Politiche ritardatarie nel contrasto alla violenza maschile
VERSO IL 25 NOVEMBRE Presentato il rapporto di ActionAid sul sistema antiviolenza italiano. «Nel 2020, le Regioni hanno erogato il 2% dei fondi»
VERSO IL 25 NOVEMBRE Presentato il rapporto di ActionAid sul sistema antiviolenza italiano. «Nel 2020, le Regioni hanno erogato il 2% dei fondi»
Il report di ActionAid diffuso ieri sul sistema antiviolenza italiano ha nel titolo la sintesi dei risultati: «Cronache di un’occasione mancata». Effettuato nel 2021, ha un focus importante sul 2020 e si concentra sul monitoraggio e l’analisi delle risorse stanziate in relazione al sistema antiviolenza nazionale regolato dal DL 93/2013, cioè dall’entrata in vigore del decreto legge, che ha fondato l’attuale sistema antiviolenza con cui ci si misura. Il Dipartimento per le pari opportunità ha destinato a interventi di «protezione» il 75% delle risorse; il 14% è stato invece dedicato alla «prevenzione» e il 2% ad attività di «assistenza e promozione».
NEL MOMENTO di chiusura del report di ActionAid il nuovo Piano nazionale antiviolenza 2021-2023 non era ancora operativo, pochi giorni fa è passato al Consiglio dei ministri ma di fatto lascia «scoperto» un intero anno, tanto è il tempo trascorso dalla scadenza dell’ultimo relativo al triennio 2017-2020.
Al 15 di ottobre del 2021 le Regioni avevano erogato il 74% dei fondi nazionali antiviolenza relativi alle annualità 2015/2016, il 71% per il 2017, il 67% per il 2018, il 56% per il 2019 e il 2% per il 2020. Nel frattempo il Dipartimento per le pari opportunità, come viene fuori anche leggendo il report presentato il 18 novembre dai centri Di.Re., non ha trasferito risorse significative per il 2021, impiegando talvolta 7 mesi nel passaggio delle risorse alle Regioni. La fotografia presente, spiega il rapporto, è quella di interventi non adeguati insieme agli impegni presi dalle istituzioni e disattesi in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Oltre a essere incompleti infatti, gli interventi subiscono le lungaggini, quando non il pantano, di uffici e aule che dovrebbero essere invece luoghi preposti a facilitarne l’iter. I dati del monitoraggio confermano uno sfondo che viene definito come «desolante» e che, a distanza di un anno dall’ultima rilevazione, si delinea con una frammentarietà programmatica, finanziamenti scarsi, disparità a livello regionale e governance fragile e poco trasparente.
QUEL 2% EROGATO dalle Regioni durante la pandemia (solo la Liguria e l’Umbria risultano invece aver trasferito un acconto) è aggravato dalla mancanza dei fondi straordinari messi a disposizione durante l’emergenza sanitaria per rispondere alla difficoltà moltiplicata delle donne vittime di violenza. Ad esempio, si legge nel rapporto, solo l’1% del DL «Cura Italia» destinato alle Case rifugio è stato liquidato (dei 3 milioni di euro stanziati nel marzo del 2020 ripartiti nel novembre dello stesso anno e trasferiti alle Regioni nel primo semestre del 2021). Dei 10 milioni di euro trasferiti alle Regioni grazie a una procedura accelerata ad aprile del 2020 circa un quarto è stato destinato alla emergenza sanitaria.
Relativamente al Pnrr le cose non funzionano meglio: prevenzione e contrasto alla violenza sono assenti (così come dalla Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026), dando l’idea perlomeno miope che non si debba forse trattare di pianificazioni strategiche strutturali bensì di quell’equivoco che tende a considerare la violenza maschile un fenomeno di cui occuparsi una tantum. Un altro esempio è il reddito di libertà (400 euro mensili per un massimo di 12 mesi a donne che seguono percorsi di fuoriuscita dalla violenza): sia pure nella sua evidente insufficienza si è reso operativo dopo 15 mesi.
IN ITALIA chi si fa carico del sistema antiviolenza è la rete dei centri e delle case rifugio, anticipando, con la lungimiranza delle pratiche politiche che arrivano dal movimento delle donne e dal femminismo, gli interventi di carattere governativo che sono arrivati solo a partire dal 2013. Da ciò che emerge e a conti fatti, nel 2021 vi è stato un minore impegno delle istituzioni nella prevenzione e nel contrasto alla violenza maschile. Insomma davvero un’occasione mancata, che però non possiamo più permetterci di accettare come una cronaca qualsiasi.
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SCHEDA. «Violenze invisibili» alla Casa delle donne
Giovedì 25 alle 17,30, alla Casa internazionale delle donne ci sarà una giornata dedicata a «Violenze invisibili. La voce per dirle. Suggestioni, incontri, azioni». Dopo il saluto di Maura Cossutta,Taiko No Koe i tamburi giapponesi; poi il racconto della violenza (saluti di Vittoria Tola), con Giulia Minoli, Celeste Costantino, Maria Pia Carmen Vogani, Marta Donzelli. Seguirà «Io ti credo rispondi anche se la voce trema» con Domenica Santarcangelo, con Adri, Assolei, Differenza donna, Esser donna, Il Cortile, Le libellule, Vita di donna, a cura di Associaz La stanza di Eva e Cora Roma
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