Prescrizione, ultime trattative. Le condizioni dei 5 Stelle
Giustizia L’M5S: bloccarla definitivamente dopo la sentenza di primo grado. Di Battista: «Gli scandali fanno capire perché il Pd non approva le nostre proposte»
Giustizia L’M5S: bloccarla definitivamente dopo la sentenza di primo grado. Di Battista: «Gli scandali fanno capire perché il Pd non approva le nostre proposte»
Il testo base sulla prescrizione, atteso per ieri in commissione Giustizia al Senato, non è arrivato. Sarà per questa mattina. Forse. Dipende dall’esito della riunione notturna dei senatori centristi e poi dal vertice di maggioranza con il ministro Orlando in agenda per la mattinata di oggi. Raggiungere un accordo è necessario anche se, come ricordava ieri il relatore Felice Casson, il passaggio chiave sulla prescrizione non sarà contenuto nel testo base, che si limiterà a riproporre quello approvato dalla Camera. Ma la modifica, da inserire poi con apposito emendamento, deve essere pronta prima di licenziare il testo base.
Al vertice con Orlando non parteciperanno gli alati di Verdini, che formalmente non fanno parte della maggioranza ma che il loro peso lo hanno già fatto sentire nel summit di Montecitorio: concordano con i centristi sulla necessità di mantenere i termini della prescrizione inizialmente fissati dal governo: 15 anni e mezzo. La Camera ne aveva aggiunti 6. Governo e maggioranza sono disposti a mediare portandoli a 18, magari con l’espediente di mantenere il testo del governo, aggiungendo però tre anni di sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Dove si fermerà il boccino è difficile dirlo, ma non è che tra i 15 anni e mezzo e 18 ci sia una gran differenza. O meglio c’è, ma in termini di propaganda, non di sostanza.
Alla soglia di elezioni importantissime e con una raffica di inchieste e provvedimenti giudiziari che tengono il Pd sotto scacco, il premier ha assolutamente bisogno di una norma che certifichi lo schieramento del governo a fianco della magistratura e non dei corrotti. Non a caso il Pd non si lascia sfuggire una sillaba sulla coincidenza che ha visto diversi di quei provvedimenti scattare dopo l’attacco del premier alla magistratura. I verdiniani, per bocca del capobastone senatore D’Anna, la denunciano: «E’ un’offensiva della magistatura contro Renzi e il governo». Il Pd resta muto. Di conseguenza il ragazzo di Rignano non può permettere che i centristi cantino vittoria, perché la ricaduta in termini d’immagine sarebbe probabilmente fatale. A palazzo Chigi non sono sfuggite quelle rilevazioni che, dopo il durissimo affondo di Piercamillo Davigo, hanno registrato un consenso per l’ex pm di Mani pulite addirittura del 90% del campione.
Però Matteo Renzi non è il solo a conoscere le regole del gioco della propaganda facile. I pentastellati non sono da meno e approfittando dello stallo sulla prescrizione rilanciano. Di Battista annuncia la disponibilità del suo movimento ad appoggiare la riforma, però non lungo il sentiero tracciato da governo e maggioranza perché «allungare la prescrizione non ha senso, è un modo che può sempre essere utilizzato per aggirare la giustizia». L’M5S propone invece di bloccare definitivamente la prescrizione dopo la sentenza di primo grado (anche se preferirebbe dopo il rinvio a giudizio, ma sono uomini di mondo), chiede un «daspo» sia per i politici corrotti, che non potrebbero più candidarsi dopo la condanna passata in giudicato, che per le imprese, che non potrebbero più lavorare per la Pubblica amministrazione. Infine i pentastellati chiedono l’uso di «agenti provocatori».
Non sono proposte nuove quelle dell’M5S, anche se hanno acquistato smalto potendo ora vantare una notevole sintonia con le ipotesi di Davigo. Il governo considera possibilità affini: se non la sospensione della prescrizione dopo il primo grado, almeno l’eventualità di far decorrere i termini dal rinvio a giudizio invece che dal momento in cui il reato viene commesso. In un caso come nell’altro, con termini che nella migliore delle ipotesi supereranno i 15 anni, sarebbe più onesto dire che per la corruzione, come per l’omicidio, la prescrizione viene cancellata.
Solo che una simile forzatura sarebbe improponibile sia per i centristi che per i verdiniani, e i 5 Stelle lo sanno perfettamente. La loro proposta è fatta apposta per essere respinta in modo da poter poi levare l’indice. Anzi, Di Battista neppure aspetta: «Gli scandali che hanno travolto il Pd fanno capire perché non approvano le nostre proposte. Se le approvassero resterebbero in pochi». A piazzista, piazzista e mezzo.
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