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Post antisemiti di Elon Musk, emorragia di inserzionisti su X

Post antisemiti di Elon Musk,  emorragia di inserzionisti su XElon Musk – Ap

Social La European Investment Bank smentisce la piattaforma: «L’Eib si sta coordinando con la Commissione europea e altre istituzioni Ue, e ha sospeso tutte le campagne in corso» sull'ex Twitter

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 19 novembre 2023

La prima è stata Ibm, poi nella notte fra venerdì e sabato l’emorragia: Apple, Warner Bros, Disney, Lionsgate, Sony Pictures, Comcast/NbcUniversal hanno tutte sospeso le proprie inserzioni su X, l’ex Twitter. Una risposta all’”endorsement” offerto da Elon Musk a un tweet antisemita in cui, nel contesto della guerra fra Israele e Hamas, si ripeteva la teoria della sostituzione etnica favorita dalla comunità ebraica. Ma anche a un’inchiesta di Media Matters che ha svelato come le inserzioni di quasi tutte le compagnie che hanno poi ritirato la propria pubblicità continuassero a apparire su X «al fianco di contenuti che inneggiano a Adolf Hitler e il partito nazista». Con tanto di screenshot di “frasi motivazionali” del fuhrer («nel lungo termine la verità deve essere vittoriosa») al fianco di pubblicità delle principali aziende statunitensi.

In risposta all’impennata di antisemitismo e discorsi d’odio sulla piattaforma è intervenuta anche la Commissione europea: «Abbiamo osservato un allarmante aumento di disinformazione e hate speech su molte piattaforme social nelle ultime settimane», e su X in particolar modo. «Abbiamo di conseguenza consigliato i servizi (comunitari, ndr) di astenersi dal pubblicare inserzioni sui social media in questione». In un comunicato rilasciato a Variety, la piattaforma ha sostenuto che nonostante l’appello della Commissione «la Banca d’investimento europea ci ha detto che continuerà a pubblicare inserzioni su X». Affermazione smentita, al manifesto, da un portavoce della European Investment Bank: «Posso confermare che la dichiarazione riportata da Variety è scorretta. L’Eib si sta coordinando con la Commissione europea e altre istituzioni Ue, ha sospeso tutte le campagne in corso su X e non ha campagne in programma nel prossimo futuro».

Il colpo più grave inferto all’ex Twitter viene però da Apple, che – nonostante sostenga di aver ridotto le pubblicità sulla piattaforma dopo l’avvento di Musk – da diverse indagini risulta essere fra i principali inserzionisti. L’emorragia di contenuti sponsorizzati (che rappresentano circa il 90% degli introiti della compagnia) ha scatenato le ire del miliardario che ieri ha reagito minacciando una «causa termonucleare» contro Media Matters, accusata di aver manomesso le sue scoperte e soprattutto di minacciare la libertà di parola di cui lui – uomo più ricco del mondo che annuncia procedimenti legali contro un centro di ricerca e informazione non profit – sarebbe invece il paladino.

L’entità del colpo subito emerge anche dai tentativi di Musk di fare marcia indietro con il suo consueto barrage di tweet: in uno sostiene perfino che sospenderà dalla piattaforma chiunque – in relazione al conflitto in corso – impieghi le espressioni «From the river to the sea» e «decolonizzazione», che «implicano necessariamente il genocidio».

Solo poche ore prima, aveva invece azzoppato i tentativi della Ceo di X Linda Yaccarino – assunta per rimpiazzarlo alla guida della piattaforma proprio per fermare la fuga degli inserzionisti seguita all’acquisizione da parte di Musk l’ottobre 2022 – di mettere una pezza sulle sue esternazioni antisemite, con un post in cui affermava il rifiuto della piattaforma nei confronti di qualunque tipo di discriminazione. Poco dopo, Musk si era detto d’accordo con un utente che accusava Imb di aver ritirato le inserzioni per «salvarsi la faccia».

Venerdì era intervenuta anche la Casa bianca, con un comunicato, per condannare le «ripugnanti» posizioni antisemite espresse da Musk: «È inaccettabile ripetere l’odiosa bugia che c’è dietro il più mortale atto di antisemitismo nella storia statunitense», ha scritto un portavoce del governo riferendosi al mass shooting alla sinagoga di Pittsburgh del 2018, dove sono state uccise 11 persone.

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