Il ministro della giustizia non intende correggere la norma sulla prescrizione, malgrado a chiederglielo siano adesso tutti i partiti della maggioranza. In un vertice che Conte ha dovuto trovare il tempo di ospitare ieri a palazzo Chigi – di ritorno da Venezia e prima del Consiglio dei ministri – Pd, Italia viva e anche Leu hanno chiesto a Bonafede un intervento sulla riforma della prescrizione, che dal primo gennaio 2020 smetterà di correre dopo la sentenza di primo grado. Nulla è stato ancora deciso sul fronte della velocizzazione dei processi, che così senza il conto alla rovescia della prescrizione potrebbero durare all’infinito. Ma il ministro 5 Stelle ha detto di no: lo stop alla prescrizione è un cavallo di battaglia dei grillini, inserito nella legge anti corruzione cosiddetta «spazzacorrotti», e – ha ribadito – «entrerà in vigore a gennaio».

Ma i rappresentanti dei partiti – a guidare la delegazione Pd c’è il sottosegretario alla giustizia Giorgis – hanno convenuto di rivedersi martedì prossimo, segno che qualcosa si muove. Anche perché il tempo sta scadendo e senza accordo sulla prescrizione rischia di saltare anche la riforma del processo penale. Alla camera Forza Italia insiste perché venga esaminato un disegno di legge che congela la riforma della prescrizione che certamente potrebbe tentare Italia viva se non addirittura il Pd, in mancanza di un accordo con i 5 Stelle. «Continuiamo a lavorare con determinazione, ma ho chiarito che dal mio punto di vista abbiamo aspettato troppo tempo e bisogna accelerare», ha detto Bonafede. Che ha cominciato ad aspettare già con il precedente governo, visto che nemmeno la Lega dava semaforo verde alla riforma del processo penale perché non si trovava l’intesa sulla prescrizione.
L’ultima proposta del Pd è che vengano indicati dei tempi massimi di durata dei processi – primo grado, appello e Cassazione – superati i quali la prescrizione ripartirebbe. Qualcosa di molto simile alla riforma dell’ex ministro Pd della giustizia Orlando, cancellata proprio da Bonafede.