Pnrr, via libera alle modifiche per la quarta rata, a Sud il 50% delle opere è a rischio
NeE tornano 960 mila euro per gli alloggi agli studenti gestiti dai privati che avevano bloccato la terza rata. Svimez: Nel mezzogiorno la metà delle misure definanziate dal governo. Nel piano c’è un difetto di impostazione: manca una politica industriale
NeE tornano 960 mila euro per gli alloggi agli studenti gestiti dai privati che avevano bloccato la terza rata. Svimez: Nel mezzogiorno la metà delle misure definanziate dal governo. Nel piano c’è un difetto di impostazione: manca una politica industriale
Il Consiglio Ue ha approvato ieri le modifiche proposte l’11 luglio scorso dal governo Meloni al «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) per ottenere la quarta rata da 16,5 miliardi di euro. Sono state recepite dieci indicazioni tra cui gli incentivi all’efficienza energetica nell’ambito del cosiddetto «Superbonus», l’aumento degli asili nido, lo sviluppo dell’industria spaziale e cinematografica, il trasporto sostenibile. Inoltre, nella frammentazione degli interventi previsti – la cifra di un «piano» da 191,5 miliardi di euro – sono stati ricollocati 960 mila euro per gli alloggi degli studenti gestiti dai privati che avevano bloccato la terza rata. Ora sono stati spostati sulla quarta eliminando il vincolo della camera singola, permettendo di creare camere doppie e aumentare i posti letto.
Le modifiche sono state ritenute necessarie dal governo perché le singole misure non risultavano più realizzabili a causa di «circostanze oggettive» quali l’aumento dell’inflazione, dunque dei costi. Il consiglio Ue, e la Commissione Europea, le hanno accettate perché non incidono sulla portata complessiva del piano. Una simile ricalibratura, in fondo modesta, è stata celebrata ieri a Roma, all’interno della maggioranza, come la dimostrazione della sagacia e del «buon governo» dell’esecutivo.
Un effetto più delle polemiche sulla capacità del governo di rispettare la stringente «tempistica» del Sacro Graal dell’economia italiana che sulla sua visione economica e dei contenuti del progetto. La soddisfazione, tutta formale, è stata accresciuta da un malinteso, avvenuto nel pomeriggio, per il quale una qualche «fonte» a Bruxelles si sarebbe lamentata del «ritardo italiano», non è chiaro se nel chiedere le rate oppure nello spendere effettivamente il tesoretto.
L’Italia è in tempo, hanno precisato successivamente da Bruxelles, sempre in forma anonima. E l’annunciata revisione del Pnrr «mira ad evitare il rischio di ritardi» ha detto un portavoce della Commissione.
Nel frattempo sono in corso le audizioni al Senato sulla relazione sullo stato di attuazione del Pnrr. Ieri Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, è tornata sul problema del definanziamento pari a 15 miliardi di euro delle opere dopo la rimodulazione del Pnrr proposta dal governo. Al Sud sono a rischio la metà delle opere previste, pari a 7,6 miliardi. Ora, è da capire con quali tempi queste risorse saranno recuperate. «Può essere importante valorizzare al massimo il coordinamento degli interventi del Pnrr con le programmazioni europee», ma l’operazione «andrebbe pianificata il prima possibile».
«Risultano 83 interventi con maggiori criticità e quindi a più elevato rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr, per un importo complessivo di 95,5 miliardi euro». In generale, Svimez ha evidenziato «l’assenza di politica industriale. Il Pnrr antepone l’obiettivo del consolidamento dell’esistente a quello della coesione, dando continuità agli strumenti nazionali già operativi a sostegno degli obiettivi orizzontali dello sviluppo tecnologico e digitale dei processi produttivi».
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