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Postumano, confini irregolari

Postumano, confini irregolari(@Merzmensch in collaborazione con Midjourney e Dall-E)

Anticipazione In coincidenza con l'apertura della nuova stagione dell'Opera di Roma, che porterà in scena a partire da lunedì 27 il Mefistofele di Arrigo Boito, per la direzione di Michele Mariotti e la regia di Simon Stone, anticipiamo brani dal saggio di Agnes Questionmark, «Umano non Umano. Incongruenza di specie», che comparirà sul numero monografico della rivista «Calibano», dedicato al Postumano. Tramite performance, installazioni e sculture, l’artista guida lo spettatore verso le incerte potenzialità del divenire. La più recente personale di Questionmark, Transgenesis è stata presentata da The Orange Garden (Londra). Del 2023 è una sua performance al Padiglione Italiano della 14a Biennale di Gwangju e al Centre d’Art Contemporain (Mamco) di Ginevra

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 25 novembre 2023

Nel 1944 una nave della Marina statunitense si infrange contro gli scogli dell’isola di Ponza (Italia), e il tragico evento è registrato da una telecamera. Il filmato fa ora parte dell’archivio online Critical Past, considerato come un ‘fatto’ reale. Una volta archiviato, il filmato acquisisce esistenza e viene concepito come testimonianza di un evento storico – in questo caso, la Seconda Guerra Mondiale. Qualcuno, forse un soldato salvato, ha sentito l’urgenza di registrare un momento così critico per catturarlo e renderlo ‘reale’. La fotografia, secondo Walter Benjamin, rivela un aspetto cruciale della nostra memoria collettiva: il suo valore documentaristico e il suo sistema di riconoscimento. Sembra quasi che qualcosa possa esistere solo se è stato fotografato. L’attuale digitalizzazione e frammentazione dell’identità virtuale crea a livello individuale la necessità di registrare le proprie attività per verificarne l’esistenza: ‘postare’ ha lo stesso valore di ‘archiviare’.

40,55 N – 12,58 W sono le coordinate geografiche della suddetta nave statunitense affondata: questi numeri rappresentano un’ulteriore reliquia che convalida la realtà dell’evento storico. Così come la morte e la nascita vengono registrate con un tempo e un luogo, anche la Storia viene determinata, scritta dallo stesso processo. L’esperienza cronologica segna il sistema archivistico normativo in un ambito spaziotemporale, in cui qualcosa senza un tempo e un luogo cessa di esistere.

Se qualcuno si immergesse a 40.55 N – 12.58 W troverebbe il relitto della marina degli Stati Uniti. Se si assegna lo stesso valore alle fotografie e ai naufragi, il presunto omicidio nel film di Antonioni Blow Up è reale quanto la nave affondata.

Registrare, che sia una fotografia sfocata, una geolocalizzazione subacquea, un’incisione in un cimitero o di un necrologio sui giornali, significa convalidare l’esistenza stessa.

I monumenti sono relitti storici che ricordano collettivamente il nostro passato; sono un modo di archiviare e commemorare eventi selezionati; di scrivere la storia assegnando una data e un luogo. Un monumento, però, può trasformarsi rapidamente in una distorsione della realtà e in una sfida al suo sistema binario di archiviazione.

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I corpi transgender sono una prova del potere dello storytelling, della vulnerabilità e della fluidità della Storia e della Scienza stessa. Essere trans significa mettere in discussione la realtà e la sua natura, andare contro il sistema normativo di categorizzazione e definizione; è un glitch nel sistema, un errore che si verifica nel nucleo della maggior parte della civiltà umana; è un atto di resistenza contro la natura e la sua storia; è una sfida alla ricostruzione binaria e al suo fallimentare sistema archivistico/scientifico. La transizione di una persona trans è una ricostruzione del proprio artefatto, è una lotta costante per la propria esistenza. Si cambia un documento, si riassegna un genere e si cambia la percezione di chi sta attorno a chi transita.

