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Primo sì alla legge per i contadini

Leggi Un voto trasversale consente l’approvazione alla Camera del testo sull’agricoltura contadina. Obiettivi: valorizzare le aree interne ed evitare lo spopolamento, promuovere la gestione collettiva delle terre

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 27 maggio 2021

Il primo passo verso il riconoscimento dell’agricoltura contadina. Così i promotori della Campagna popolare per una legge sull’agricoltura contadina in Italia hanno accolto il voto del 20 maggio alla Camera. Con 360 voti favorevoli, nessun contrario e 18 astenuti il ramo del Parlamento ha approvato il testo unificato dal titolo «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’agricoltura contadina». Il resto della partita si giocherà in Senato.

Sono stati undici anni di attesa per le associazioni che hanno dato vita alla Campagna nel 2009 e l’hanno animata fino ad ora. «È un passo importante, ma vogliamo rimanere con i piedi per terra: è solo il primo tempo», sottolinea Roberto Schellino, membro del coordinamento nazionale della Campagna.

I sostenitori sperano che si arrivi presto all’approvazione in Senato, senza stravolgimenti. Il testo è «un passo verso la transizione ecologica», spiegano. Questa legge è l’occasione per ripartire dalle aree interne e marginali, per favorire la diffusione di pratiche agroecologiche e per garantire la tutela del territorio. «Seguiremo attentamente il percorso al Senato», dice il rappresentante della Campagna, «in modo che la legge venga migliorata e non peggiorata».

La soddisfazione di coloro che in questi anni si sono battuti per il riconoscimento dell’agricoltura contadina è legata anche al risultato del voto: sostanzialmente unanime. La trasversalità dei «sì» dimostra la necessità di questa legge, sottolineano. «Abbiamo assistito ad un’accelerazione imprevista e ad una convergenza delle forze politiche che, fino ad ora, non si era mai vista», evidenzia Roberto Schellino.

È il momento di mettersi in gioco. I promotori della Campagna lanciano un appello a tutte le realtà sociali interessate a sostenere la legge. L’obiettivo è costruire un consenso diffuso. Non vogliono rischiare che l’iter si blocchi e l’occasione vada perduta.

Nel testo si parla di contadini custodi del territorio, del loro ruolo nel valorizzare le aree interne ed evitarne lo spopolamento. Si promuove la gestione sostenibile e collettiva delle terre, la valorizzazione dei terreni abbandonati, si riconosce la ricchezza della biodiversità in agricoltura e si sostiene la diffusione di modelli di produzione ecologici. La proposta di legge approvata alla Camera istituisce anche il Registro dell’agricoltura contadina e prevede semplificazioni alle norme in materia di produzione, trasformazione e vendita.

I sostenitori della Campagna si riservano di approfondire ogni aspetto e implicazione, prima di dare un giudizio dettagliato. Non tutti i temi cari ai contadini, però, compaiono nel testo. Ad esempio non si parla di sementi autoprodotte, del loro scambio o vendita, nessun accenno alla possibilità di realizzare piccoli lavori edili in economia sugli edifici rurali e mancano regole ad hoc sull’ospitalità e la ristorazione contadina.

Perché è necessaria una legge? In Italia l’agricoltura contadina rappresenta circa l’80% delle aziende agricole, dà lavoro a più del 40% degli occupati in agricoltura e realizza un terzo del valore della produzione agricola totale. Si tratta di piccoli e medi produttori che spesso praticano l’autoconsumo, che trasformano con metodi tradizionali e artigianali, che vivono in aree montane, collinari o marginali e che diversificano le produzioni. I contadini adottano tecniche agroecologiche e i loro prodotti sono rivolti principalmente alla vendita diretta e ai sistemi di economia solidale. Queste realtà hanno una specificità nell’organizzazione interna e nelle finalità, spesso si basano sul lavoro familiare. In poche parole: oggi l’agricoltura contadina si perde nel calderone del settore agricolo nel suo complesso, ed è costretta a misurarsi con norme pensate per l’agroindustria.

Quella portata avanti dalla Campagna popolare è una battaglia politica e culturale: dare valore al termine contadino. «Essere contadino o contadina è uno stile di vita, una scelta», si legge nella lettera aperta diffusa a febbraio 2021, proprio per imprimere un’accelerazione nell’approvazione di una legge. Non è una questione di marketing, è sostanza. Adesso le cose potrebbero cambiare. Nell’articolo 1, infatti, viene citata la «Dichiarazione dei diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano in ambito rurale», approvata dalle Nazioni Unite nel 2018. Un passo importante verso la tutela e il riconoscimento del ruolo dei contadini.

«La Campagna ha sempre avuto due obiettivi principali: il riconoscimento dell’agricoltura contadina, che si trova nel testo approvato, e l’adozione di specifiche norme a sostegno di questo modello agricolo», spiega Roberto Schellino. «Quest’ultima parte è ancora tutta da costruire», aggiunge.

I contadini e le contadine, qualora venisse approvata una legge come questa, potrebbero riconoscersi come soggetto giuridico e avviare battaglie collettive. Secondo Roberto Schellino la legge è la premessa giuridica e politica per ottenere gli strumenti pratici che servono all’agricoltura contadina. Avere una legge non basta a vederla applicata, toccherà al movimento contadino rivendicarla.

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