Polke, linguaggio pop come stratificazione, errore e veleno
Sigmar Polke, «Freundinnen», 1965-’66 © 2013 Eredità Sigmar Polke, New York, ARS – Bonn, VG Bild-Kunst
Alias Domenica

Polke, linguaggio pop come stratificazione, errore e veleno

A Londra, Tate modern, «Alibis. Sigmar Polke 1963-2010» Politico nel disimpegno, ambiguo senza frontiere, l’artista tedesco, in questa mostra, rischia di rimanere inscatolato
Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 2 novembre 2014
Famoso per la sua esplorazione di media diversi, dalla pittura a olio e acrilico a installazioni con legno e patate, da docufilm a fotocopie deformate, da fotografie colorate a diapositive seriali, Sigmar Polke è particolarmente amato dalla Tate Modern di Londra, che gli aveva già dedicato una personale nel 2003 ([/V_INIZIO]History of Everything) e gli dedica ora, a quattro anni dalla morte, un’affascinante retrospettiva: Alibis Sigmar Polke, 1963-2010, fino all’8 febbraio 2015, già al MOMA di New York e poi al Museum Ludwig di Colonia in Germania (catalogo a cura di Kathy Halbreich con Mark Godfrey, Lanka Tattersall e Magnus...
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