Poveri e insicuri: il 61% degli italiani teme di non ritrovare un lavoro
Sondaggio Barometro europeo sulla povertà e sulla precarietà economica 2023 con Ipsos, Secours Populaire e Arci in Italia. Cresce, nell'indifferenza, l'allarme povertà. Nel nostro paese il 37% dichiara di aver rinunciato a curarsi nell’ultimo anno per le liste d’attesa troppo lunghe del sistema sanitario nazionale
Sondaggio Barometro europeo sulla povertà e sulla precarietà economica 2023 con Ipsos, Secours Populaire e Arci in Italia. Cresce, nell'indifferenza, l'allarme povertà. Nel nostro paese il 37% dichiara di aver rinunciato a curarsi nell’ultimo anno per le liste d’attesa troppo lunghe del sistema sanitario nazionale
Sebbene l’inflazione abbia iniziato a scendere e stia causando un po’ meno preoccupazioni rispetto al 2022 nella maggior parte dei paesi europei, rimane una minaccia per molte famiglie. Il 62% degli europei dichiara di essere preoccupato per la propria capacità di far fronte all’inflazione sui prezzi dei generi alimentari, il 59% per un aumento del prezzo del gas. Il 48%, teme di ritrovarsi in una situazione economica precaria nei prossimi mesi; il 51%, si è infatti già trovato nella situazione di dover diminuire le spese almeno una volta negli ultimi sei mesi per salute, riscaldamento, cibo, trasporti; oltre un genitore su tre, il 36%, non è stato in grado di soddisfare i bisogni primari dei propri figli, dai pasti alla salute, dalla scolarizzazione al vestiario.
È quanto emerge dai dati del Barometro europeo sulla povertà e sulla precarietà economica 2023 di Ipsos e Secours Populaire, organizzazione di volontariato francese. L’indagine, della quale l’Arci è partner in Italia, ha coinvolto dieci Paesi, Francia, Italia, Polonia, Germania, Serbia, Moldavia, Grecia, Romania, Portogallo, Regno Unito. Diecimila persone sono state intervistate, mille in ogni paese. Un dato colpisce: quello italiano. Il 61% del campione intervistato lavora ma è preoccupati di non trovare un lavoro se dovessero perdere quello attuale (la media Ue è più bassa: il 52%).
Ciò attesta non solo l’aumento della povertà «relativa» dei cosiddetti «lavoratori poveri», ma anche la mancanza delle tutele universali in caso di disoccupazione e la storica debolezza del mercato del lavoro peggiorata dalle contro-riforme della precarietà.
A questo si aggiunge che il 37% ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi nell’ultimo anno per le liste d’attesa troppo lunghe del sistema sanitario nazionale e l’impossibilità economica di rivolgersi a strutture private. La mancanza di riforme sociali strutturali in un’Europa neoliberale, conservatrice e in crisi democratica non ferma, stando al sondaggio, la solidarietà e il mutualismo. Il 76%, è disposto ad impegnarsi, proporzione che aumenta in Grecia, Portogallo e Serbia.
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