Lavoro

PrecettoLaQualunque non lavora di domenica

PrecettoLaQualunque non lavora di domenicaIl tabellone dei treni a Roma Termini durante lo sciopero nelle Fs di domenica – Foto Ansa

Lotte Sindacali Il successo dello sciopero nelle Fs. Proclamato da una piccola sigla, fa emergere una falla: niente fasce di garanzia nei festivi

Pubblicato circa un mese faEdizione del 10 settembre 2024

Per un buon decennio il refrain antisindacale è stato: «Nei trasporti scioperano sempre il venerdì perché vogliono farsi il week end lungo». Una frase che denota§ l’ignoranza di chi la proferisce, il non sapere che nei trasporti si lavora regolarmente anche il sabato e la domenica e dunque il week end lungo è tecnicamente assai complicato.

Il successo dei due scioperi domenicali che ieri l’altro e il 16 giugno hanno comportato tantissime cancellazioni di treni porterà certamente ad aggiornare l’armamentario di chi considera il diritto costituzionale a protestare astenendosi dal lavoro come un capriccio, dimenticandosi della rinuncia al salario – in questo caso anche all’indennità di servizio festivo.

A PROCLAMARE ENTRAMBE le agitazioni non è stato – come ha sostenuto più di un autorevole sito – l’Usb ma la neonata «Assemblea nazionale Pdm e Pdb», dove gli acronimi finali sono Personale di macchina (macchinisti) e Personale di bordo (controllori e capitreno). Il motivo dell’errore è presto detto: anche il sito di Ferrovie dello Stato oramai omette di indicare quale sia il sindacato che ha indetto lo sciopero limitandosi a spiegare agli utenti che «alcune sigle sindacali autonome hanno proclamato uno sciopero nazionale del personale del Gruppo Fs Italiane, dalle 3.00 di domenica 8 alle 2.00 di lunedì 9 settembre».

Se è vero che il settore ferroviario è ancora uno dei più battaglieri e sindacalizzati, il successo della protesta domenicale ha però conseguenze paradossali sugli utenti.

Strano infatti che il ministro «Precetto la Qualunque» Matteo Salvini in queste occasioni sia stato silente. Una delle motivazioni può essere la falla nella legge sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali – la 146 del 1990 – da lui sempre utilizzata contro lavoratori e sindacati. La normativa è draconiana su molti aspetti ma – incredibilmente – non prevede le fasce di garanzia nei giorni festivi. In questo modo l’impatto dello sciopero domenicale è molto più forte rispetto a un giorno feriale, quando i treni sono garantiti dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.

SALVINI E LIBERISTI di ogni specie continuano a chiedere di intervenire per rendere ancora più difficile fare sciopero ma nessuno ha chiesto di intervenire sulla legge per ovviare al problema e prevedere fasce di garanzia con orari in cui i treni siano garantiti anche la domenica.

Le ragioni dell’alta adesione allo sciopero festivo – domenica sono state centinaia i treni cancellati, locali e Frecce – hanno ragioni sia sindacali che sociologiche. Se è vero che – come ammette un sindacalista confederale – «a scioperare sono anche molti dei nostri iscritti e di lavoratori non iscritti ai sindacati perché confluisce il malcontento di tanti ferrovieri rispetto alle condizioni di lavoro, al salario e alle aggressioni ed è più facile coinvolgerli la domenica, specie di estate», dall’altra parte esiste una tendenza sempre più profonda che porta i lavoratori – anche non sindacalizzati – a non voler lavorare nei giorni festivi, ad accettare di rinunciare al salario e alle indennità festive pur di far sentire la propria voce.

Una logica completamente contraria all’economicismo che ha dominato gli ultimi decenni e in linea con altri fenomeni sociali come «le grandi dimissioni», il successo degli scioperi contro le aperture dei supermercati nei giorni festivi e la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro.

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