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Politica agricola, lobby in agguato sulla svolta green

Politica agricola, lobby in agguato sulla svolta greenLavoro agricolo – Reuters

L'Europa vota la Politica agricola comune

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 18 ottobre 2020

In piena pandemia, quando tutto appariva buio e incerto, un raggio di luce ha fatto breccia nel panorama politico europeo dando un senso diverso a quei giorni. In realtà lo avevamo sospettato già a dicembre scorso con la presentazione del Green New Deal della Presidente von der Leyen che tra incredulità e speranza dimostrava che finalmente si può davvero parlare di transizione ecologica, di un vero cambio di passo indirizzato verso il cosiddetto impatto zero nel nostro continente.

Lontano, nel 2050, ma il fatto che richieda tutto questo tempo dimostra che il percorso può essere vero, che non si tratta di uno slogan. Poi a maggio, appunto nel pieno dell’incertezza di un’Europa che provava a rimettersi in moto, arriva una straordinaria visione sul mondo dell’agricoltura, il green deal declinato per la produzione agricola e per la tutela della biodiversità: le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030.

Non a caso rilasciate in contemporanea dalla Commissione Europea, derivano dall’analisi critica e oggettiva del ruolo che la produzione agricola ha sulla crisi climatica e pongono obiettivi precisi, puntuali, in alcuni casi un po’ timidi, ma di certo ambiziosi e coraggiosi. Mettere l’agroecologia al centro del percorso della transizione verso un’agricoltura a ridotto impatto è il vero cambio di paradigma e rafforzare le politiche a sostegno dell’agricoltura biologica dimostra inequivocabilmente che la Commissione Europea vuol contribuire a disegnare un nuovo rapporto tra noi esseri umani e il pianeta in cui viviamo.

Cambiare paradigma significa, infatti, ricostruire questa relazione provando a contrastare modelli di agricoltura industriale incuranti di suolo, acqua e biodiversità, elementi che rappresentano fondamentali servizi ecosistemici che garantiscono la resilienza degli ambienti coltivati.

La biodiversità è la nostra garanzia per il futuro. Lo è quella di interesse agrario, perché garantisce resistenza, contrasto della crisi climatica, ma anche quella dei saperi, delle tradizioni: quella culturale e umana. Lo è anche quella naturale. Tutto questo trova spazio nelle strategie della Commissione Europea e dovrebbe diventare una concreta politica europea per il futuro. Sembrerebbe tutto semplice ma non lo è.

Cosa farà, infatti, il Parlamento Europeo nei prossimi giorni? Riuscirà a garantire un passo così ambizioso e coraggioso da far diventare le strategie della Commissione un faro nella costruzione della nuova Pac (la politica agricola comune è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 39% del bilancio dell’Unione europea)? Questa è probabilmente l’ultima occasione che l’Europa ha per poter davvero dimostrare alle giovani generazioni che si è compreso quanta importanza rivesta oggi la necessità di cambiare passo. Se il Parlamento ignorerà gli obiettivi della transizione ecologica non ci sarà di certo una prossima occasione.

Il Parlamento è eletto dai cittadini. Non possiamo accettare di sentir parlare di accordi politici tra i gruppi parlamentari o di lobby per concordare l’abbassamento del livello di ogni obiettivo ecologico garantendo sempre e solo modelli agricoli industriali, intensivi, monocolturali, insensibili alla transizione.

Dalla Pac ci aspettiamo politiche rivolte a consolidare la nostra agricoltura mettendo a valore l’infinita rete di piccoli agricoltori che sono anche custodi di territori, di saperi, di paesaggio. Noi siamo un pezzo dell’Europa ma dall’Europa ci aspettiamo che venga rafforzato il ruolo dei produttori responsabili. Poi toccherà all’Italia costruire un Piano Strategico Nazionale forte, coeso e rappresentativo delle esigenze del mondo agricolo nazionale.

Un piano che si costruisce confrontandosi, aprendosi anche alle associazioni della coalizione #cambiamoagricoltura che vuole contribuire portando le istanze di mondi produttivi diversi. Dialogo, coraggio, ambizione, transizione, agroecologia sono tutti sinonimi di futuro, di quel futuro che vorremmo regalare alle giovani generazioni che oggi ci osservano e domani ci giudicheranno.

L’autore fa parte del comitato esecutivo Slow Food

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