Questo pezzo di carta è la registrazione dell’esistenza di me stessa come cittadina nella maggior parte delle società attuali. È un frammento della sentenza legale che formalizza la mia transizione da Giovanni ad Agnes, da maschio a femmina. Con questo pezzo di carta mi è stato permesso di possedere i miei rispettivi documenti di identità – uno dei diritti umani fondamentali. Per farlo, un giudice ha dovuto pronunciare determinate frasi e trascriverle in un documento legale con il quale mi sono recata in Comune per cambiare documento, sostenuta da un avvocato.

Il potere performativo di un giudice è lo stesso potere di un artista, cioè cambiare la realtà con i propri processi di finzione. Quando la finzione diventa fatto e il fatto diventa finzione, tutto è soggetto a cambiamenti. Il genere, la Storia e la Scienza sono una costruzione dell’essere umano che può essere facilmente (o meno) modificata.

Utilizzando un sistema tassonomico simile, Carl Linnaeus classificò un cranio trovato come Homo sapiens nel 1735. Grazie alla sua alta credibilità, questa storia sembra funzionare abbastanza bene. L’uomo, così come l’identità di genere, è un costrutto del processo di archiviazione (favorito dal patriarcato) e della sua accettazione collettiva. Un artista o uno scienziato hanno pensato a una storia plausibile da raccontare, un costrutto che potesse funzionare e diffondersi facilmente, senza troppe obiezioni. Il medico che ha interpretato in modo ingannevole il mio corpo fetale come ‘maschio, è una delle devastanti conseguenze della classificazione, così come il cranio ritrovato da Linnaeus.

L’esistenza della cosiddetta disforia di genere, così come le forme di razzismo, misoginia, colonialismo e tutte le altre manifestazioni che sminuiscono comunità e minoranze, sono il risultato di processi di archiviazione normativi e della loro binaria interpretazione scientifica e storica.

I ricordi sono stravolti, i sogni sono confusi – l’identità è fluida.

La rigidità del sistema deve crollare affinché le nuove generazioni possano sentirsi meglio rappresentate all’interno di un essere inclassificabile, soggetto a continue trasformazioni e adattamenti.

Elaine Morgan, nata nel 1920, è una scrittrice che non si sente a proprio agio né con le teorie di Linnaeus né con quelle di Darwin. Infatti, ritiene che il cosiddetto «genere umano» derivi da una scimmia acquatica. Questa teoria rivoluzionaria è stata respinta dalla maggior parte della comunità scientifica e probabilmente continuerà a restare tale. Affinché le teorie siano accettate nella cultura globale, il pubblico deve essere persuaso. La delucidazione è una teoria persuasiva, è un’arte che solo poche persone di scienza o di arte hanno il privilegio di sostenere.

La mia storia e la mia natura sono state modificate e certificate dalla comunità che mi circonda e dall’amministrazione pubblica. Come artista e come corpo trans, credo che l’intera storia di una specie possa essere riscritta. Attraverso la modificazione del mio corpo sono stata in grado di interferire e manipolare la mia anatomia, il mio fenotipo e quindi di femminizzare artificialmente il mio corpo maschile-alla-nascita. Sono artefatto e prodotto di me stessa, alla ricerca di approvazioni e di certificati di esistenza.

Sono finzione, finzione reale.

Dopo una serie di racconti piuttosto romanzati, sono riuscita ad avere un documento che mi convalida come membro della società. E io, da abile rapsodista, ho convinto chi mi circonda a chiamarmi con il mio nome, Agnes. Il giorno in cui mia nonna ha usato pronomi femminili e mi ha chiamata con il mio nome è stato il giorno in cui ho capito che l’intera umanità può crollare.

Credo in Elaine Morgan perché credo nel potere della narrazione come prodotto della realtà. Credo nella modificazione del corpo perché il genere, così come la storia e la scienza, sono un sistema teatrale, tali da essere modificabili e manipolabili.

Nella serie Green Porno, Isabella Rossellini mette in scena alcuni sorprendenti comportamenti naturali che denigrano molti pregiudizi umani, esaltando la fluidità e incoraggiando un approccio meno rigido alla vita.

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Ho parlato di decostruzione del genere e di performatività tanto negli esseri umani che nel resto della Natura, per dimostrare la debolezza dei valori dell’umanità e dei suoi processi normativo-cronologici di archiviazione e scienza.

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