Economia

«Poste era l’ultimo gioiello di famiglia, da gennaio iniziative di lotta»

«Poste era l’ultimo gioiello di famiglia, da gennaio iniziative di lotta»Sciopero nazionale dei lavoratori delle poste nel 2003 – Ansa

Verso la privatizzazione «Meloni in campagna elettorale si era detta contraria parlando di “azienda sovranista”. Ancora una volta ha fatto marcia indietro». Intervista a Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc Cgil

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 9 dicembre 2023

«È una decisione scellerata, pericolosa, poco lungimirante». Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc Cgil, è netto sull’accelerazione della privatizzazione di Poste Italiane impressa dal governo.

Della cessione di una tranche dell’assetto di Poste al mercato se ne era già parlato mesi fa, cosa è cambiato adesso?

È stato clamoroso leggerla nel dettaglio. Prima si parlava di cedere una piccola quota, intorno al 5%, e con gli altri sindacati avevamo già espresso una decisa contrarietà. Di certo non ci aspettavano questa roba: qui svendono tutto. Oggi, con quasi il 30 per cento in mano al Mef, Poste è ancora un’azienda partecipata ma, se va in porto questa operazione, rimane solo il 35 per cento di Cassa depositi e prestiti allo Stato.

Vi ha stupito questo piano?

No. La presidente del Consiglio Meloni in campagna elettorale si era più volte detta contraria alla privatizzazione di Poste parlando di “azienda sovranista” con tutto il lessico che usa di solito ma puntualmente, come su altre questioni, ha fatto marcia indietro perché il governo deve fare cassa. Questa però è una decisione scellerata.

 

Perché?

Prima di tutto dal punto di vista economico: questi 3,8 miliardi che l’esecutivo spera di ottenere dalla privatizzazione dell’azienda, lo Stato potrebbe incassarli in due, tre anni solo con gli utili di Poste. Mi sembra evidente che non c’è un progetto lungimirante, c’è solo l’urgenza di far soldi svendendo gli ultimi gioielli di famiglia rimasti. Poi c’è un ruolo pubblico che va difeso. Poste, anche attraverso il Progetto Polis, co-finanziato con i fondi del Pnrr per agevolare l’amministrazione pubblica nelle zone più in difficoltà del Paese, ha una funzione di welfare che esercita per le fasce più deboli come gli anziani. Non riconoscerlo è preoccupante.

Cosa comporta?

I tempi di questa operazione di svendita coincidono in modo inquietante con quelli della presentazione del Piano di Impresa, nel 2024. Se entrano i fondi sovrani come sarà il nuovo piano industriale della società? Che ne sarà del progetto di welfare, ai loro occhi, improduttivo? Abbiamo già visto come è andata a finire con la Tim.

Slc Cgil ha annunciato la mobilitazione a gennaio.

Questa azienda è stata risanata con il sacrificio delle lavoratrici e dei lavoratori che non meritano questo ennesimo schiaffo dal governo. La nostra categoria sa dove portano le privatizzazioni fatte in fretta e furia, senza costrutto. Per questo la Slc Cgil proporrà alle altre organizzazioni sindacali di categoria di avviare azioni di lotta in tutta Italia, con il coinvolgimento dei confederali perché la questione impellente è il welfare. Questa operazione di svendita è davvero pericolosa, e le persone lo capiscono. La premier dovrebbe ricordare che il piano di privatizzazione di Poste Italiane del 2016, voluto da Matteo Renzi, venne bloccato da uno sciopero generale.

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