Politica e ’ndrangheta, arrestato il presidente del consiglio regionale della Calabria
L'inchiesta Domenico Tallini, esponente di spicco di Forza Italia, avrebbe aiutato la mafia nel business delle farmacie in cambio di voti
L'inchiesta Domenico Tallini, esponente di spicco di Forza Italia, avrebbe aiutato la mafia nel business delle farmacie in cambio di voti
Tra i calanchi argillosi e giallastri del Marchesato, Mimmo Tallini era ormai di casa. Quel che un tempo era «il Gran granaio d’Italia», tra Cutro, Roccabernarda e Crotone, per lui è da sempre un fluente serbatoio di voti. Alle regionali del 2014, nella provincia pitagorica, ne prese 2300. Un’enormità. Questi exploit elettorali dovrà spiegarli ai giudici della Dda di Catanzaro che hanno firmato per lui un mandato d’arresto (ai domiciliari) per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa.
L’APICE DELLA SUA CARRIERA, questo sessantottenne ex missino catanzarese, fondatore di Forza Italia in Calabria, lo aveva appena raggiunto. Era stata Jole Santelli a volerlo presidente del consiglio regionale. Nostalgico del Ventennio, Tallini lo è sempre stato anche con la casacca azzurra: «Il fascismo non era razzista», «Il colonialismo ha portato la civiltà in Africa» alcune delle sue perle. L’inchiesta Farmabusiness, coordinata dalla procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, con altri 18 arresti tra picciotti e politici, segna ora per lui una brusca frenata. A poche settimane dal ritorno anticipato alle urne. L’ipotesi di reato è un pesante macigno. E riguarda le elezioni del 2014, quelle vinte dal centrosinistra di Mario Oliverio, a cui Tallini si presentò da assessore uscente alle risorse umane per giunta Scopelliti. Tallini venne eletto consigliere di opposizione con 9.939 preferenze. Per gli inquirenti di Catanzaro tutto avvenne con il sostegno della cosca Grande Aracri di Cutro.
GRAZIE ALLE SUE ENTRATURE, le farmacie della ‘ndrangheta sarebbero state sempre aperte. «In cambio del sostegno avrebbe garantito ai referenti del sodalizio le condizioni per l’avvio e per l’esercizio dell’attività imprenditoriale della distribuzione all’ingrosso di prodotti farmaceutici» scrivono i giudici. I medicinali dei cutresi, da allora, sarebbero comparsi sui banchi di mezza Italia. Dalla Calabria all’Umbria fino all’Emilia, lo storico feudo dei Grande Aracri nel triangolo Reggio Emilia- Brescello- Modena.
IL CONSORZIO FARMA ITALIA e la società Farmaeko senza Tallini non avrebbero potuto operare in grande stile. A tenere i rapporti tra la consorteria e i non affiliati sarebbero state le donne di ‘ndrangheta. Da tempo i cutresi sono in difficoltà operativa. Tanto il patriarca Nicolino detto man’ i gumma, quanto il figlio Ernesto sono in carcere. Ecco che a gestire gli affari sarebbero state la moglie, la figlia e la nuora del boss. Tre donne capaci di «rappresentare e restituire le figure apicali dell’organizzazione, provvedendo a dare direttive agli associati nella pianificazione delle attività illecite, seguendo le indicazioni provenienti dai congiunti detenuti». E così il 5 ottobre del 2014 una delegazione dei cutresi si presenta da Tallini in assessorato, nella cittadella regionale. Garantiscono appoggi e voti alle imminenti elezioni del 23 novembre: «Te li raccolgo io (i voti ndr), non ti preoccupare, e vedi tu che è sempre grazie a lui se partiamo… dobbiamo ringraziare… al momento è forte e probabilmente sarà sempre il numero uno a Catanzaro Mimmo… e non c’è niente… pure che non sale… ma sempre la minoranza».
TALLINI SARÀ IL PRIMO degli eletti di Forza Italia nella circoscrizione centrale di Catanzaro- Crotone. Che nelle società farmaceutiche ci fossero capitali di ‘ndrangheta – afferma la procura – Tallini lo sapeva perfettamente. Eppure, non avrebbe esitato ad entrare nei progetti commerciali relativi alla distribuzione dei farmaci. Tanto da imporre l’assunzione alla Farmeko del figlio Giuseppe, entrato in società come consigliere. Quando, spaventato, il ragazzo vuole mollare, è proprio Tallini a far di tutto perché non accada. Tallini senior si sente garantito e protetto. Il suo «nunzio» presso i Grande Aracri sarebbe stato Mimmo Scozzafava, l’antennista di Sellia Marina che si impegnava «a tenerlo al corrente di tutto ciò che accadesse, minuto per minuto».
DALLE CARTE EMERGE anche una truffa al Servizio sanitario nazionale. Gli inquirenti scrivono testualmente di un’organizzazione criminale che si propone di esportare illegalmente i farmaci oncologici «per rivenderli all’estero con profitti spropositati». I rapporti tra Tallini e i cutresi sarebbero proseguiti anche alle ultime regionali del 26 gennaio. Nella stessa circoscrizione Calabria Centro, Tallini venne riconfermato con 8.009 preferenze. Non è un segreto che a sostenerlo fu il gruppo crotonese di ConSenso dei fratelli Leo ed Enrico Pedace (non indagati), della borgata Papanice. Enrico Pedace nel 2016 fu il candidato più votato alle comunali di Crotone, primato confermato quest’anno da consigliere di opposizione, con 913 preferenze. «I miei sono tutti voti riconosciuti e di persone perbene» tenne a precisare.
IN LISTA SI PRESENTÒ ANCHE Salvatore Gaetano (anch’egli non indagato). Enrico Pedace è autista di Tallini, con un compenso annuo di 14.353 euro. Ma nella «struttura» talliniana figura anche la moglie di Gaetano, Denise Razionale con un compenso da 16.737 euro annui. Piccolo particolare: Gaetano è parente di Nicolino Grande Aracri.
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