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«Potremmo non votare più la fiducia. Adesso spetta a Draghi rispondere»

«Potremmo non votare più la fiducia. Adesso spetta a Draghi rispondere»

Quasi crisi Intervista a Giuseppe Brescia, deputato M5S e presidente della commissione affari costituzionali

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 8 luglio 2022

«A dispetto del solito racconto che media e partiti si ostinano a costruire ad arte sul Movimento 5 Stelle, mai come in questo momento abbiamo ritrovato compattezza e unità d’intenti». Giuseppe Brescia, deputato e presidente della commissione affari costituzionali, smentisce categoricamente l’immagine di un M5S spaccato tra il leader Giuseppe Conte che vorrebbe mediare per trovare un accordo per restare al governo e la maggioranza dei parlamentari che gli chiede di rompere e tornare ai tempi dell’opposizione.

Questa rappresentazione è davvero forzata?
Abbiamo espresso chiaramente il grado del nostro disagio nel continuare a sostenere un governo che non sta dando risposte adeguate ai cittadini. Se non ci sarà un deciso cambio di passo non potremo far altro che togliere la fiducia all’esecutivo. Noi siamo entrati in questo governo per vigilare sulle conquiste raggiunte in questi anni. Il presidente Conte ha indicato punti precisi. Spetta al premier Draghi dare delle risposte.

Avvertite la sensazione che la scissione di Di Maio abbia tolto al Movimento 5 Stelle la capacità di attrarre voto moderato e trasversale e lo spinga su posizioni «di protesta» che non sono le sue da almeno cinque anni?
Quella di Di Maio è solo una puerile operazione di palazzo, in pieno stile Renzi. Il M5S va dritto per la sua strada che è tracciata chiaramente nel solco della transizione ecologica e dei diritti sociali. Noi rappresentiamo la parte più debole della popolazione e portiamo avanti battaglie di giustizia e civiltà. La storia parla chiaro: chi è uscito dal Movimento 5 Stelle non è mai andato molto avanti.

In che misura questa situazione riguarda il vostro rapporto con il campo progressista? Farete le prossime mosse sapendo che e in gioco il futuro dell’alleanza col Partito democratico?
Il campo progressista esiste nella misura in cui le forze che lo compongono si incontrano su temi cruciali per il futuro del paese. I diritti civili, il salario minimo, l’abbattimento delle emissioni sono questi gli argomenti dai quali questa sfera politica non può prescindere. Abbiamo la possibilità di dimostrare sin da subito se il campo regge, dobbiamo farlo approvando insieme queste misure in Parlamento. Noi andremo avanti senza sudditanza, con i nostri valori e le nostre idee. Possiamo dare molta concretezza a un campo che per tanto tempo ha illuso e deluso nascondendosi dietro slogan. Avremo tanti difetti, ma quando ci poniamo un obiettivo lo raggiungiamo. In politica non è poco.

La triangolazione tra Beppe Grillo, Draghi e Conte in qualche modo ha alimentato le tensioni di questi giorni. La crisi di governo possibile investirebbe anche il ruolo di Grillo nel M5S?
Beppe Grillo è il fondatore e garante del Movimento 5 Stelle e la sua resta sempre una voce importante per tutta la nostra comunità. Tuttavia, come lui stesso ha detto nei giorni in cui ci ha incontrato a Roma, ora il leader è Conte ed è sua l’ultima parola su ogni decisione che riguarda la nostra forza politica.

La Lega ha provato ad approfittare di questa situazione cercando di azzerare la discussione sullo ius scholae. Procederete su quel fronte?
Procederemo e andremo fino in fondo, non arretriamo. L’abbiamo già dimostrato in commissione di fronte a centinaia di emendamenti. Stiamo discutendo ancora con la parte più moderata del centrodestra e siamo convinti che si possa raggiungere un accordo per approvare questa riforma a larga maggioranza. Lo ius soli ha diviso, lo ius scholae deve unire. Vedo tanta passione ed entusiasmo non solo tra i ragazzi senza cittadinanza, ma anche tra insegnanti e presidi che raccontano il loro lavoro. La società è più avanti del Parlamento. Dobbiamo azzerare questa distanza.

A proposito di calendari e agende parlamentari, qualcuno dice che l’ultima finestra temporale utile per passare all’opposizione in questa legislatura è quella estiva: è davvero così?
L’estate durerà fino al 23 settembre, noi decideremo il da farsi molto prima. Nell’interesse dei cittadini.

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