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Police, gli ex operai non piacciono alla Bbc

Police, gli ex operai non piacciono alla BbcI Police nel 1979

«il manifesto», 1971-2021/Dopo una fortunata tournée negli Stati Uniti, per il trio arrivano successo e fama anche in patria

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 1 maggio 2021

Sono in tre. Capelli corti e biondi (ma uno solo è un biondo vero, gli altri due si sono adeguati). Appena li vedi pensi che faranno delle versioni punk delle canzoni dei Beach Boys. E Invece no. All’Inizio il solito rock duro e veloce, ma con dentro una strana allegria: Truth Hits Everybody. Questo tanto per cominciare. Il pezzo buono, quello che conta e che dice le scelte della band, viene al secondo posto (da un po’ di tempo i pezzi buoni degli lp che escono sono al secondo posto). Una rullata, pochi accordi di chitarra in Echoplex, passaggi di percussioni che porta a un ritmo reggae, due versi di reggae e due di rock elettrico, il coro che finalmente esplode: Can’t Stand Losing You. Un misto tra i Wailers e i primi Kinks messi insieme.
Ma c’è molto di più nella musica dei Police, un fascino indefinibile e trascinante che in due anni li ha portati in testa alle classifiche discografiche e nel cuore di una folla di fan sempre più numerosi. Vediamo di capire. Intanto la loro grossa preparazione musicale. Sting (26 anni, basso e voce) e Copeland (25 anni, batteria) hanno alle loro spalle una lunga esperienza di jazz, e Summers (chitarra, 28 anni) si è fatto tutti gli anni del pop e della new wave e soprattutto ha suonato con Kevin Coyne e Kevin Ayers. Comunque i Police nascono dentro il giro punk e, seppure con grande autonomia, continuano a far riferimento all’etica punk dell’Hard and Fast (duro e veloce), e su questa base costruiscono i loro pezzi melodici, di grande impressione vocale e musicale, e di grande finezza. Secondo Copeland, il trucco è molto semplice: energia e ritmo, più naturalmente le song che sono molto importanti. Poi ci sono tutti quei «buchi» imprevisti, sparati nel bel mezzo dei loro pezzi, che permettono al loro materiale, e al pubblico, di respirare. Buchi quasi sempre riempiti da break di reggae che, mescolati con versi accattivanti e corretti, arrivano alla fine a cambiare il loro modo di fare rock. Il reggae si infila più o meno direttamente in tutti i loro pezzi (una specie di Honky Reggae). Credo che sia cominciato tutto con Roxanne. Sting aveva gli accordi e qualche parola. È così che lavora, su un titolo che gli serve da riferimento, e su cui comincia a girare intorno. Ogni tanto la magia riesce ed esce fuori il grosso pezzo, come Roxanne. Il giro degli accordi era molto bello, ma loro non sapevano cosa farci e alla fine l’hanno fatto a reggae. Era nato lo stile dei Police. Ma non è solo il reggae. L’importante per loro è fare musica liberamente, senza limiti (Sting dice che ha il cervello pieno della musica più diversa). Probabilmente il secondo album sarà un’altra cosa. Uscirà tra qualche giorno per la A&M (Cbs). Ma non bastano i dischi per apprezzare i Police. Anche se Outlandos d’Amour è un album di una forza sorprendente (ma chi l’ha sentito?), è dal vivo che i Police tirano fuori tutta la loro energia e il loro fascino, la loro capacità di lavorare la musica, di inventare, di tirarsi dietro la gente, con una tenuta di scena che qualcuno ha paragonato a quella di Springsteen e dei Clash.
È stato Copeland (americano, ex batterista dei Curved Air) a mettere insieme i Police, ma è Sting il vero leader. Intanto la sua voce. Fa pensare a quella di Jon Anderson o a Rod Stewart. Ti tira nelle sue canzoni come una calamita. Una voce acuta, mobile e dura nello stesso tempo, con dentro una gran quantità di musica ascoltata. Sting ama Ella Fitzgerald, Cleo Laine, Joni Mitchell. L’hanno sentito fare Beale Street Blues e Basin Street Blues. E soprattutto riesce a intrecciare alla perfezione la sua voce al basso (come una volta Paul McCartney e Jack Bruce). Si è inventato questo stile unificato nel cantare e nel suonare il basso che è tutto suo, perfetto, con la voce che entra nei «buchi» del basso e il suono che acquista spazio. Sting ha capito che non si può suonare il basso alla Jaco Pastorius e nello stesso tempo giocare con la voce di contrappunto, e così si è messo a risolvere questo problema, a lavorare sulle due cose insieme. E le due cose insieme, basso e voce, sono il fascino di Sting. Più il pubblico che si tira dietro, i suoi occhi di vetro, la sua abilità di attore (Quadrophenia, Radio On, The Great Rock’n’Roll Swindle), la sua vita tranquilla (una moglie e un figlio di tre anni) ecc… Naturalmente Copeland e Summers fanno la loro parte, specialmente i «Tama drums» di Copeland fanno un lavoro eccellente. Quindi la chitarra aggressiva e determinata di Summers. Non un gruppo di tre ma un’entità unica che fa rock.
«Abbiamo strisciato e poi camminato, e ora stiamo correndo. E continueremo a correre fino a quando non cadremo» dice Sting. E in effetti i primi mesi sono stati difficili, in piena esplosione punk hanno cercato di mantenere una loro autonomia musicale, e poi i loro primi 45 giri che la Bbc si rifiuta di trasmettere perché «turbano le menti». Roxanne perché racconta la storia squallida di un hooker (un vagabondo ex operaio) e Can’t Stand Losing You perché parla di suicidio. E senza la Bbc è difficile sfondare nelle classifiche dei dischi. Allora i tre partono per gli Usa e riescono a sfondare non solo sulle «coste», ma anche dentro, nel Midwest, nella zona reazionaria dove nessuna band inglese era riuscita a passare (neppure Pistols e Clash). Ritornano in patria da star. Il resto è facile. Li aspettiamo. (11 ottobre 1979)

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