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Processo Eternit-bis alla Consulta

Processo Eternit-bis alla ConsultaVittime dell'amianto

Imputato il magnate svizzero Schmidheiny per i 258 morti a causa dell’amianto

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 25 luglio 2015

È un altro duro colpo, per quanto parziale, per il movimento contro l’amianto. «Questo processo non può essere impedito, se la Consulta desse ragione alle difese sarebbe una sorta di colpo di Stato. Sarebbe come se ogni cittadino avesse una franchigia sugli omicidi». Parole dure, pronunciate da Bruno Pesce di Casale Monferrato, storico coordinatore della vertenza amianto, dopo la decisione del gup di Torino Federica Bompieri di sospendere il procedimento «Eternit bis», inviando gli atti alla Corte costituzionale che dovrà esprimersi su una questione di legittimità. Il processo, che vede imputato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny per l’omicidio volontario di 258 persone morte a causa dell’Eternit, viene dunque interrotto in attesa di una pronuncia della Consulta.
La Corte si esprimerà sulla legittimità dell’articolo 649 del codice di procedura penale e sulla conformità alle norme della Convenzione europea dei diritti dell’uomo per quanto riguarda il principio «ne bis in idem» (letteralmente non due volte per la medesima cosa). È il divieto di processare la stessa persona per la stessa fattispecie di reato.
Nel primo processo all’imputato era stato contestato il disastro ambientale, ora l’omicidio volontario. «Riteniamo che non ci sia un contrasto con la convenzione europea», ha affermato il pm Raffaele Guariniello, che guida l’accusa insieme al collega Gianfranco Colace. La Procura approfitterà dell’allungamento dei tempi per contestare all’imprenditore svizzero altri 94 casi di morti legate all’amianto. Che si aggiungeranno agli attuali 258 deceduti – tra il 1989 e il 2014 – in maggioranza a Casale Monferrato (Alessandria), ma anche a Cavagnolo (Torino) e, in parte, a Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Solo 68 sono ex lavoratori, gli altri sono residenti vicino ai quattro stabilimenti.
Soddisfatta del provvedimento del gup la difesa. «Il tema del ne bis in idem lo avevamo sollevato noi», ha sottolineato l’avvocato Astolfo Di Amato, uno dei difensori Schmidheiny. Stupore, invece, da parte dei familiari delle vittime. «Essere così delusi dalla Cassazione è dura da digerire e anche la decisione di oggi fa male perché a Casale la gente continua a morire», ha detto Romana Blasotti, presidente dell’associazione familiari vittime amianto, Afeva. «La storia di Casale – ha aggiunto – è arrivata in tutto il mondo, ma la giustizia non è ancora arrivata ai responsabili». E a proposito di «ne bis in idem», Bruno Pesce ha spiegato: «Credo che per un cittadino sia incomprensibile il fatto che si possa escludere un processo per omicidio dopo uno per disastro. Sicuramente si allungano i tempi e la sofferenza, ma ci siamo abituati».
Per Cgil, Cisl e Uil di Casale e per l’Afeva è una decisione che «non corrisponde alla realtà tanto storica quanto processuale» della vicenda dell’Eternit, sostenendo come, se il disastro nella realtà continui (50 casi di mesotelioma all’anno nella città piemontese), i reati contemplati nelle aule di tribunale siano diversi. «Vale la pena ricordare che la stessa Cassazione, all’indomani della sentenza aveva precisato che quel procedimento non riguardava i decessi delle persone ma solo il disastro ambientale, non giungendo quindi ad un giudizio assolutorio». Nella delusione, provano a leggere lo stop in chiave positiva: «Come dice il proverbio, a volte, non tutti i mali vengono per nuocere. L’accoglimento della questione di legittimità costituzionale in questa fase evita che sia riproposta nelle fasi successive del procedimento. In altre parole si può sperare che una volta risolta il procedimento possa proseguire spedito senza interruzioni fino alla conclusione». Afeva e sindacati concordano: «Da parte nostra continueremo ad avere piena fiducia nella giustizia e nella lotta fino all’affermazione della verità attraverso una giusta sentenza».
Il sindaco di Casale Monferrato, la città più martoriata dalla fibra killer con i suoi duemila morti, commenta così la scelta del gup: «La strada è ancora in salita, ma continueremo a perseverare per avere giustizia. La città ha dimostrato più volte una ferma determinazione. Continueremo, tutti uniti e a fianco dei cittadini, a cercare giustizia».

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