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Poche donne, molti partiti. Le nomine Rai oggi al Cda

Poche donne, molti partiti. Le nomine Rai oggi al Cda – Ansa

Lotizzazione Previsioni rispettate: Fdi spinge Chiocci al Tg1, Preziosi (Fi) al Tg2. Per la Lega c’è Pionati al Gr. L’Usigrai protesta contro «l’invadenza e interferenza del governo»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 maggio 2023

Gli scenari dei giorni scorsi sono stati confermati, il che non è sinonimo di trasparenza ma di prevedibile spartizione. I direttori Rai oggi approdano al consiglio di amministrazione, che dovrà visionare i curricula proposti dal nuovo amministratore delegato Roberto Sergio per approvare le nomine e renderle operative. Tuttavia, il suo parere non è vincolante, a meno che la bocciatura non arrivi a maggioranza qualificata.

AL TG1 ANDRÀ come previsto l’esterno Gian Marco Chiocci, proveniente da Adnkronos e spinto da Giorgia Meloni. Il Tg2, da anni regno delle destre, passerà da Fdi ad Antonio Preziosi, considerato vicino a Forza Italia. I meloniani si accaparrano anche, con Paolo Petrecca, Rainews, che faceva gola al M5S. Giuseppe Carboni, invece, andrà a Rai Parlamento. Alla direzione Cinema e Serie tv ci sarà Adriano De Maio, anche lui considerato in quota pentastellata, per Radio 2 c’è Simona Sala e per la presidenza di RaiCom Claudia Mazzola.

La Lega potrà contare sul Gr Radio, dove è in arrivo Francesco Pionati, con lo spostamento di Andrea Vianello alla guida della Tv di San Marino, e sulla conferma (l’ennesima per lui) alla Testata giornalistica regionale di Alessandro Casarin, che dovrebbe lasciare il testimone tra poco più di un anno al condirettore Roberto Pacchetti. Raisport va a Jacopo Volpi, sostenuto dai berlusconiani. Raggiungerà l’età pensionabile tra un anno, ma dovrebbe rimanere in sella per qualche mese in più per coprire le Olimpiadi di Parigi in programma a luglio e agosto del 2024. L’Intrattenimento Day Time va ad Angelo Mellone, anche lui di Fdi. La direzione Approfondimento andrà a Paolo Corsini, sempre in quota Fdi, mentre Nicola Rao dal Tg2 passerà alla direzione Comunicazione.

IL PARTITO democratico ottiene la conferma di Mario Orfeo al Tg3 e di Andrea Montanari a Radio 3, oltre che di Maria Pia Ammirati alla Fiction, Silvia Calandrelli alla Cultura, Elena Capparelli a Rai Play e di Paolo Del Brocco, che resterà Ad di Rai Cinema. Per l’ex direttrice del Tg1 Monica Maggioni c’è l’Offerta informativa, al posto di Giuseppina Paterniti che andrà in pensione.

DURISSIMO il giudizio dell’Usigrai: il sindacato dei giornalisti Rai critica la disequità di genere, il ricorso agli esterni e la lottizzazione. «I nuovi vertici cambiano direttori di generi e testate, riaprono agli esterni e tra loro non c’è nemmeno una donna – affermano da Usigrai – Al di là dei nomi scelti è evidente la piena invadenza e interferenza del governo. E la volontà di accontentare maggioranza e partiti. Il ritorno a un direttore esterno al Tg1 riapre una stagione che sembrava archiviata; uno schiaffo, l’ennesimo, ai giornalisti interni da parte di un vertice incapace di valorizzare le professionalità della Rai. Anche la scelta di risorse interne alla Rai, restituisce un quadro di spartizioni dettate dalle pressioni dei partiti e del governo».

DA QUI si arriva al voto del Cda. Al momento, l’Ad Sergio può contare su tre voti favorevoli su sette, il suo e quello di Simona Agnes e Igor De Biasio. Basteranno, perché per bloccare le nomine editoriali servono cinque voti. La presidente Marinella Soldi dovrebbe astenersi, in polemica con la poca presenza femminile e la mancata promozione delle risorse interne all’azienda. Francesca Bria, consigliera in quota Pd, bolla le nomine come «irricevibili nel merito e nel metodo» e parla di «lottizzazione selvaggia». Il consigliere rappresentante dei dipendenti Rai Roberto Laganà potrebbe non partecipare al voto, come aveva fatto in occasioni precedenti sui direttori. Sarà interessante anche vedere il voto di Alessandro Di Majo, rappresentante dei 5 Stelle, che sulla nomina dello stesso Sergio si era astenuto e che tradiva un atteggiamento curiosamente interlocutorio di Conte sulla partita del servizio pubblico radiotelevisivo.

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