Processo No-Tav, Spataro toglie l’incarico a due dei pm
TORINO Escono di scena Rinaudo e Padalino. «Troppi quattro pm per il monte lavoro che c’è in procura»
TORINO Escono di scena Rinaudo e Padalino. «Troppi quattro pm per il monte lavoro che c’è in procura»
Se di semplice riorganizzazione si tratta, è comunque un gesto che pesa. Il neo procuratore capo, Armando Spataro, che ha sostituito Gian Carlo Caselli, ha deciso di dimezzare i pm che si occupano del maxi-processo No Tav che con i suoi 53 imputati si avvia alla conclusione. Escono di scena Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, i magistrati nelle cui mani – in questi anni – si sono concentrate le scottanti indagini sui No Tav. Hanno formato un vero e proprio pool, come voluto da Caselli.
Saranno, quindi, i pm Nicoletta Quaglino ed Emanuela Pedrotta a pronunciare la requisitoria e a chiedere le pene. Secondo Spataro quattro pm erano troppi con il monte di lavoro complessivo che ha la procura tra procedimenti e indagini in corso. A Padalino e Rinaudo resta, comunque, l’udienza del Tribunale del Riesame sulla controversa accusa di «terrorismo», che vede coinvolti quattro attivisti No Tav, Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi. A maggio, la Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione del Tribunale del Riesame di Torino, che mesi prima aveva confermato le accuse della Procura e respinto la richiesta di scarcerazione. Per la Cassazione gli attacchi al cantiere della Maddalena non erano azioni terroristiche.
Spataro ha, ufficialmente, preso l’incarico a Torino il 30 giugno scorso, il giorno in cui ha pronunciato il primo discorso da procuratore capo della Repubblica di Torino, sottolineando come il suo incarico non potesse «essere ispirato a una concezione gerarchica». La riorganizzazione era nell’aria. Senza strappi rispetto all’eredità pesante di Caselli, ma con una graduale riforma. Forse anche un atteggiamento diverso nei confronti della protesta No Tav. E quello di ieri, per quanto sobrio e burocratico, è un primo segnale.
I valsusini contro l’opera hanno commentato su notav.info la notizia sulla ridistribuzione dei compiti, che ha visto Padalino e Rinaudo lasciare il maxiprocesso: «La parte più importante per un pm è la requisitoria finale e negargliela significa togliere le luci della ribalta, che i due cercano e perseguono da tempo. Comunque, va sottolineato come l’operato dei pm con l’elmetto sia sempre stato avallato dai vari ranghi della procura e del tribunale di Torino».
L’attenzione non si sposterà, però, dal Palagiustizia. A gennaio inizierà il processo allo scrittore Erri De Luca, rinviato a giudizio per istigazione a delinquere. Lunedì a Genova, De Luca ha annunciato che trasformerà il suo processo in un libro che intitolerà «La parola contraria»: «All’accusa contesterò il sabotaggio della libera parola che c’è in Italia. Il testo uscirà a gennaio pubblicato da Feltrinelli».
Sul fronte politico della vicenda Tav, si placa la fatwa, lanciata in primis dal senatore Pd Stefano Esposito, nei confronti del sindaco di Susa, Sandro Plano, iscritto al Pd ma contrario alla Torino-Lione.
A spezzare una lancia a favore di Plano, sotto la lente della commissione di garanzia del partito, è stato a sorpresa il presidente della Regione Sergio Chiamparino: «Non credo debba essere espulso».
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