ExtraTerrestre

Profumi di carnivore

Storie In Italia crescono i coltivatori delle «piante che mangiano», una passione alimentata da miti che aiuta a studiare gli habitat difficili in cui vivono

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 luglio 2023

Sono le piante carnivore le protagoniste delle mostre-mercato di piante e fiori di questa primavera/estate. I tradizionali appuntamenti, che nel periodo 2020-2022 hanno subito cancellazioni e limitazioni, da quest’anno sono stati rilanciati in tutte le regioni italiane. Lo spazio riservato alle piante carnivore vuole mettere in evidenza la complessità evolutiva che caratterizza il mondo vegetale. Sono oramai centinaia i coltivatori italiani specializzati nell’allevamento di queste piante misteriose che suscitano la curiosità di adulti e bambini.

SONO PIU’ DI 600 LE SPECIE PRESENTI sul pianeta, suddivisi in 12 generi, con la continua scoperta di nuove varietà. Le conoscenze sul loro ciclo vitale e il miglioramento delle tecniche di coltivazione consentono di allevarne un grande numero. Ma l’attenzione verso le «piante che mangiano» ci consente di studiare gli habitat in cui vivono e di comprendere i processi e le trasformazioni in atto da un punto di vista ambientale. Le troviamo nelle aree tropicali, nei deserti aridi, in alta montagna, in ambienti poveri di nutrienti (torbiere, paludi, rocce).

L’INTERESSE PER LE PIANTE CARNIVORE, alimentato da miti e leggende, si è sviluppato partire dall’inizio del 1800 grazie alle testimonianze dei viaggi e degli ambienti descritti da numerosi esploratori. Il primo a scrivere un trattato sulle piante carnivore è stato Charles Darwin che indicava la dionea o venere acchiappamosche come «una delle piante più meravigliose al mondo». In quel periodo di grandi scoperte in campo vegetale e animale non mancarono i racconti di pura fantasia di genere horror in cui venivano descritti alberi mangiatori di esseri umani.

IN UN RACCONTO DEL 1878 SI PARLA della fine di una ragazza nelle foreste del Madagascar, catturata da un famelico albero simile a una pianta di ananas. Alcuni giornali dell’epoca ripresero il racconto che fu ritenuto attendibile per lungo tempo, fino a quando, nel 1950, lo scrittore scientifico Willi Ley dimostrò che si trattava di una leggenda e che non esisteva alcuna pianta con queste caratteristiche.

IL PERCORSO EVOLUTIVO DELLE PIANTE carnivore è iniziato circa 70 milioni di anni fa, quando ancora vivevano i dinosauri, acquisendo la capacità di attirare, intrappolare e digerire piccoli animali (insetti e altri piccoli invertebrati) da cui ricavare le sostanze nutritive che non erano presenti nel terreno. Sarebbe stata una modificazione genetica (mutazione) in un antenato non carnivoro a consentire a queste piante di sviluppare strutture in grado di digerire gli insetti.

LE RADICI E E LE FOGLIE PERSERO gradualmente le loro funzioni tradizionali: i geni fogliari portarono allo sviluppo di trappole, mentre i geni radicali che controllavano la nutrizione dal suolo vennero utilizzati per produrre gli enzimi necessari ad assorbire e digerire i nutrienti delle prede. In questo modo le piante carnivore si insediarono stabilmente sui terreni poveri di nutrienti fondamentali come azoto e calcio.

SONO MOLTEPLICI I MECCANISMI che queste piante hanno sviluppato per catturare le prede. Le carnivore con trappole a tagliola presentano foglie in grado di chiudersi a scatto e intrappolare l’insetto che poi viene digerito. La Dionaea muscipula o venere acchiappamosche, originaria delle coste sud orientali degli Usa è la più nota e la più coltivata. Le carnivore con trappole a colla, invece, hanno foglie che si sono modificate e sulla cui superficie presentano ghiandole che producono una sostanza appiccicosa che cattura gli insetti, li scioglie e li digerisce lentamente. Le piante con queste caratteristiche appartengono ai generi Drosera (con ghiandole visibili) e Pinguicola (con ghiandole invisibili) e alcune specie come la D. rotundifolia, la D. anglica, la D. intermedia, la P. vulgaris, la P. alpina e la P. apuana sono presenti anche in Italia.

IL GENERE «DROSERA» E’ DIFFUSA IN TUTTO il pianeta e presenta una grande varietà di forme e dimensioni. Quando abbiamo a che fare con una carnivora con trappola a colla, siamo quasi sempre in presenza di una Drosera. I botanici la utilizzano come riferimento per seguire le trasformazioni che subiscono gli habitat in cui vive. Il terzo gruppo di piante carnivore è quello con trappola ad ascidio. Gli ascidi sono foglie modificate a forma di calice, con una apertura che favorisce l’ingresso degli insetti. I liquidi digestivi contenuti negli ascidi sono in grado di scomporre e digerire gli insetti che rimangono intrappolati. In questo gruppo troviamo i generi Sarracenia e Nepenthes che sono le piante carnivore più spettacolari per forma, dimensione e colore. Le Sarracenie, originarie delle zone paludose degli Stati Uniti, si sono adattati sia ai climi temperati caldi che temperati freddi. Possono superare il metro di altezza con decine di ascidi a cono eretto e allungato. Tutti i coltivatori di piante carnivore dedicano grande impegno a queste varietà.

LE «NEPENTHES», INVECE, SONO ORIGINARIE delle foreste pluviali e torbiere delle zone tropicali dell’Asia. I loro ascidi di grandi dimensioni possono arrivare a contenere 1-2 litri di liquido digestivo. La Nepenthes rajah è la carnivora più grande presente sul pianeta, con le foglie che poggiano sul terreno e con ascidi di 30 cm di lunghezza. Le profonde trasformazioni a cui sono stati sottoposti gli habitat originari (bonifica delle paludi, distruzione delle foreste pluviali, incendi nelle torbiere) hanno profondamente inciso anche sul ciclo vegetativo di queste carnivore.

IN ITALIA I PIU’ IMPORTANTI COLTIVATORI sono raggruppati nell’Associazione italiana piante carnivore (Aipc), costituita a metà degli anni ’90 con lo scopo di portare avanti uno studio sistematico di queste piante. Andrea Amici è uno dei fondatori e col suo blog, Il Pigliamosche, svolge una riconosciuta attività di divulgatore scientifico. Lo incontriamo in una delle tante mostre-mercato a cui sta partecipando. Sottolinea l’importanza che ha l’associazione nel favorire gli incontri e lo scambio di esperienze tra i 500 coltivatori-collezionisti che ne fanno parte.

«VOGLIAMO PROMUOVERE LA CONOSCENZA delle piante carnivore e dei contesti naturali in cui vivono. Si tratta di ambienti che presentano equilibri delicati. Avvicinandosi a queste piante particolari comprendiamo la complessità della natura. La nostra associazione vuole favorire lo sviluppo di progetti per difesa degli habitat naturali. Le tecniche di coltivazione sono diverse da quelle usate per le altre piante, ma non è particolarmente complicato coltivarle se scegliamo le varietà più vicine ai nostri climi. La curiosità che i bambini hanno per le piante carnivore ci consente di costruire un ponte di collegamento con le tematiche ambientali», afferma Andrea Amici.

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