Il Senato ha approvato con 78 voti favorevoli, 57 contrari e 7 astenuti il decreto noto anche come ex Ilva, che introduce misure urgenti per gli impianti di interesse strategico nazionale come quello di Taranto.

Il decreto, varato il 5 gennaio scorso, permette di trasferire 680 milioni ad Acciaierie d’Italia (è il nome del nuovo impianto di Taranto), un prestito ponte per coprire i debiti ed evitare di portare i libri in tribunale, oltre a sostegni a favore di altre aziende strategiche. Viene quindi instaurato una sorta di scudo che impedirà, da parte dell’autorità giudiziaria, «sanzioni interdittive» che pregiudichino la «continuità dell’attività» svolta negli stabilimenti considerati di interesse strategico nazionale. Lo scudo scatterà solo se saranno eliminate «le carenze organizzative» che hanno determinato il reato.

«Importante il voto del Senato sul decreto legge relativo alle imprese strategiche che consente anche di ripristinare le condizioni per sviluppare la siderurgia italiana. Tappa importante della nuova politica industriale», commenta su Twitter il ministro Adolfo Urso.

«L’assurdo decreto salva-Ilva si pone in palese contrasto con la Costituzione, in particolare con l’articolo 41. Per scongiurare la chiusura di impianti strategici, come l’ex Ilva di Taranto, hanno persino stabilito che gli stessi non possono essere oggetto di sequestro e di misure interdittive perché basterà impegnarsi ad adottare un semplice e indefinito ‘modello organizzativo’, idoneo a garantire uno pseudo ‘bilanciamento’ tra continuità produttiva e tutela della salute. Come se il diritto fondamentale alla vita possa essere bilanciato per garantire l’attività economica», attacca Mario Turco, vicepresidente M5s.

«Il decreto ex Ilva lascia irrisolti tutti i nodi. Non vincola sull’accordo di programma, quindi spendiamo risorse senza essere certi che siano investimenti per il futuro; lo trovo scandaloso sullo scudo penale salute e sicurezza, perché la strage sul lavoro è sempre dimenticata. C’è confusione inoltre sui modelli organizzativi e sulla possibilità di amministrazione straordinaria», commenta la senatrice Pd Susanna Camusso.

«Non risolve la questione Ilva ma dà un sostanziale via libera a continuare a inquinare, a continuare ad ignorare i disastri ambientali e sanitari. Con norme ambigue e poco chiare si è cercato di facilitare la produzione riducendo l’ambito di applicazione delle sanzioni e del sequestro interdittivo. Senza nessuna garanzia per i lavoratori né dal punto di vista occupazione e né sanitario e ambientale. Un passo indietro per Taranto», dichiara il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro.