Lavoro

Più di due morti al giorno, raddoppiati fra gli over 60

Più di due morti al giorno, raddoppiati fra gli over 60Una manifestazione per denunciare la strage dei morti sul lavoro – Foto LaPresse

Strage sul Lavoro I dati Inail sul primo trimestre 2021 rispetto all'anno precedente: più 11%. Fillea Cgil: triplicati nei cantieri, servono patente a punti, Durc e omicidio colposo

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 5 maggio 2021

Luana D’Orazio con i suoi 22 anni è sicuramente la lavoratrice più giovane ad aver perso la vita. L’eco mediatica che ha avuto la sua morte è dovuto a questo – e anche, il terrificante sistema funziona così, al suo viso grazioso che ha inondato giornaloni e tg di solito refrattari agli oltre due morti sul lavoro giornalieri.

LA STRAGE SUL LAVORO non si è mai fermata nemmeno con la pandemia con le fabbriche e i campi sempre aperti. Nel 2021 ha accelerato nuovamente con numeri che testimoniano come l’emergenza sia totale e mai affrontata seriamente. La striscia di sangue continua imperterrita: nei primi tre mesi di quest’anno, rileva l’Inail, sono stati 185, ben 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020: l’aumento è dell’11,4%.

Un andamento che rispecchia quello che è successo nel 2020: «Le denunce con esito mortale nel 2020 sono state 1.270, pari a 181 in più rispetto al 2019, con una crescita del 16% – ha riferito qualche giorno fa il presidente dell’Inail in quota leghista Franco Bettoni, in occasione della Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.

Dal punto di vista delle classi di età preoccupa il raddoppio dei morti nella classe 60-69 anni: dai 19 dei primi tre mesi del 2020 ai 38 del 2021, sintomo di una precarizzazione del lavoro per chi a quell’età dovrebbe essere in pensione.

La formula burocratica dell’Inail – «denuncia con esito mortale» – fa il paio con «morti bianche», espressione che da oltre 20 anni non si riesce a cancellare.

Luana è morta in un’azienda tessile, settore poco battagliero sindacalmente, anche se Cgil, Cisl e Uil di Prato hanno deciso di proclamare 4 ore di sciopero per venerdì. Più battaglieri sono i due settori più colpiti dalle morti e incidenti sul lavoro: edilizia e agricoltura. Proprio sul manifesto la Fillea Cgil aveva denunciato a fine febbraio un aumento del 150% dei morti sul lavoro nei cantieri: 31 contro i 12 dello stesso periodo 2020. La causa è per il 48% caduta dall’alto, il 26% lavoratori travolti da materiali. Nel 33% dei casi i lavoratori erano totalmente o parzialmente irregolari; erano il 25% (4 casi su 12) nello stesso periodo 2020. Il 43% delle vittime è tra i 40 ed i 60 anni, il 43% over 60, di cui 2 over 70.
Le proposte della Fillea Cgil per combattere il dilagare dei morti e infortuni sul lavoro sono precise. Primo: il Durc di congruità – il documento unico di regolarità contributiva – che faciliterebbe l’emersione del lavoro nero; la «patente a punti»: ogni azienda parte da 30 punti e ne perde se ha infortuni e incidenti per propria responsabilità – lavoratori senza caschetto, ponteggi non a norma – e allo stesso modo guadagna punti se investe in sicurezza e formazione (se l’azienda azzera i punti è temporaneamente bloccata a partecipare agli appalti mentre nelle gare a parità di offerta economica vince chi ha più punti nella patente). Terzo: l’aggravante lavoro sull’omicidio colposo. Oggi non ci sono condanne di imprenditori responsabili di morti sul lavoro superiore ai 5 anni e così non sono possibili sequestri patrimoniali e i parenti non possono rivalersi sui responsabili della morte dei loro cari.

Per quanto riguarda le campagne gli incidenti e purtroppo i morti vanno ancora più spesso nascosti e non denunciati dal caporale o dal padrone che se ne inventano di tutti i colori per di non prendersi la responsabilità – e magari scaricare i migranti davanti all’ospedale come accaduto più volte nel Pontino – perché raramente fanno rispettare le normative anti infortunistica.

NATURALMENTE L’INCREMENTO dei morti dal 2020 è dovuto in buona parte alle morti avvenute a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo, che rappresentano circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio 2020. E infatti nei dati 2020 le categorie di lavoratori maggiormente colpite dalla pandemia sono gli operatori socio-sanitari, i medici, gli operatori socio-assistenziali e il personale non qualificato che svolge il proprio lavoro all’interno delle strutture ospedaliere: il 79% del totale. Ma la pandemia ha colpito anche impiegati amministrativi, conducenti di mezzi, addetti ai servizi di pulizia. Anche con il Covid a morire sono sempre i lavoratori più deboli.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento