Ponti: anche questo governo ha ceduto sul Tav
Alta velocità Il professore che ha firmato l'analisi costi benefici: «Con Toninelli rapporti a zero, ha deciso di mandare avanti tutti i cantieri»
Alta velocità Il professore che ha firmato l'analisi costi benefici: «Con Toninelli rapporti a zero, ha deciso di mandare avanti tutti i cantieri»
Il dodici luglio il vicepremier Luigi Di Maio verrà a Torino, tappa del suo tour italiano per discutere della trasformazioni del M5s e di Tav. Una via d’uscita potrebbe essere la cosiddetta «mini Tav», ovvero un progetto di tunnel di base alternativo a quello attuale. Un progetto che supera l’analisi costi benefici su cui molto si è discusso nei mesi passati.
Professor Ponti oggi si parla di mini Tav: cosa ne pensa?
Nel tempo sono state ipotizzate molte Tav light o mini Tav, forse anche una dozzina che io ricordi: ma questo progetto mi è nuovo. Non mi permetto di giudicarlo dato non ne ho conoscenza, ma rilevo le critiche mosse dall’Ingegner Alberto Poggio (Commissione tecnica Comune di Torino, ndr) che credo sia un bravo tecnico. Visto che si tratta di prospettive su cui discutere una realistica Tav light potrebbe essere individuata nella costruzione di un’unica canna, salvando così capra e cavoli. Poi, in base ai flussi di traffico si deciderà se costruire la seconda canna: questa soluzione porterebbe ad un taglio radicale dei costi.
Si dovrebbe ripartire da zero anche nel caso della “sua” mini Tav
Io posso dire che al momento è stato speso l’undici per cento della somma che verrà investita in questo progetto. Se possiamo risparmiare, ben venga il ripartire da quasi zero.
Professor Ponti, la sua analisi costi-benefici ha messo nero su bianco che il Tav è inutile?
Lo studio che noi abbiamo prodotto certifica che sulla tratta Torino-Lione passa pochissima roba, il che genera forti dubbi sulla sua utilità. Non solo dal punto vista ferroviario ma anche autostradale: gli scambi di merci tra quelle due regioni sembrano quindi modesti e in declino. Idem per quanto riguarda il transito dei passeggeri, che per altro patiscono e patiranno la concorrenza dei voli low cost.
Questa dovrebbe essere la pietra angolare su cui appoggiare una decisione politica.
La politica ha firmato un accordo internazionale e questo è un vincolo. Rimane però il problema che queste opere sono tutte a carico dell’erario, e quindi della collettività, mentre gli utenti non mettono un soldo, e questo lascia molto perplessi. Zero per cento: parliamone, visto che le finanze italiane non sono floride e di questo problema che gli utenti, nemmeno quelli industriali, non vogliono pagare le infrastrutture ferroviarie non si parla mai. Di questo passo si va ad alta velocità in Grecia.
I suoi rapporti con il ministro Toninelli come sono?
Il mio rapporto con il ministro non esiste pressoché più, dato che ha deciso di mandare avanti tutti i cantieri. Qualcosa di piccolo che risulta eccessivamente costoso forse verrà fermato ma il grosso proseguirà il suo iter. Vale per il Tav come per il terzo valico. Ma soprattutto per le ferrovie al Sud, che rimarranno vuote. Il problema è che i francesi hanno già detto che della Torino-Lione non glie ne frega nulla e lo hanno detto ufficialmente. A queste parole sono seguiti fatti, dato che non stanzieranno nemmeno un euro fino al 2038 per la tratta dal tunnel a Lione.
Decade il principio secondo cui le grandi opere si fanno se servono?
Sembra che nessuno condivida il principio secondo cui le mega infrastrutture si fanno se hanno un senso. Tanto lo si verificherà tra 10 anni, come per la AV Milano-Torino.
Sbaglio se le dico che questo governo mette la pietra tombale sull’analisi costi benefici come strumento decisionale?
Sbaglia clamorosamente: questo governo si è solo rivelato identico ai precedenti. Noi abbiamo collaborato con il ministro Delrio che un giorno ci disse «tutto sarà analizzato», ma quando subentrò Renzi si trasformò in «nulla sarà analizzato». Questo governo ha fatto lo stesso, non ha resistito alle pressioni economiche e di consenso elettorale e ha ceduto su tutto. Noi tecnici riconosciamo il primato della politica ma così viene meno un principio etico culturale di trasparenza delle scelte. Vincono poteri invincibili. Invincibili. Perché nessuno risponde degli sprechi in contesto economico molto problematico.
I nostri nipoti quindi vedranno il Tav in val Susa?
Deciderà la politica, che segue logiche diverse. In ogni caso ai nostri nipoti possiamo dire «pagherete caro, pagherete tutto».
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