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Pompei, il piatto è servito con rovine romane in padella

Pompei, il piatto è servito con rovine romane in padellaIl logo per la candidatura di Cucina italiana (foto Ansa)

Beni culturali Presentato dai ministri Sangiuliano, Lollobrigida e Piantedosi il logo per la candidatura della Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco. La scelta della location è legata alla scoperta del recente affresco con natura morta che ha generato una vera e propria «pizza-mania»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 5 agosto 2023

Si direbbe che tutte le strade, di questi tempi, portino a Pompei. Dopo l’inaugurazione, lo scorso 16 luglio, del Frecciarossa diretto Roma-Pompei (inizialmente previsto ogni terza domenica del mese, poi programmato tutte le domeniche in reazione alle polemiche scatenate dalla pomposa e al contempo imbarazzante pubblicità governativa), il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si è recato nuovamente negli Scavi vesuviani.

AD ACCOMPAGNARLO, questa volta, non c’era – come nel treno della propaganda – la premier Meloni ma il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida assieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La ghiotta (è proprio il caso di dirlo) occasione è stata offerta dalla presentazione alla stampa del marchio che rappresenterà la candidatura della Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco, lanciata lo scorso marzo e promossa dall’Accademia italiana della cucina, dalla Fondazione Casa Artusi e dalla rivista La cucina italiana.

Il logo, realizzato dagli allievi della Scuola dell’arte della medaglia dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato, è un’illustrazione goffa e piuttosto confusionaria (il contrario di ciò che dovrebbe essere un logo), in cui – in linea con la grafica banale e stereotipata della campagna «Open to meraviglia» del ministero del Turismo – escono dalla medesima padella pasta, pizza e monumenti schematizzati (si riconoscono con certezza il Colosseo e la Torre di Pisa).

Oltre al direttore del Parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, hanno partecipato all’evento anche il viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Edmondo Cirielli, il sottosegretario alla Cultura con delega Unesco Gianmarco Mazzi e l’ad del Poligrafico Francesco Soro. La scelta delle rovine romane di Pompei – sito che nel 2023 ha già accolto circa 2milioni e 330mila visitatori – come location per un evento estraneo all’archeologia, è legato alla recente scoperta di un affresco con natura morta (ma forse si potrebbero leggere i fatti anche nell’ordine inverso…), la cui furbesca e ben poco scientifica interpretazione ha generato una vera e propria «pizza-mania».

IL 27 GIUGNO, i responsabili del Parco hanno infatti annunciato di aver riportato alla luce, in una domus della Regio IX, un dipinto raffigurante una pizza o meglio, visto che ovviamente mancano pomodori e mozzarella, «un lontano antenato della pietanza moderna». In realtà, come hanno fatto notare gli specialisti, ciò che si intravvede oltre la cortina del sensazionalismo è una «focaccia» o più probabilmente un piatto di terracotta con i bordi alti (scambiati per «cornicione» dal celebre pizzaiolo napoletano Sorbillo).

L’affaire, più gastronomico che iconografico, si è trasformato in una farsa quando, agli inizi di luglio Sorbillo ha invitato Zuchtriegel nel suo locale per preparare la «pizza» pompeiana condita con melagrane, datteri e spezie. Il piatto è servito ed ecco che anche Sangiuliano, dopo essersi «imbucato» last-minute, sempre ieri, nell’area archeologica di Velia per l’inaugurazione della mostra – dagli immancabili toni trionfalistici e (auto)celebrativi del «clan archeologico vesuviano» – Elea: la rinascita, ha voluto personalmente rendere omaggio alla «pizza» dal sapore identitario che forse contribuirà a nutrire la sua corsa al ruolo di governatore della Campania nelle prossime regionali. Quel che è certo è che finora il ministro ha portato avanti, con rinnovata passione patriottica, la politica commerciale avviata dal suo predecessore al dicastero della Cultura.

LA VETRINA POMPEIANA, che già fece da sfondo ai proclami di Franceschini sull’eccellenza italiana (miseramente naufragata con il piano del turismo Verybello e la piattaforma It’s Art) diventa ora la piazza populista di Sangiuliano, il quale, oltretutto, si fa forte delle sue origini napoletane. L’ossessione per gli incassi ha spinto il ministro ad emanare decreti affossa-ricerca come quello che vincola a esosi costi l’utilizzo delle immagini dei beni culturali dello stato, e a rendere pagante la visita del Pantheon. Mentre gli istituti culturali dotati di autonomia sono passati da 44 a 60, un’articolata riforma del MiC è attesa per settembre. Nel porticato della Palestra Grande, ieri, è stata imbandita una grande tavola per lo storico assaggio dell’olio extravergine Pumpaiia, riprodotto per la prima volta dal seppellimento della città antica. L’eruzione del 79 d.C. non è che un flebile ricordo. La tutela del patrimonio anch

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