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Private Equity, profitti di guerra

Nuova Finanza pubblica La rubrica settimanale a cura di Nuova Finanza pubblica
Pubblicato circa un anno faEdizione del 9 settembre 2023

Private equity è una espressione importante del mondo finanziario, che significa «capitale netto privato» – e ben poco rispetta la sua parentela etimologica col concetto di equità.

Si tratta di un termine generico che comprende diversi tipi di investimento finanziario: buyout (“acquisizione”), venture capital (“capitale di rischio”), growth capital (“capitale di crescita”). Tali tipologie si diversificano in ragione di chi opera, dei suoi, obiettivi, ecc. Il tratto comune consiste nel finanziare un’azienda per conseguire un utile futuro – solitamente vendendone le azioni acquisite come contropartita delle somme erogate.

Tutto un filone di analisi – o forse più di pubblicistica – assai a suo agio col finanzcapitalismo ha elaborato una piccola mitologia delle imprese nascenti – le start-up, appunto – che non riescono ad ottenere prestiti bancari e vengono beneficiate dall’avventuroso finanziere che sceglie di «rischiare».

Ovviamente le cose non vanno proprio così. Ma il dato che registriamo come una novità preoccupante è il loro crescente ruolo nell’industria delle armi.
Come è ben immaginabile, questo ambito di speculazione finanziaria può esercitarsi su ogni segmento produttivo, della più svariata natura.

Ma tradizionalmente si è tenuto un po’ lontano dal comparto armi (pudicamente chiamato della «difesa» o della «sicurezza»), sia per il fatto che diversi investitori istituzionali hanno dei vincoli in merito ai settori in cui investire, sia per il fatto che il settore tende a garantire un ritorno di profitti meno rapido. Le cose stanno cambiando. Secondo una ricerca di SIPRI (l’influente pensatoio sul mondo militare) dall’inizio degli anni Duemila, al tempo delle guerre in Afghanistan e Iraq il numero di fusione e acquisizioni di aziende armiere ha visto un coinvolgimento crescente di private equity, in specie dal 2016, toccando un picco nel 2021. A fine 2020 infatti l’appaltatore della Difesa Amentum ha acquisito DynCorp, e nel 2022 Pacific Architects and Engineers . E chi lo possiede? American Securities LLC e Lindsay Goldberg . Società di private equity con interessi nei più svariati campi.

Nel 2022 il CEO di Amentum ha dichiarato che si tratta del secondo più importante appaltatore della Difesa del Pentagono. Sempre nel 2021 Peraton, di proprietà della società Veritas Capital, ha acquisito la Northrop Grumman e Perspecta.
Questo processo interessa soprattutto gli Stati Uniti, e comporta una diminuzione della trasparenza: le società di private equity non hanno gli stessi obblighi di rendicontazione delle società quotate in borsa.

Ci sono altre analisi che confermano questa dinamica. Un rapporto della azienda di consulenza per appaltatori della Difesa HigherGov valuta in un suo rapporto il 2022 l’anno col maggior numero di fusioni societarie nel comparto delle armi, dopo il 2021 (433 transazioni contro 479), e afferma che il private equity rappresenta una forza trainante col 41% del valore totale delle operazioni. Tale accelerazione viene ricondotta alla crescita di spesa militare globale con la guerra in Ucraina. Anche la nota società di consulenza KPMG afferma in un rapporto del 2021, significativamente intitolato The private equity opportunities in aerospace and defense, che il settore rappresenta buone occasioni di profitto per tali soggetti, adducendo la crescente instabilità mondiale e il fatto che la crescente necessità di tecnologie militari di natura digitale può ridurre il danno di reputazione tradizionalmente attribuito all’investimento bellico.

Ma restano specificità forti per il settore: il cliente è (solo) il governo. Il Pentagono si è mostrato sospettoso della tendenza all’oligopolio, e in un rapporto nel 2022 ha stigmatizzato la acquisizione di più aziende in trust che abbattono la concorrenza. Le dinamiche squisitamente economico-finanziarie dovranno venire a patti con l’orizzonte strategico-militare in cui si cerca di inserirsi per fare profitti.

Il pacifismo e la critica alla finanziarizzazione liberista non sono state sempre strettamente associate. Pare che la necessità le porterà a camminare mano nella mano, sempre di più.

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