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«Pleasure», il porno tra emancipazione e mondo del lavoro

«Pleasure», il porno tra emancipazione e mondo del lavoroSofia Kappel in «Pleasure

Cinema Su Mubi il primo film di Ninja Thyberg racconta la vita di una sex worker alle prese con il proprio sogno

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 24 giugno 2022

Trovare il giusto tono per parlare di un fenomeno, e di un’industria, come quella del porno non è cosa banale. Ci è riuscita la svedese Ninja Thyberg con il suo lungometraggio d’esordio, Pleasure, disponibile sulla piattaforma Mubi dopo essere stato presentato al Sundance e aver ottenuto il bollino della selezione ufficiale «fantasma» di Cannes 2020. Protagonista di questo spaccato di vita è l’aspirante pornostar Bella Cherry, interpretata dall’esordiente Sofia Kappel. Per inseguire il suo sogno Bella ha lasciato la Svezia e si è trasferita a Los Angeles, con la speranza di farsi notare ed entrare nel giro che «conta». Il grande merito del film è di non voler cercare a tutti i costi una ragione «torbida» e in qualche modo colpevolizzante per spiegare il desiderio di Bella e delle sue amiche, con le quali condivide quotidianità e problemi. Che ci siano sempre sotto questioni irrisolte con i «padri», è un’eventualità che viene esclusa con una battuta. Un approccio questo che dona leggerezza e libertà al film, e che si pone sulla stessa lunghezza d’onda delle lotte odierne delle sex workers.

È LA PROTAGONISTA stessa ad asserire: «Sono una performer». E come tale vuole affermarsi e fare successo; per l’obiettivo è disposta a sacrificare molto, a lanciarsi anche oltre i propri limiti. Nulla naturalmente sarebbe possibile senza la camera, l’occhio meccanico al quale ci si concede ogni volta. Pleasure diventa ben presto un film sul lavoro, di cui mette in mostra le dinamiche di sopruso. Per questo Bella diviene poi un’imprenditrice di se stessa, un esempio di «empowerment» femminile, anche se il fine rimane sempre quello di arrivare ai vertici e farsi riconoscere da un mondo fondato sulla vacuità. Il film gioca senza dubbio sulla pruderie, vengono mostrati persino i temutissimi – dalla tv e la fu censura – peni in erezione, ma in maniera interessante si mostra anche come il sesso possa diventare un veicolo di potere in cui i ruoli si rovesciano in fretta. La regista prova una forte empatia per i suoi personaggi e si pone al loro livello, l’unica scelta poco comprensibile è quella di inserire come contrappunto una musica sacra. Se tra la pornografia e la religione ci sono numerosi legami, questi non sembrano però appartenere a Bella: così giovane, sfrontata, terrigna e libera.

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