Processo Mps, i pm chiedono pesanti condanne
Crack Bancari Per la pubblica accusa, le operazioni su derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh, e sulla cartolarizzazione Chianti Classico, erano state architettate per mascherare nei bilanci della banca 2 miliardi di perdite realizzate da Rocca Salimbeni dopo l’acquisto nel 2008 di Antonveneta da Santander, costato circa 10 miliardi, più altri 6 miliardi di debiti in pancia ad Antonveneta.
Crack Bancari Per la pubblica accusa, le operazioni su derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh, e sulla cartolarizzazione Chianti Classico, erano state architettate per mascherare nei bilanci della banca 2 miliardi di perdite realizzate da Rocca Salimbeni dopo l’acquisto nel 2008 di Antonveneta da Santander, costato circa 10 miliardi, più altri 6 miliardi di debiti in pancia ad Antonveneta.
Il processo principale per il crack del Monte dei Paschi di Siena, iniziato alla fine del 2016, è arrivato a un punto di svolta con le richieste della pubblica accusa. Richieste pesanti, visto che le operazioni su derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh, e sulla cartolarizzazione Chianti Classico, erano state architettate per mascherare nei bilanci della banca le perdite realizzate da Rocca Salimbeni dopo l’acquisto nel 2008 di Antonveneta da Santander, costato circa 10 miliardi di euro, più altri 6 miliardi di debiti in pancia ad Antonveneta.
Davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano, i pm Giordano Baggio, Mauro Clerici e Stefano Ciavardi, titolari delle indagini nate a Siena e trasmesse per competenza nel capoluogo lombardo, hanno chiesto così la condanna a 8 anni e 4 milioni di multa per gli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, a 6 anni e 1,5 milioni di multa per gli ex direttori finanziari della banca Gianluca Baldassarri e Daniele Pirondini, e a 2 anni e mezzo e 800mila euro di multa per Marco Di Santo, altro manager di Rocca Salimbeni.
Richiesta anche la condanna delle banche che avevano strutturato i derivati, Nomura e Deutsche Bank, verso le quali la procura milanese chiede la confisca rispettivamente di 444,8 e 440,9 milioni di euro, oltre a chiedere la condanna a 1,8 milioni di multa per entrambi gli istituti portati alla sbarra. Nel processo era inizialmente coinvolta anche la stessa Mps, ma la sua posizione è stata stralciata perché la banca senese ha patteggiato una sanzione pecuniaria di 600mila euro e la confisca di 10 milioni.
Quanto agli altri otto imputati, sul fronte degli allora dirigenti di Deutsche Bank la procura ha chiesto la condanna a 5 anni e 8 mesi, e a una multa da 1,4 milioni di euro ciascuno, per Michele Faissola, Michele Foresti e Dario Schiraldi, e la condanna a 2 anni e 6 mesi e a una multa da 800mila euro per Marco Veroni. I pm hanno invece chiesto l’assoluzione per altri due manager Deutsche Bank, e cioè Ivor Scott Dunbar e Matteo Angelo Vaghi. Sul versante di Nomura infine la procura ha chiesto la condanna a 6 anni, e a una multa di 1,5 milioni ciascuno, sia per Sadeq Sayeed, in qualità all’epoca di Ceo di Nomura International Plc London, che per Raffaele Ricci, all’epoca responsabile delle vendite di Nomura per l’Europa e il Medio Oriente.
Secondo le ipotesi di accusa, le quattro operazioni finanziarie erano servite per occultare nei bilanci di Mps perdite per circa 2 miliardi, di qui le imputazioni a vario titolo di manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, reato in parte prescritto. All’opposto, tutti gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito, sostenendo che nulla fu occultato e nessun trucco contabile fu utilizzato, perché i principi su come registrare le operazioni erano conformi a quanto prescritto da Bankitalia e Consob. Si torna in aula il 23 maggio, con le arringhe delle parti civili.
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