Lo Stato italiano sfruttatore del lavoro precario nella pubblica amministrazione sarà prima o poi obbligato a stabilizzare gli insegnanti e il personale amministrativo della scuola pubblica, gli operatori sanitari, i lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, il personale degli istituti pubblici di ricerca, i lavoratori forestali e il personale volontario dei Vigili del fuoco.

Lo prevede il secondo stadio della procedura di infrazione avviata ieri dalla Commissione europea che intende condannare l’abuso di contratti e di rapporti di lavoro a termine nella pubblica amministrazione. Cioè il modo in cui tutti i governi di ogni colore intendono risparmiare le risorse ai danni dei lavoratori. Il caso non è nuovo. La Commissione aveva già avviato la procedura di infrazione inviando una prima lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da una lettera complementare di messa in mora nel dicembre 2020.

Non è la prima volta che Bruxelles fa scattare una procedura di infrazione su questo problema. Per esempio, nel 2015, all’epoca della cosiddetta «Buona scuola» del Pd di Renzi ci fu una stabilizzazione di oltre 100 mila precari solo nella scuola per evitare le conseguenze costose dell’infrazione. L’Italia non applica correttamente la direttiva 70 del 1999 del Consiglio Ue, che proibisce discriminazioni a danno dei lavoratori a tempo determinato nel settore pubblico. Alcuni di questi lavoratori «hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto a quelli a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell’Unione». In ogni caso ciò non è sufficiente per impedire che il bacino del lavoro precario si riformi. Il ricorso al precariato è sistemico. E i governi non intendono riformare il sistema.

Ieri, insieme ad altri 9 paesi tra cui Belgio, Germania, Grecia o Lettonia l’Italia è stata invitata a recepire la direttiva sui lavoratori stagionali. Ed è scattata un’altra procedura di infrazione. La direttiva mira a garantire «norme eque e trasparenti» per «l’ammissione nella Ue dei lavoratori stagionali di paesi terzi e condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una protezione sufficiente dallo sfruttamento». Aspetti mai considerati quando si parla dell’esigenza di fare «lavorare nei campi». Si legga: sfruttare.

Bruxelles ha deciso anche di aprire una procedura di infrazione nei confronti di Italia, Lettonia e Portogallo per il mancato corretto recepimento della direttiva europea sull’antiriciclaggio.