Primarie, scontro totale. Faraone corre da solo
Democrack/Pd Sicilia «Regole violate». Si ritira Teresa Piccione, la candidata dell’area Zingaretti. Gazebo in forse
Democrack/Pd Sicilia «Regole violate». Si ritira Teresa Piccione, la candidata dell’area Zingaretti. Gazebo in forse
Ricorsi, veleni, sospetti di “alleanze” sottobanco dei renziani con Forza Italia per inquinare il voto nei gazebo, minacce di esposti alla magistratura. Il Pd in Sicilia appare sempre più liquefatto, ostaggio di faide e rancori. Dovevano segnare la svolta verso la faticosa unità invocata da quel po’ di base elettorale rimasta dopo anni di tormenti esplosi durante la stagione di Rosario Crocetta, invece le primarie per la scelta del nuovo segretario regionale stanno facendo segnare, forse irrimediabilmente, la fine del Pd nell’isola. O almeno di quel che fu. Lo scontro che va avanti da settimane tra renziani e resto del partito è deflagrato, con l’onda d’urto giunta al Nazareno. E ormai difficile da arrestare: il debito di 100 mila euro, lo sfratto dalla sede di via Bentivegna per morosità, le bollette non pagate, i licenziamenti, il tesseramento fermo al 2016, i circoli chiusi danno il segno di un Pd che non c’è più.
Le primarie del 16 dicembre ormai sono appese a commi e interpretazioni del regolamento interno: Teresa Piccione, candidata dell’area Zingaretti e di AreaDem, si è ritirata accusando l’ala renziana di avere violato le regole con l’avallo della commissione nazionale di garanzia. «Quelle di domenica in Sicilia saranno le primarie fondative del partito di Renzi e non le primarie del Pd. Non intendo concorrere a false primarie senza regole, soprattutto dopo segnali evidenti, ed inquietanti, della partecipazione di uomini estranei al Pd, che inquinerebbero irrimediabilmente il risultato del congresso». Duro Nicola Zingaretti: «In Sicilia stiamo vedendo un modello di partito che io non voglio, ci sono federazioni che non hanno aperto il tesseramento, non hanno fatto votare gli iscritti, ci sono pesanti ingerenze di un altro partito. Dovremmo reagire tutti insieme». Nel mirino la commissione di garanzia che, accogliendo il ricorso del segretario uscente siciliano Fausto Raciti che aveva congelato le consultazioni locali (si sarebbero dovute celebrare tra il 21 novembre e il 2 dicembre), ha stabilito che i congressi provinciali e di circolo si faranno dopo le primarie. In base a questa delibera la nomina dei componenti delle commissioni provinciali per il congresso spetta alla commissione regionale e non alle direzioni provinciali: proprio questo era stato il nodo del contendere. Nonostante i ricorsi, alcuni circoli del catanese avevano celebrato i congressi che a questo punto non sarebbero validi.
«Così si distrugge», incalza Zingaretti. Ma per i senatori Pd Valeria Sudano, Leonardo Grimani e Salvatore Margiotta le parole del governatore del Lazio «fanno riflettere: il metodo è chiaro e tristemente noto, Faraone è ampiamente in testa, l’unico modo per sconfiggerlo è annullare le primarie. No, caro Zingaretti, è il tuo modello di partito che ci inquieta».
Spetta ora alla commissione regionale per il congresso stabilire se celebrare ugualmente le primarie. Il problema sono le liste collegate, con i candidati che concorrono per l’elezione all’assemblea regionale dem (i termini per la presentazione scadono oggi). Se la commissione deciderà di aprire i gazebo, non essendoci più la candidatura Piccione saranno votati solo i nominativi contenuti nelle liste di Faraone. Stoppando le primarie, invece, la commissione (ma è tutto da decifrare con regolamento e statuto alla mano) potrebbe proclamare segretario Faraone, ma non è chiaro come si potrebbe procedere con le liste. Insomma un rebus. Per Antonello Cracolici quanto successo nell’isola è solo l’antipasto del progetto di Renzi di creare un nuovo partito lasciando le macerie nel Pd.
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