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Pisa, flop anche per Boccadarno

Pisa, flop anche per BoccadarnoIl rendering del nuovo porto di Marina

Affari in comune Dopo le difficoltà del gruppo Bulgarella e il fallimento della Sviluppo Navicelli, richiesta di concordato per i costruttori del nuovo porto di Marina di Pisa. Una città in Comune e Rifondazione all'attacco: "Fra Navicelli e Boccadarno ci sono gli stessi soci - denuncia Ciccio Auletta - e ci sono 8 milioni non pagati al Comune. Vediamo se le fideiussioni sono buone, temiamo di no. Come per Navicelli”.

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 10 gennaio 2016

Tre indizi, nell’indagine penale, fanno prova. Dopo i guai del gruppo Bulgarella, e il fallimento della Sviluppo Navicelli nonostante i 22 milioni ottenuti da Ikea per i terreni dove ora sorge il punto vendita della multinazionale, ora tocca alla “Boccadarno Porto di Pisa Spa”. Società che ha chiesto il concordato preventivo, ad appena due anni dall’inaugurazione del nuovo porto turistico di Marina di Pisa. Una gigantesca struttura che aveva sepolto il vecchio approdo, e con esso l’affascinante sapore retrò della Marina pisana.
I soci della Boccadarno, molti dei quali hanno realizzato il porto, hanno deciso di “non immettere ulteriori risorse liquide” nella società, che ha un indebitamento di circa 100 milioni di euro. “L’operazione del Porto di Marina – osserva in proposito il consigliere comunale Ciccio Auletta, a nome di Una città in Comune e Rifondazione – è stata il frutto del sistema di relazioni fra le amministrazioni comunali degli ultimi 15 anni e pochi imprenditori, e basava la sua presunta redditività sulla realizzazione di oltre 150mila metri cubi di edificato, in aree anche pubbliche”.
Questo grande intervento urbanistico – villette, condomini, alberghi, negozi, uffici – aveva trovato una immediata e determinata opposizione del Comitato per la salvaguardia di Boccadarno, delle associazioni ambientaliste e di Rifondazione, già scettiche sulle virtù salvifiche del maxi porto, e contrarie a una nuova, definitiva colata di cemento sulla Marina. Grazie ad una sentenza definitiva del Consiglio di Stato, che sancì l’illegittimità dell’operazione immobiliare, l’intervento fu bloccato. Ma palazzo Gambacorti non ha mai ascoltato le proposte, fatte dagli stessi ambientalisti, di nuove previsioni che contemperassero il rispetto ambientale, l’interesse pubblico e la sostenibilità economica di un nuovo, possibile intervento.
La crisi ha fatto il resto. “Il concordato preventivo della Boccadarno non è un fulmine a ciel sereno – ricorda il consigliere di sinistra Auletta – a maggio avevamo lanciato un ulteriore allarme visto il fallimento della Sviluppo Navicelli. Era una facile previsione, visto che siamo davanti a un sistema di scatole cinesi, in cui gli stessi attori ritornano continuamente nelle due compagine societarie: dal gruppo Panchetti a Stefano Bottai, che ha ricoperto incarichi di primo piano in entrambe e ora è nel cda di Aeroporti Toscani, fino a Simone Tempesti. Loro rispondevano sulla stampa parlando di un piano di rifinanziamento. Ora la verità è venuta a galla”.
In attesa del tribunale, la società ha deciso un aumento di capitale che sa di beffa: 55mila euro. Nel mentre pendono, fra gli altri, 8 milioni per i terreni di proprietà pubblica che la Boccadarno non ha mai pagato al Comune di Pisa. “Anche per questo abbiamo fatto un accesso agli atti per sapere se la Boccadarno è in regola o meno con le fideiussioni depositate – anticipa Auletta – perché temiamo di ritrovarci con il solito pacco di fideiussioni farlocche, come già accaduto con Bulgarella e la Sviluppo Navicelli”. Forse stavolta si investigherà davvero, invece di occuparsi solo di daspare i tifosi di curva, e perfino i manifestanti ad iniziative politiche anti Lega, come successo negli ultimi giorni a Pisa, e prima ancora a Livorno.

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