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Pista azera e «alte sfere» maltesi per l’assassinio della giornalista Dauphne Caruana Galizia

Pista azera e «alte sfere» maltesi per l’assassinio della giornalista  Dauphne Caruana GaliziaMalta, quel che resta dell'auto di Dauphne Caruana Galizia – LaPresse

Panama papers e altre storie L’isola mediterranea governata da Joseph Muscat è diventata un mega-affare nelle mani dell'Azeirbaijian guidato dalla famiglia Aliev

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 18 ottobre 2017

La notizia dell’omicidio della giornalista maltese Dauphne Caruana Galizia è giunta come un uragano sulle scrivanie delle redazioni di tutto il mondo. Galizia era conosciuta per la sua tenace attività di denuncia del governo di Joseph Muscat, per il suo rigore e rettitudine tra i giornalisti di tutto il mondo. Un omicidio che sta sconvolgendo in queste ore il mondo politico di Malta e sta commuovendo e mobilitando l’opinione pubblica maltese e internazionale.

NON A CASO lo stesso Joseph Muscat, che era stato oggetto delle inchieste e delle accuse di Galizia, ha sentito la necessità non solo di condannare «l’atto barbaro» ma di chiedere aiuto della sezione europea delI’Fbi per risolvere il caso.
Anche la Chiesa maltese è scesa in campo ieri a suo modo. L’ arcivescovo monsignor Charles Scicluna, dopo aver condannato l’accaduto ha cercato di stendere un pannicello caldo sulla ingombrante vicenda: «Questo non è il momento di innescare guerre tra noi» bensì di «difendere la dignità di ciascuno… il grande valore della democrazia» ha affermato l’alto prelato.

L’ASSASSINIO di Galizia riporta a galla uno dei più importanti scandali politico-finanziari del decennio, i Panama Papers, un fascicolo di oltre 11 milioni di files, reso pubblico nel 2015, che dimostrava come politici, managers e imprenditori di tutto il mondo avessero eluso al fisco o riciclato per molti anni enormi quantità di danaro nei paradisi fiscali, e il cui capitolo maltese porta a Baku e le cui trame si snodano fino a Londra e ad Ankara. Trame invisibili fatte di scatole cinesi finanziarie, riciclaggio, corruzione, business della rendita energetica. Da allora Galizia si mise con testardaggine a studiare i legami inconfessabili che intercorrevano tra il premier maltese e lo Stato azero.

L’AZERBAIJAN, paese ricco di greggio e di gas naturale, è retto da dopo crollo dell’Urss dalla famiglia Aliev, che amministra il paese come una proprietà personale. Dopo la morte nel 2003 di Heidar Aliev, già boss del partito comunista azero, è subentrato alla presidenza il figlio Ihlam che governa il paese con il pugno di ferro, grazie alla onnipresente polizia segreta. Alle due figlie ha affidato la gestione della Socar, una società formalmente statale, che amministra la rendita petrolifera del paese. Spulciando nei files dei Panama Papers Galizia non solo venne a scoprire che le figlie di Alyev attraverso la Socar ammassavano all’estero enormi quantità di gioielli e azioni di aziende minerarie britanniche ma che la FA Invest di Malta aveva acquistato il 6.5% delle azioni della azienda di telecomunicazione azera Azercell, società anch’essa indirettamente controllata dalla famiglia Aliev. Nel gioco delle società offshores la FA maltese risultò poi collegata a società turche che venivano gestite dallo stesso amministratore panamense.

NEL 2014 IL PREMIER maltese Muscat si recò, inusualmente senza informare la stampa, a Baku per firmare alcuni contratti di «collaborazione strategica» per lo sfruttamento di quote di gas azero, con la Socar, la società delle vistose figlie di Aliev. La riservatezza dell’incontro indusse a pensare – anche ai meno maliziosi – che fosse stata favorita nell’accordo una società maltese legata al ministro per l’energia Konrad Mizzi (il quale a sua volte era presente nei Panama Papers in qualità di socio di società offshores). Muscat continuò per lungo tempo a respingere le «insinuazioni» e a negare il «linkage» ma il 20 aprile scorso, Galizia inchiodò il primo ministro maltese pubblicando sul suo blog una serie di bonifici (di cui il più significativo di 1 milione di dollari) a favore della società panamense Egrant di proprietà della moglie di Moscat, provenienti dal conto corrente aperto a Malta presso la Pilatus Bank dalla Al Sahra Fzco, guarda caso, una società che fa riferimento alla primogenita di Aliev, Leyla. Una scoperta costata molto cara.

IL PUZZLE CRIMINALE si compone perfettamente se si aggiunge, cosa che non ha potuto scoprire purtroppo Galizia, che lo Stato azero è azionista della nuova centrale elettrica di Malta e che la Egrant venne fondata proprio negli stessi giorni in cui Aliev ricambiava la precedente visita di Muscat, atterrando a La Valletta.

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