Primi dati da Israele: la terza dose protegge da Omicron
Pareri ancora discordanti sulla variante. L’Ema è pronta a autorizzare vaccini aggiornati «in 4 mesi». Pfizer: ne bastano tre
Pareri ancora discordanti sulla variante. L’Ema è pronta a autorizzare vaccini aggiornati «in 4 mesi». Pfizer: ne bastano tre
Più i giorni passano, più diventa evidente che la presenza della variante Omicron del coronavirus non è un’esclusiva africana. Per rimanere entro i confini italiani, i casi positivi alla nuova variante ieri sono diventati 9, solo tra i contatti del tecnico tornato dal Mozambico e dei suoi familiari. Nuovi casi sono stati censiti anche nel resto d’Europa, in Nordamerica e in Asia, oltre che in Africa. Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ieri ne contava 44 nell’Unione Europea, ma sono numeri che vengono aggiornati di ora in ora e anche retrospettivamente: in serata le autorità sanitari olandesi hanno rivelato che la Omicron era già presente in tamponi risalenti al 19 novembre, cioè una settimana prima che il Sudafrica ne annunciasse l’individuazione. Finora, gli unici casi noti della variante nel Paese erano quelli sbarcati dal Sudafrica all’aeroporto di Amsterdam.
I MERCATI FINANZIARI sono tornati in agitazione e gli indici, dopo il tonfo dello scorso venerdì, non hanno recuperato o addirittura, come è successo a Wall Street, hanno perso ulteriore terreno. Sulla ricaduta sanitaria della nuova variante però ci sono poche novità. Anzi, dopo il polverone dei primi giorni è ormai chiaro a tutti che per capire se la variante Omicron è una nuova disgrazia servirà ancora qualche giorno, forse due settimane. I ricercatori devono eseguire esperimenti in laboratorio per valutare se gli anticorpi presenti nei vaccinati sono in grado di neutralizzare il nuovo virus. Gli epidemiologi hanno bisogno di dati sul campo per valutare se i focolai causati dalla nuova variante si propagano più velocemente rispetto a quelle tradizionali e se tra i vaccinati il tasso di infezione è più basso che tra i non vaccinati.
DA ISRAELE, come spesso avviene in questi casi, giungono già i primi indizi. «La situazione è sotto controllo e non c’è motivo di panico», ha detto il ministro della sanità Nitzan Horowitz. «Nei prossimi giorni avremo informazioni più precise sull’efficacia del vaccino ma le prime indicazioni mostrano che coloro che hanno un richiamo sono molto probabilmente protetti contro questa variante». Horowitz non ha specificato la fonte di questa informazione ma Israele ha messo in campo persino l’apparato militare per far fronte a Omicron. Domenica il governo di Tel Aviv ha approvato il tracciamento dei portatori della variante mediante i telefoni cellulari. L’operazione sarà portata avanti direttamente dallo Shin Bet, il servizio segreto israeliano per gli affari interni e dovrebbe durare fino a domani.
LE ALTRE AGENZIE sono più caute, e si preparano all’eventualità di dover individuare nuovi vaccini, nel caso in cui l’ottimismo di Horowitz fosse mal riposto e la variante si dimostrasse in grado di eludere i vaccini già disponibili. «Siamo preparati», ha detto al parlamento europeo Emer Cooke, direttrice dell’Agenzia Europea del Farmaco. Se servirà un nuovo vaccino, ha spiegato, basteranno quattro mesi per vederlo approvato dai Paesi dell’Unione. «Le società dovranno adattare la formulazione per rispondere al nuovo ceppo», ha spiegato Cooke. «Poi dovranno dimostrare che il sistema di produzione è efficiente e infine svolgere alcuni test clinici per dimostrarne l’efficacia».
MA SARANNO le due maggiori aziende produttrici di vaccini a mRna, Pfizer e Moderna, a decidere se vale la pena investire in un nuovo vaccino, o se è meglio accontentarsi della protezione, magari ridotta, offerta da quelli attuali. La Pfizer, assicura l’amministratore delegato Albert Bourla, ci sta già lavorando. Già da venerdì i ricercatori stanno verificando l’efficacia del vaccino attuale contro la variante. «Non credo che la protezione non ci sia del tutto», ha detto Bourla alla rete statunitense Cnbc, ma se la protezione diminuirà «dovremo creare un nuovo vaccino». Bourla ha ricordato che quando si trattò di aggiornarlo per la variante Delta, il processo richiese solo 95 giorni, anche se poi la nuova versione del vaccino non fu introdotta in commercio. Più pessimista il collega Stéphane Bancel, ad di Moderna. «Temo che vi sarà un calo di protezione», ha detto al Financial Times dopo aver consultato diversi esperti. «A seconda del calo, potremmo decidere di aumentare la dose del vaccino attuale per proteggere le persone ad alto rischio e gli anziani».
Ma per un nuovo vaccino serviranno diversi mesi. «Potremmo disporre di un miliardo di dosi entro la prossima estate», ha detto Bancel.
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