«Powidoki», quando le immagini diventano un’eredità per gli artisti
Cinema L'ultimo film di Andrzej Wajda, in programma alla Festa del Cinema di Roma
Cinema L'ultimo film di Andrzej Wajda, in programma alla Festa del Cinema di Roma
Andrzej Wajda era atteso alla Festa di Roma giovedì prossimo, avrebbe incontrato il pubblico in occasione del suo ultimo film presentato anche a Toronto Powidoki (Immagini residue, titolo internazionale Afterimage) che racconta la guerra con il potere del pittore Wladyslaw Strzeminski. Candidato all’Oscar (come già i suoi film precedenti La terra della Grande promessa (’75), Le signorine di Wilko (’79), L’uomo di ferro (’81), Katyn (2007).
Non a caso nel clima di oscurantismo del paese Wajda è tornato a parlare di «realismo socialista», un argomento che per lo più gli artisti polacchi liquidavano con il loro senso dell’umorismo e che non trova esempi nelle filmografie sopraffatto dalla creatività di generazioni successive di cineasti, suddivisi in gruppi piuttosto autonomi, una caratteristica del cinema polacco rispetto agli altri paesi dell’Est.
La pittura è un ambito che Wajda conosceva bene per aver studiato alle Belle Arti di Cracovia, avviato alla carriera di pittore, lasciata presto per frequentare la scuola di cinema di Lodz.
Wladyslaw Strzeminski, nato a Minsk nel 1893, aveva combattuto nella prima guerra mondiale dove aveva perduto un braccio e una gamba, quindi aveva frequentato la scuola di Belle Arti di Mosca, allievo e assistente di Malevic. Fu un pioniere del costruttivismo nelle avanguardie degli anni venti e trenta con il gruppo «Blok» e fondatore della corrente chiamata «Unismo» ispirata alle teorie del compositore polacco Krauze. Fondò la scuola di Belle arti di Lodz nel 45 dove insegnò. Fu rimosso dall’incarico dal ministro della cultura nel ’50 per mancato rispetto delle regole del realismo socialista a cui non volle mai piegarsi, e morì di stenti nel ’52.
Il film di Wajda che racconta gli ultimi quattro anni della sua vita dal ’49 al ’52, assume il valore di un lascito ereditario: racconta come un regime tratta un artista che si ribella alle sue regole e su come l’artista deve rispondere. Di regimi Wajda ne ha attraversati parecchi, dal nazismo a quest’ultimo oscurantista e il suo modo autorevole di confrontarsi con il potere è sempre stato di esempio. Non solo hanno funzionato le allusioni creative, nel corso della sua carriera ha saputo anche, come maestro indiscusso, opporsi decisamente.
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