Il primo sciopero europeo contro Ryanair e il suo modello di lavoro. Sotto la spinta dei sindacati spagnoli che avevano indetto ben sei giorni di astensione dal lavoro, ieri è arrivata l’ufficialità: per la prima volta i sindacati di cinque paesi – oltre alla Spagna, Italia, Francia, Portogallo e Belgio – si uniscono in una mobilitazione coordinata contro la più grande compagnia aerea low cost del continente.

In Italia lo sciopero del 8 giugno è stato un successo – seppur grazie anche alla concomitanza con la protesta dei lavoratori Enav di Milano – «con punte di adesione al 90%» e ora si replica.
«Sabato 25 giugno nuovo sciopero, questa volta di 24 ore, di piloti e assistenti di volo della compagnia aerea Ryanair, Malta Air e della società CrewLink – annunciano Filt Cgil e Uiltrasporti – visto il perdurare dell’impossibilità di avviare un confronto dedicato alle problematiche che da mesi affliggono il personale navigante anche dopo lo sciopero dell’8 giugno».
«La protesta del 25 giugno – sottolineano Filt e Uilt – rientra in una mobilitazione coordinata a livello europeo, lo sciopero è per chiedere finalmente contratti di lavoro dignitosi, che garantiscano condizioni adeguate e stipendi almeno in linea ai minimi salariali previsti dal contratto nazionale del trasporto aereo del nostro paese».

Come una settimana fa, rompe l’unità confederale la Fit Cisl che con Ryanair ha firmato contratti e accordi: il prolungamento del Contingent agreement: durante la pandemia i salari sono stati ridotti per evitare licenziamenti ma ora Fit Cisl (e Anpav) accettano di prolungare le decurtazioni Covid fino al 2027.

Le condizioni di lavoro in Ryanair – come in gran parte delle low cost – sono insostenibili. «Turni fino a 14 ore, cinque giorni di lavoro consecutivo con quasi sempre quattro voli al giorno per un totale di 20 e soli tre giorni di riposo, senza fornire acqua e cibo a piloti ed assistenti di volo, mancato adeguamento ai minimi salariali previsti dal contratto nazionale, arbitrarie decurtazioni in busta paga, mancato pagamento delle giornate di malattia, rifiuto di concedere giornate di congedo obbligatorio durante la stagione estiva.

Il coordinamento dei sindacati europei che vogliono rappresentare i lavoratori Ryanair sono, oltre a quelli dello sciopero, anche in Germania e Regno Unito (compresa l’Irlanda del Nord): qui non sono arrivati ancora alla proclamazione dello sciopero con una data ma lo faranno presto.

Ryanair non riconosce i sindacati più rappresentativi ma solo quelli di comodo.

Tra le questioni che accomunano tutti i paesi ci sono il fatto che i lavoratori nei rispettivi paesi non hanno strutture di riferimento a cui rivolgersi per questione come salute e sicurezza, busta paga, tassazione. Tutto è centralizzato in Irlanda e questo crea grossi problemi.

Non c’è assolutamente chiarezza su trasferimenti e promozioni al punto che spesso si fa leva sulla minaccia di trasferimenti per intimidire i lavoratori.

Tutti questi paesi sono accomunati da aver presentato cause contro Ryanair – in Italia l’articolo 28 per comportamento antisindacale vinto dalla Fit Cgil nel 2019 – ma Ryanair ha bellamente ignorato arrivando perfino a non pagare quanto stabilito dal giudicio – 50 mila euro in Italia.

Ryanair ricorre a forme precarie – partita Iva per i piloti e i gli assistenti di volo sono assunti di Crewlink e non sono inquadranti come personale navigante ma al pari di un impiegato: non possono ricorrere al sistema Sasn (il sistema sanitaria dei navigante).

In Italia alcuni problemi di concomitanza di scioperi – Uilt ha scioperato anche in Easyjet e Volotea il 5 giugno – rischiano di ridurre le ore di sciopero in alcuni scali.

Nel frattempo in tutta Europa e soprattutto nel Regno Unito in queste settimane si contano centinaia di voli cancellati a causa della carenza di personale. A differenza dell’Italia – che ha la Cig da trent’anni – e di altri paesi mediterranei e Francia dove i posti di lavoro sono stati mantenuti, durante la pandemia lo stop ai voli ha portato a una valanga di licenziamenti. Personale che non è stato rimpiazzato e dunque i voli non partono perché non ci sono i livelli minimi per rispettare la sicurezza.

In tutto questo Micheal O’Leary continua a mantenere il suo solito comportamento sbruffone. Il fondatore irlandese di Ryanair ha risposto allo sciopero in Belgio con una battuta assai infelice: «Il vostro paese è piccolo per gli standard di successo di Ryanair: è solo il 6 per cento del nostro traffico». In un’intervista al giornale La Libre Belgique ha minacciato i lavoratori: «Non è una buona idea scioperare in Ryanair». Ma il potere contrattuale che il recupero dei livelli pre Covid e il successo della stagione estiva dà ai lavoratori è senza precedenti: neanche O’Leary può sostituire chi sciopera in poche settimane e rischiare di perdere i profitti di questi mesi. Nolente o dolente, dovrà piegarsi.