Nel 1999 una mostra itinerante inauguratasi al Deutsche Guggenheim di Berlino raggruppava sotto la icastica definizione di Amazons of the Avant-Garde «sei donne di genio» (per citare il curatore John Ellis Bowlt) che avevano lasciato la loro impronta su quel fenomeno del resto alquanto sfaccettato noto come avanguardia russa. Un’immagine quella delle artiste-guerriere già suggerita dal poeta cubofuturista Benedikt Livsic, che nelle sue memorie L’arciere dall’occhio e mezzo aveva parlato con ammirazione di «vere Amazzoni, cavallerizze della Scizia». Il riferimento agli Sciti, nomadi abitatori delle steppe asiatiche, non era affatto casuale, visto che gli avanguardisti avevano eletto quei «barbari» a...