Potenti (tra violenza e ridicolo)
In una parola La rubrica settimanale a cura di Alberto Leiss
In una parola La rubrica settimanale a cura di Alberto Leiss
Il popolo russo ha confermato il potere di Putin. Erdogan esercita il suo potere imprigionando chi non lo ossequia, tagliando l’acqua ai cittadini di Afrin e bombardandoli (ora minaccia di aggredire anche Kobane).
Tre ragazzini napoletani quasi per gioco e annoiati per non aver trovato una cornetteria aperta alle tre di notte esercitano il potere di ammazzare a bastonate una guardia giurata che passava di lì. L’ennesimo maschio potente uccide la mamma ventenne di suo figlio e la getta in un pozzo.
Tutto ciò fa orrore, ammutolisce, ci fa sentire impotenti contro la violenza del potere.
Il Papa – nel nuovo libro che sta per uscire, di cui vari giornali ieri hanno dato notizia – ci ricorda anche la violenza autodistruttiva del potere: «La peggior conseguenza del peccato che chi ha il potere può commettere è sicuramente la distruzione di se stesso. Ma ce n’è un’altra, che non so se è proprio la peggiore, ma certo è molto ricorrente: finire per essere ridicolo. E dal ridicolo non si torna indietro».
Forse la manifestazione più inquietante del potere è proprio la somma del ridicolo e della più «disumana» violenza: ricordate le smorfie e il linguaggio sputacchiante del «Grande Dittatore» di Chaplin?
A sinistra una formazione – che ho persino votato alla Camera – non ha imbarazzo di invocare il «Potere al popolo». Ho letto una cronaca su Repubblica dell’assemblea che Pap ha tenuto domenica a Roma e mi sembra di non condividere quasi nulla delle cose che il giornale riporta, tranne una frase di Viola Carofalo: secondo il resoconto minaccia di «sbranare» gli altri partiti ma – aggiunge – col sorriso: «Sorridere è un altro modo di mostrare i denti».
La «portavoce» e «capo politico» di questo movimento indossava una maglietta con il volto di Marielle Franco, l’attivista per i diritti umani assassinata pochi giorni fa in Brasile.
Anche Walter Veltroni – politicamente assai distante dai centri sociali napoletani – ha citato Marielle Franco nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera di domenica (tutto sommato qualcosa accomuna le sinistre italiane tanto ferocemente divise?).
Veltroni risponde così all’ultima domanda su un suo possibile ritorno alla leadership del Pd: «La mia passione politica si può esercitare senza potere; e io avrò passione politica fino a quando avrò gli occhi aperti. E’ sbagliata l’idea che la passione politica e il potere siano la stessa cosa. Milioni di italiani hanno cambiato questo paese senza essere consiglieri regionali».
Tuttavia ognuno di noi esercita sempre e comunque una quota di potere.
C’è potere, più o meno asimmetrico, nelle relazioni di amore e di amicizia. Ce n’è molto nel rapporto con i nostri figli, che da piccoli dipendono completamente dalla madre e dal padre o da chi «ne fa le veci».
Dunque, mentre cerchiamo a tentoni che pensare e che fare per reagire con qualche efficacia contro la violenza dei «potenti», ci conviene stare in guardia per non scivolare noi stessi verso comportamenti violenti. E a volte, persino contemporaneamente, ridicoli.
Immagino che questa auto-consapevolezza sia utile anche per pensare e fare qualcosa di conveniente su un piano «politico».
Ieri era la «festa del papà». Pur partecipando a un gruppo che riflette sulla paternità («Il giardino dei padri») me ne ero completamente dimenticato. Me lo ha ricordato mia figlia facendomi gli auguri per san Giuseppe.
Mi ero dimenticato anche di questo nesso. Invece, anche se non siamo cristiani, ma siamo maschi, sulla figura di Giuseppe, potente a modo suo, non è male meditare empaticamente, per tutto quello di cui sopra.
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