scienziati per andare a Los Alamos e lavorare al progetto Manhattan. Poco convinto, ma geniale e disposto a lavorare per sconfiggere il nazismo, Ulam si avventura in territori matematici inesplorati, dando un contributo decisivo alla creazione della bomba H. Non senza lacerazioni, come altri colleghi. Nel ripercorrere le vicende, tratte dall’autobiografia di Ulam, The Adventures of a Mathematician (titolo anche del film, diretto da Thor Klein) pubblicata negli anni ’80, poco prima che morisse, non c’è enfasi, neppure spettacolarizzazione, semplicemente una vicenda umana, con una genialità che lo costringe a pagare un prezzo elevato. Stan ha avuto un’encefalite prepotente, ha perso la famiglia, ha sofferto il rancore del fratello e il senso di colpa lo ha segnato per sempre. Lui, che in fondo amava la matematica perché avrebbe potuto permettere di vincere a Las Vegas, ma i tempi erano altro rispetto al gioco.
Tempi che influenzano e modificano le vite. È quel che succede a Dimitri Imellos che interpreta Nikos in Raftis (Sarto) di Sonia Liza Kenderman. Siamo nel pieno della crisi economica che ha massacrato la Grecia. Nikos cerca di ricalcare le orme paterne: hanno un negozio sartoria da uomo dove confezionano abiti raffinati per una clientela che in molti casi ormai è morta, come sottolineano i modelli in carta personalizzati per gli abiti su misura.
LA BANCA PREME, tocca inventare. E Nikos ci prova. Prima con un carrettino pieno di abiti che stridono con la sua eleganza raffinatissima nonostante sia praticamente in bancarotta, poi deve riconvertirsi. E lo fa, si butta anche nel confezionare abiti femminili. Per l’elegante, anziano e malconcio babbo un affronto. Lui replica «io cucio», e lo fa da quando ha sedici anni. E alla fine babbo dovrà riconoscere che gli abiti da sposa del pur stralunato Nikos sono davvero magnifici. Una storia a suo modo delicata, che affronta una crisi senza mai farsi trascinare dalla disperazione, con quella punta di ottimismo e quella capacità di notazione che forse un regista non così sensibile non avrebbe colto.E, tocca inventare. E Nikos ci prova. Prima con un carrettino pieno di abiti che stridono con la sua eleganza raffinatissima nonostante sia praticamente in bancarotta, poi deve riconvertirsi. E lo fa, si butta anche nel confezionare abiti femminili. Per l’elegante, anziano e malconcio babbo un affronto. Lui replica «io cucio», e lo fa da quando ha sedici anni. E alla fine babbo dovrà riconoscere che gli abiti da sposa del pur stralunato Nikos sono davvero magnifici. Una storia a suo modo delicata, che affronta una crisi senza mai farsi trascinare dalla disperazione, con quella punta di ottimismo e quella capacità di notazione che forse un regista non così sensibile non avrebbe colto.
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