Italia

Più libri meno sfratti

Aladin nella biblioteca Bam di Centocelle, foto di Lidia Ginestra GiuffridaAladin nella biblioteca Bam – Lidia Ginestra Giuffrida

Librerie L’artista yemenita Aladin Al Baraduni e i 40mila volumi a rischio sgombero della Bam - Biblioteca abusiva metropolitana. L’unica del quartiere Centocelle a Roma

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 17 dicembre 2023

Bisogna abbassare la testa per entrare attraverso una porta in legno fatta a mano. «Questo è tutto materiale riciclato», dice Aladin Al Baraduni. Aladin è un artista yemenita, fondatore della Biblioteca Bam, nel quartiere di Centocelle a Roma. È sotto sfratto. Sta seduto in fondo al corridoio, tra un’infinità di libri, 40mila per l’esattezza. Le pareti sono piene di scritte e colori ma il blu è quello prevalente, un blu mare che fa da sfondo a tutti i quadri di Aladin, già presentati alla Biennale di Venezia. Dall’incendio del cimitero delle barche a Lampedusa, alla fuga da Kabul, ai bombardamenti su Sana’a, i suoi quadri testimoniano le più grandi tragedie del nostro secolo. «I dipinti non sono in vendita – avverte – non voglio lucrare sul dolore degli altri». In mezzo ai libri si intravede la vera «padrona di casa»: una coniglietta nera. «Si chiama Layla, vuol dire notte, nera come la notte. L’ho chiamata così perché mi piace molto il buio», spiega a bassa voce Aladin.

«DI QUI NON USCIRÒ, questa casa non la mollerò», promette una scritta sul muro. Lo spazio in cui Aladin lavora, dipinge e cataloga libri è uno stabile occupato da più di dieci anni. Lo scorso luglio è arrivata la prima notifica di sfratto, poi un’altra a fine novembre e quindi l’ultimatum fissato per il 13 febbraio 2024. Ma questo immobile, ora acquistato da un privato, custodisce un patrimonio artistico e culturale immenso, oltre a essere l’abitazione di due famiglie con tre minori, che vivono al primo piano sopra la biblioteca.

«Sono arrivato in Italia più o meno in questi giorni 18 anni fa, nel Natale del 2005. Sono scappato dallo Yemen perché lì mi hanno condannato a morte. Sono ateo nonché dissidente politico. Per il regime ero un nemico che andava contro il dittatore e contro le autorità religiose», racconta lentamente, mentre sorseggia una birra.

NELLO YEMEN Aladin era un artista molto conosciuto. «Dipingevo dal vivo gli ultimi, gli spazzini, i senza tetto. Era anche per questo che il regime mi odiava, perché non dipingevo solo le cose belle del paese ma anche il suo disagio, le sue contraddizioni», racconta. Per tanti anni è stato costretto a dipingere durante la notte e a lasciare i quadri incompleti quando doveva scappare dalla polizia. Da qui la base blu: per evitare che rimanessero buchi bianchi nelle parti che non riusciva a completare.

«Una volta arrivato in Italia ho chiesto asilo politico che purtroppo mi è stato rifiutato, – continua – Ho vissuto come clandestino per cinque anni. Ho occupato questo stabile per sopravvivere. Nessuno mi affittava casa». All’interno dell’immobile Aladin e altri amici hanno pensato di fondare una biblioteca, attualmente l’unica a Centocelle e punto di riferimento per il quartiere. «L’abbiamo chiamata Bam, Biblioteca abusiva metropolitana, perché i vicini di casa all’inizio ci consideravano abusivi. Volevamo far vedere che non tutto quello che è abusivo è negativo».

Quadro di Aladin allo spazio Bam, foto di Lidia Ginestra Giuffrida

LA PRIMA DONAZIONE ricevuta da Bam fu di 3mila libri, da parte di amici ma anche di case editrici romane come Nova Delphi e il Galeone. Oggi, da 3mila volumi, Bam è arrivata a ospitarne 40mila. Dalle biografie alle autobiografie, ai libri di storia, ai fumetti ma anche cinema, teatro e poesia. Ricco è lo scaffale su marxismo e anarchismo. Ci sono libri di letteratura alternativa e underground, spesso testi unici che si trovano solo qui. Sono tutti divisi per argomento, catalogati per settore.

Ogni giorno ne arrivano di nuovi. Quelli che non interessano alla biblioteca vengono messi fuori a disposizione dei passanti che possono prenderli gratuitamente, come del resto tutti i libri della biblioteca che vengono dati in prestito esclusivamente sulla fiducia. La biblioteca custodisce, inoltre, numerose opere d’arte e sculture che sono state donate, regalate, disegnate direttamente al suo interno da vari artisti, ma anche uno spazio per laboratori dedicati ai bambini. Poi ci sono i murales esterni e interni all’edificio.

Aladin alla biblioteca Bam, foto di Lidia Ginestra Giuffrida

TUTTO QUESTO PATRIMONIO sociale e artistico rischia, adesso, di essere perso per sempre. Il 13 febbraio, un giorno prima dell’undicesimo anniversario della fondazione di Bam, l’immobile dovrebbe essere sgomberato. «Noi stiamo chiedendo al Comune di Roma e al quinto Municipio di darci un altro spazio per trasferire il patrimonio raccolto in questi anni».

Finora il sindaco Gualtieri non ha risposto. «Fortunatamente, si sta lavorando per dare un’altra sistemazione alle due famiglie che abitano qui sopra. Ma per la biblioteca no. Ci dicono che non ci sono spazi», conclude Aladin che fino a qualche giorno fa era in sciopero della fame per attirare l’attenzione. Non è servito, Aladin non ha ricevuto risposte ma, insieme alla comunità che sostiene la biblioteca, è determinato a non abbandonare i libri e le opere d’arte che si trovano al suo interno. «Il Comune deve trovare una soluzione. Questo patrimonio non può finire per strada».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento