Primarie dell’Area progressista, vincono le «toghe rosse» di Md
Csm Elezioni dei membri del Consiglio superiore della magistratura
Csm Elezioni dei membri del Consiglio superiore della magistratura
C’è vita, a sinistra. Almeno fra i magistrati. Questo è il segnale che arriva dai risultati, diffusi ieri, delle primarie della lista progressista Area, formata dalle correnti Magistratura democratica (Md) e Movimento per la giustizia. Il voto era riservato alle circa 2000 toghe (su un totale di circa 9000) firmatarie della «Carta dei valori» del gruppo, e serviva a individuare i candidati per il prossimo Csm, l’organo di autogoverno di giudici e pm che si rinnoverà a luglio e in cui Area punta a conquistare 5 dei 16 membri elettivi.
A prevalere è stata la componente più di sinistra, quella che fa riferimento alla storica Md. Data in passato per morta o in via di scioglimento, la corrente delle «toghe rosse» mostra invece di essere in buona salute: un risultato che premia e rafforza la leadership della segretaria Maria Rosaria Guglielmi e del presidente Riccardo De Vito, in carica dal congresso di Bologna del novembre 2016, un momento di svolta e di ricambio generazionale che ora dà i suoi primi frutti.
Il verdetto delle urne è chiarissimo nella sfida più diretta, quella che opponeva Rita Sanlorenzo e Paola Filippi, rispettivamente di Md e del Movimento, per aggiudicarsi la candidatura nella quota dei magistrati della Cassazione. Si è imposta Sanlorenzo, figura di spicco dell’ala più a sinistra all’interno della stessa Md, per anni giudice del lavoro a Torino prima di approdare al Palazzaccio di Piazza Cavour. «Ma il mio risultato non va interpretato come l’affermazione di una fazione contro un’altra all’interno di Area», tiene a specificare Sanlorenzo al manifesto. «Durante la campagna elettorale – continua l’esponente di Md – abbiamo riscoperto una magistratura che vuole sentir parlare di valori, soprattutto fra i più giovani. Più dei posizionamenti interni ad Area conta la volontà di recuperare l’autorevolezza del Csm». Un’autorevolezza che per Sanlorenzo è venuta meno negli ultimi anni, quelli del Csm guidato dal laico del Pd Giovanni Legnini.
«La posta in gioco è difendere l’autogoverno della magistratura contro le minacce che vengono dal potere politico, ad esempio la separazione delle carriere proposta dalla destra. Per riuscire a farlo i membri togati del prossimo Csm – afferma Sanlorenzo – dovranno esercitare il loro ruolo con più trasparenza, ascoltando le voci critiche contro le spartizioni lottizzatorie delle cariche. Spesso negli ultimi anni le nomine dei vertici di tribunali e procure sono state decise di fatto dai componenti laici che hanno agito come blocco unitario, risultando determinanti. Non dovrà più essere così: la componente togata dovrà riprendere responsabilmente la guida delle scelte del Csm, come vuole la Costituzione».
All’apparenza sono argomenti simili a quelli utilizzati da Piercamillo Davigo, leader della nuova corrente conservatrice Autonomia e indipendenza, che sfiderà l’esponente di Md nel collegio della Cassazione. Le differenze, però, ci sono. La linea dell’ex pm di Mani Pulite è, per le toghe progressiste, troppo corporativa. E troppo incline a posizioni «legge e ordine» nel campo penale. «Il clima politico generale è preoccupante, e la magistratura deve esercitare il proprio ruolo di difesa dei diritti e delle garanzie dei cittadini nativi e migranti, ancora di più quando tali diritti e garanzie sono messi in discussione da chi si candida a governare il Paese», ragiona Sanlorenzo.
Fra i pubblici ministeri ha prevalso il romano Giuseppe Cascini, ma in questo caso si trattava di un derby interno a Md: a contendergli il posto era Fabrizio Vanorio, segretario della sezione napoletana della corrente. Per il collegio dei giudici di tribunali e corti d’appello il responso delle primarie è stato favorevole al barese Giovanni Zaccaro (Md), al napoletano Mario Suriano (Movimento) e alla milanese Alessandra Dal Moro (Md). In forse la presenza del quarto classificato, il bolognese Bruno Giangiacomo (Md). C’è chi teme che, complice il sistema elettorale, con un ulteriore candidato Area disperda i propri voti e rischi l’autogol, ma c’è chi è convinto che possa riuscire ad ottenere un risultato superiore alle aspettative. Il gruppo dirigente dovrà sciogliere il nodo nei prossimi giorni.
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