Poste ed Enav, svendita prioritaria
Via ai decreti Il governo approva la collocazione in borsa del 40% di Poste e del 49% di Enav, 5 miliardi da buttare nell’oceano del debito. Per convincere l’Europa e i mercati che il governo vuole rispettare i «diktat»
Via ai decreti Il governo approva la collocazione in borsa del 40% di Poste e del 49% di Enav, 5 miliardi da buttare nell’oceano del debito. Per convincere l’Europa e i mercati che il governo vuole rispettare i «diktat»
Il governo dà in pasto ai mercati fino al 40% di Poste e fino al 49% di Enav per ottenere in cambio la pace dello spread, la fiducia degli speculatori, l’illusione di ripianare una parte del debito pubblico che nel 2015 arriverà comunque al 135% sul Pil. È il giorno dopo la catastrofe: nel primo trimestre di quest’anno la crescita è negativa, giovedì la borsa ha bruciato 17,6 miliardi di euro, l’economia reale è quanto di più lontano da quella finanziaria e in più la speculazione ha dato il primo e serio altolà a Renzi. Ora il governo deve dare un segnale. In realtà, si tratta di un’operazione annunciata da settimane. Il consiglio dei Ministri ieri ha varato due Dpcm che erano già stati esaminati lo scorso 24 gennaio. Sono stati ripescati per dare un segnale di vita.
La fretta è stata tanta che restano molti dettagli da chiarire su questa vendita. È comunque certo che, per quanto riguarda Poste, il governo si aspetta un ritorno da 4-5 miliardi di euro. Il 26 marzo scorso la commissione Trasporti della camera aveva invitato il governo a usare questo gruzzoletto per «interventi che possano sostenere efficacemente il rilancio dell’economia»: lo sviluppo della banda larga, investimenti per il trasporto o contro il dissesto idrogeologico.
C’è anche la possibilità che Renzi e Padoan lancino questo sassolino nell’oceano di un debito che ha superato i 2 mila miliardi di euro. Per dimostrare alla Commissione Ue, il 2 giugno giudicherà il loro Documento di Economia e Finanza insieme al Piano Nazionale delle Riforme, che vogliono ridurlo. Un mazzetto di miliardi su oltre 2 mila. È in questo modo che l’operazione verrà giustificata, a dispetto degli esiti fallimentari della precedente ondata di privatizzazioni.
Secondo lo schema indicato nel decreto l’alienazione delle quote di minoranza a privati e grandi investitori potrà avvenire a scaglioni. Verrà realizzata con un’offerta pubblica di vendita rivolta ai risparmiatori italiani, inclusi i dipendenti del gruppo, oltre che a investitori nazionali e internazionali. Per i dipendenti sono state previste forme di facilitazione per l’acquisto come le tranche dell’offerta riservata e lotti minimi garantiti o sul prezzo, come la «bonus share» maggiorata rispetto al pubblico indistinto.
Poste è un’azienda in grande salute. Da poco alla presidenza c’è l’ex forzista Elisa Todini, nominata dal governo Renzi nell’ambito della spartizione delle nomine delle grandi aziende, attualmente impegnata nella battaglia di mantenere il doppio stipendio da consigliera Rai. Poste è anche conosciuta perché ha investito 75 milioni di euro nel capitale di Alitalia, prospettando una poco credibile integrazione tra aziende che non hanno alcuna convergenza strategica.
Questo gigante da 140 mila dipendenti è stato la cavia per diverse sperimentazioni del potere pubblico sin dal primo governo Prodi. Oggi è a buon punto il processo che lo porterà ad essere quotato in borsa. Nel frattempo sono nate nuove prestazioni e servizi, acquisite nuove aziende come quella dei corrieri Bartolini.
Nel caso di Enav, si prevede la cessione di una quota che assicuri il mantenimento in capo allo stato di una quota di controllo assoluto (51%). Al ministero dell’Economia viene affidata la massima discrezionalità nella cessione. Si prevede un’offerta pubblica di vendita, rivolta anche in questo caso agli stessi dipendenti. Il governo vuole passare all’incasso sull’onda di un boom dell’azienda che gestisce e controlla il traffico aereo. Per l’azienda diretta dall’amministratore unico Massimo Garbini il 2013 si è chiuso con un utile di 50 milioni di euro. Nel 2006 Enav ha acquisito il 100% di Vitrociset Sistemi, oggi Techno Sky, internalizzando la conduzione e la manutenzione dei sistemi di assistenza al volo e dei relativi software. Nel 2012 ha acquisito il consorzio Sicta (Sistemi Innovativi per il controllo del traffico aereo) che si occupa di attività ingegneristiche di progettazione. È un’azienda in salute, ideale da collocare sul mercato, ottenendo più soldi possibile.
«Siamo contrari a cedere alla speculazione finanziaria dei grandi gruppi internazionali le nostre migliori realtà specialmente quando, come nel caso di Poste, ci sono in gioco i risparmi di milioni di pensionati, lavoratori e piccoli risparmiatori» ha detto il deputato di Sel Francesco Ferrara.
Contro la nuova stagione di privatizzazioni, oggi sfilerà a Roma il corteo per i beni comuni promosso dal Forum Italiano dei movimenti per l’acqua al quale hanno aderito decine di movimenti e associazioni.
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