
Il suo mandato romano, che arriva in un momento importante (sia per i fatti politici che coinvolgono la Francia, sia per il 350/mo anniversario da festeggiare), lo interpreta a modo suo: «Mi piace la scritta, l’ossimoro che si trova sotto l’obelisco, ’affrettarsi lentamente’, questo anno sarà così. E tutto si svolgerà all’insegna di una condivisione dei progetti con i borsisti». Mayette Holtz presenta le attività dell’Accademia in un frizzante italiano mescolato al francese e questo métissage linguistico sarà una linea-guida anche dei giovedì di discussione sulle arti (fra i primi ospiti, Valeria Bruni Tedeschi e Salvatore Settis).
Il programma è intenso: dopo la mostra di Balthus ci sarà quella di Yan Pei Ming (dal 17 marzo), ex pensionnaire negli anni Novanta, mentre le opere dei borsisti saranno esposte in autunno, a Roma e a Parigi, senza escludere altre destinazioni più lontane. La direttrice di Villa Medici è determinata a togliere qualsiasi steccato. Niente più liste di discipline (ormai tutto è fluido nella creatività), né bandi con limiti di età perché l’intreccio di generazioni e il passaggio della sapienza è sempre un terreno fecondo: ad accompagnare i borsisti nel loro soggiorno ci sarà il paleontologo Yves Coppens.
La maison degli artisti, inoltre, mira a trasformarsi in una sorta di fondazione autonoma così da poter accogliere finanziamenti e stringere partenariati (per ora può contare su circa sette milioni di budget). Muriel Mayette Holtz sembra avere bene in mente l’idea che la cultura sprigioni energie che devono circolare liberamente. Va quindi «illuminata» con giochi di luce realizzati da professionisti, celebrata con feste (per esempio quella per la ricorrenza dei 350 anni in febbraio, con tanto di ballo in maschera), soirée di cinema all’aperto e una Notte bianca in ottobre, con concerti e performance nella cornice dello splendido giardino.