Praga: «Non prendiamo rifugiati fino alle elezioni di ottobre»
Immigrazione Il socialdemocratico Milan Chovanec, ministro degli Interni, contro la Ue e in linea con i Paesi di Visegrad: «Le quote non funzionano, conviene pagare le multe». Xenofobi «spiazzati», così niente 5 per cento
Immigrazione Il socialdemocratico Milan Chovanec, ministro degli Interni, contro la Ue e in linea con i Paesi di Visegrad: «Le quote non funzionano, conviene pagare le multe». Xenofobi «spiazzati», così niente 5 per cento
La Repubblica Ceca non faciliterà l’accoglienza dei rifugiati presenti in Italia e in Grecia. A intervenire pesantemente sulla questione è il ministro degli Interni Milan Chovanec, vicepresidente del Partito socialdemocratico ceco, in un’intervista rilasciata ieri al quotidiano Právo.
Per Chovanec la Repubblica Ceca non accoglierà fino alle elezioni per la Camera dei Deputati, che si terranno alle fine di ottobre di quest’anno, alcun rifugiato. «Non penso che accoglieremo dei rifugiati, il sistema è impostato male e le quote non funzionano» ha detto al quotidiano il ministro. Per il suo atteggiamento la Repubblica Ceca si trova assieme agli altri Paesi di Visegrad nel mirino della Commissione Europea. Per il non mantenimento delle quote i Paesi rischiano di essere multati o di subire altre sanzioni. «Si vedrà, se l’ammontare delle multe sarà sostenibile, se ci converrà pagare o meno» ha aggiunto il ministro. La posizione, per cui “convenga” pagare le multe piuttosto che accogliere rifugiati è in qualche modo condivisa tra i quattro Paesi del centro Europa. Le sanzioni sarebbero per i leader euroscettici la buona occasione per riversare sulla pubblica opinione quantità di vittimismo nazionale anti- Bruxelles.
La Repubblica Ceca non manterrà neppure la sua promessa presa nel 2015 di accogliere su base volontaria circa 1100 rifugiati. Nella sua posizione il ministero degli Interni – spalleggiato dal premier socialdemocratico Sobotka – si barrica dietro al rischio sicurezza e alla presunta scarsa cooperazione di Grecia e Italia. L’anno scorso sono passati tramite i controlli di sicurezza cechi solo dodici rifugiati delle decine di migliaia ospitati in Italia e Grecia. «L’Italia ci ha mandato circa nove mesi fa una decina di nominativi, che abbiamo verificato, ma alla fine non abbiamo accolto nessuno, perché le nostre forze di sicurezza hanno valutato le persone indicate a rischio. Gli italiani hanno poi smesso di mandarci dei nominativi e io non vedo alcun motivo per pregarli di farlo» ha spiegato Chovanec l’atteggiamento della Repubblica Ceca. Il ministero degli Interni difende la forte selettività dei controlli ammiccando a un argomento tipico dei partiti xenofobi: ogni rifugiato è un potenziale terrorista, a meno che non dimostri il contrario. Contro la posizione di Chovanec ha preso posizione solo il ministro della giustizia Robert Pelikán. Nel complesso il suo partito, come tutte le altre formazioni alla Camera, è contrario al sistema delle quote. Grazie a questo unanimismo l’unica formazione apertamente xenofoba, il Movimento per la Democrazia Diretta del deputato Tomio Okamura, rischia di non raggiungere alle prossime elezioni la soglia del 5% rimanendo così esclusa dal parlamento. Difficile quindi che il governo, qualora preferisca le multe all’accoglienza, trovi opposizione nel Parlemanto.
Nonostante il numero assai esiguo di arrivi, il governo ceco ha deciso di inasprire anche l’iter per il riconoscimento dell’asilo politico. La modifica di legge, che va in questo senso, è stata bocciata ieri dal Senato ma è molto probabile che il veto senatoriale verrà superato dalla Camera dei Deputati. Secondo i senatori il testo sarebbe in contraddizione con numerose direttive europee e addirittura con la Costituzione. Unica categoria di stranieri, a cui viene sensibilmente facilitato il rilascio del permesso di soggiorno, sono le persone presenti nel Paese «a causa di un significativo investimento». Al governo ceco gli stranieri piacciono solo se hanno le tasche piene di soldi.
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