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Planare lo sguardo

Fulmini e saette Planare lo sguardo – Αιωρείται το βλέμμα Oggi farò l’esegesi di un libro di poesie. Bilingue – testi a fronte. Poesie scritte originariamente in italiano e poi tradotte, dall’autrice stessa, […]

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 6 agosto 2016

Planare lo sguardo – Αιωρείται το βλέμμα

Oggi farò l’esegesi di un libro di poesie. Bilingue – testi a fronte. Poesie scritte originariamente in italiano e poi tradotte, dall’autrice stessa, in greco. Planare lo sguardo – Αιωρείται το βλέμμα è un libro di Alexandra Zambà, pubblicato dalla casa editrice La Vita Felice.

L’autrice è per avventura la donna della mia vita. Ma non mi farà velo il legame familiare, neppure in un paese come l’Italia, devastato dal familismo amorale. Mi sono dedicato all’arte e alla scienza, e non alla politica dei partiti e alla religione delle chiese, proprio per vivere in piena moralità. E fare esegesi, esporre filologicamente e analizzare criticamente un testo, è svolgere una attività morale – consistente nel mettere in contatto i lettori con gli autori, insomma nel farsi i fatti degli altri, e non i propri.

Alexandra scrive. Di origine è cipriota, greco-cipriota. Vive in Italia, ed ha adottato la lingua italiana come lingua comunicativa ed espressiva. Scrive poesie, tra le altre cose, e ve ne trascrivo una.

-senti

resta sui miei battiti

-melodie aritmie memorie-

cucite sulla pelle tua bianca e morbida

di sogni miei liquidi

sperduti nei pochi attimi della vita

non tua non mia…

L’inizio non ha la maiuscola, e la poesia finisce con tre puntini. Come un brano di dialogo. Ecco: è immediatamente evidente che la natura profonda, delle poesie, di questa poesia di Alexandra, è il dialogo. È il tu e l’io. Non l’io.

Solitamente i poeti sono concentrati sull’io. Hanno la forma della circonferenza, che ha un centro. Alexandra invece ha la forma di un’ellisse, che ha due fuochi.

È una forma poetica rara, questa, e tanto più necessaria oggi, in un mondo pieno di circonferenze. Di io, che non ascoltano, non dialogano, non mettono l’altro nella condizione dell’interlocuzione. L’altro è considerato spesso come un pubblico, un astante delle proprie gesta, qualcosa da conquistare,  qualcuno da sedurre, di cui godere e approfittare.

ακου

μείνε στους παλμούς μου

μελωδίες αρρυθμίες αναμνήσεις

ραμμένες στο λευκό και απαλό δέρμα σου

των ρευστών  μου ονείρων

χαμένων στις λίγες στιγμέςτης ζωής

μη δικής σου δικής μου…

La poesia ellittica. La poesia dell’altro in relazione all’io. Un mondo ulteriore, possibile, del noi, ma non del noi in forma di massa, di folla, di aggruppamento, in forma indistinta. Un mondo fatto di io e di tu, anzi: di tu ed io.

www.pasqualemisuraca.com

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