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Ppe-estrema destra, ancora un accordo al premio Sakharov

Ppe-estrema destra, ancora un accordo al premio SakharovRoberta Metsola annuncia il Premio Shakarov

Ue Riconoscimento ai due oppositori venezuelani di Maduro grazie all’intesa tra Popolari europei e Ecr. Weber tesse la tela

Pubblicato 11 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Il Parlamento europeo ha attribuito ieri il premio Sakharov, la più alta distinzione europea per i diritti umani, a Maria Corina Machado e Edmundo Gonzalez Urrutia, rispettivamente capa e ex candidato dell’opposizione alle presidenziali del Venezuela lo scorso luglio.

La Ue, come gli Usa e alcuni stati dell’America latina, non ha riconosciuto il risultato ufficiale e la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro, anche se le relazioni diplomatiche tra Bruxelles e Caracas non si sono interrotte. Le due personalità venezuelane – la prima oggi vive in clandestinità nel suo paese, il secondo è rifugiato in Spagna – erano le candidate al premio del Ppe e di Ecr (destra e estrema destra). Malgrado Maria Corina Machado avesse da poco già ricevuto un’altra distinzione europea per i diritti umani – il premio Vaclav Havel del Consiglio d’Europa lo scorso 30 settembre – e non sarebbe stato assurdo lasciare spazio ad altre realtà, sono stati preferiti agli altri finalisti del premio Sakharov, le due associazioni Women Wage Peace e Women of the Sun, che in Israele e Palestina operano per la pace e la riconciliazione, e a Jubad Ibadoghlu, un economista che sta deperendo in carcere in Azerbaijan (candidato del gruppo dei Verdi). L’alleanza Ppe-Ecr era già partita all’attacco da tempo, Strasburgo aveva riconosciuto Uturria presidente eletto in Venezuela il 19 settembre scorso, con un voto che ha visto l’esordio nel parlamento europeo eletto a giugno dell’alleanza Ppe, Ecr e Patrioti.

OGGI IL PPE concentra nelle sue mani il centro di comando al Parlamento europeo, reso ancora più forte dal fatto che tra i 27 i governi guidati dalla destra sono maggioranza. Il capogruppo, Manfred Weber, ha ampio raggio per giocare su due piani: far vivere l’alleanza che ha portato alla riconferma della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen (Ppe con S&D e Renew), oppure costruire l’alternativa, quando fa comodo, tra Ppe e estrema destra, più spesso con Ecr (Fratelli d’Italia e i polacchi Pis), ma anche con i Patrioti (i francesi del Rassemblement National, la Lega, gli ungheresi del Fidesz). In tutto, l’estrema destra, se si conta anche il gruppetto dove siedono i tedeschi di Afd, conta 187 seggi. Invece, la sinistra non ha alternative per una maggioranza diversa, per esempio con il nuovo parlamento sarebbe impossibile trovare i voti necessari per la Restaurazione della natura, come è successo nella scorsa legislatura, senza il Ppe.

L’OBIETTIVO delle destre in Europa è sviare lo sguardo dal Green Deal e da eventuali interessi sociali, per concentrarsi sull’immigrazione. Per questo, l’alleanza alternativa con l’estrema destra è destinata a pesare sempre di più. Per esempio, ieri, alla conferenza dei capigruppo sono stati bloccati dei file legislativi, con l’obiettivo di sottrarli alla competenza della commissione Envi, quella dell’ambiente, dove siedono pericolosi ecologisti (per trasferirla in altre sedi, più attente a difendere gli interessi del business).

DUE GIORNI FA, l’alleanza Ppe-Ecr ha permesso l’adozione di un emendamento che apre la possibilità di costruire muri alle frontiere esterne della Ue e di un altro sui “poli di rimpatrio” fuori dai confini Ue. Il Ppe e l’alleanza con l’estrema destra hanno molte leve in mano. Intanto, si avvicinano le audizioni dei commissari designati. C’è già stato un colpo di mano: il 10 ottobre, l’intesa destra-estrema destra ha permesso di programmare per prima l’audizione dell’italiano Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia, tra i sei vice-presidenti designati della nuova Commissione.

È un’abile mossa per mettere in difficoltà S&D e Renew: se questi due gruppi si opporranno a Fitto e lo cucineranno troppo a caldo, dovranno aspettarsi la ritorsione del Ppe (con l’estrema destra) contro i loro rispettivi candidati, la spagnola Teresa Ribera, vice-presidente con l’incarico sulla Transizione giusta, pulita e competitiva, e il francese Stéphane Séjourné, altro vice-presidente incaricato della Prosperità e Strategia industriale.

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