Cultura

Pippi, una vita alla rovescia

Pippi, una vita alla rovescia

EverTeen Oggi al teatro Parenti di Milano, per il festival I Boreali, verrà proiettato il documentario «Astrid» di Kristina Lindström, che racconta la movimentata biografia della celebre scrittrice svedese

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 4 febbraio 2017

Solo i bambini fanno miracoli quando leggono, sosteneva Astrid Lindgren. Per questo, ogni volta che le veniva chiesto per quale motivo non si cimentasse con la scrittura «per adulti» – ammesso che esista una differenza nella letteratura – l’autrice di Pippi Calzelunghe, Emil, I fratelli Cuordileone rispondeva che proprio non le interessava. I protagonisti dei suoi romanzi e i suoi lettori (lettrici soprattutto) dovevano correre insieme lungo i confini di mondi incantati. Mondi alla rovescia, che confliggevano con la società svedese del tempo, in grado però di svelare i desideri più segreti dei bambini. Sovversiva, insana di mente, immorale venne definita all’epoca la scrittrice, ma lei proseguì lungo la sua strada con smaliziata attitudine, rivelando in televisione o in interviste private che «ai più piccoli si deve rispetto». Anche perché possono fare di tutto, sono forti e gentili. Come Pippi, nome che nacque dalla fantasia della figlia Karin ammalata di polmonite e presto popolò le serate di casa Lindgren con le sue monellerie. Fino alla stesura del manoscritto con tanto di disegni che Astrid regalò alla figlia per il suo decimo compleanno. Era il 1944 e Pippi finì per simboleggiare molti bambini usciti dalla guerra: sua madre era morta e il padre disperso, niente scuola, regole fai-da-te. Un’anarchia degli affetti dovuta a una catastrofe mondiale dove ognuno cercava di arrangiarsi al meglio. E lei, bimba lentigginosa che viveva con un cavallo e una scimmia, capace di rimandare indietro i poliziotti che la inseguivano per «normalizzarla», ci riusciva benissimo.

Oggi, alle 15.30, per il festival I Boreali (organizzato dalla casa editrice), al teatro Parenti di Milano verrà proiettato il documentario Astrid di Kristina Lindström, che racconta la vita della celebre scrittrice svedese, nata a Vimmerby il 14 novembre 1907 e morta a Stoccolma il 28 gennaio 2002, all’età di 94 anni. È di questi giorni, inoltre, la notizia che la casa di Stoccolma (dove presero vita le avventure delle sue eroine), diventerà un museo, lasciando tutto intatto, anche il lettino dove Karin ascoltava le gesta della leggendaria Pippi.

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Il film di Lindström, con l’ausilio di materiali di archivio eccezionali, ci presenta una ragazzina vivace, abituata a scorrazzare insieme ai fratelli in luoghi aperti. Astrid Lindgren cresce – comunque felice e spensierata – in un ambiente molto religioso, divora libri e presto va a lavorare come correttrice di bozze presso il quotidiano locale. È qui che la sua esistenza subisce una sterzata brutale. L’editore Blomberg, molto più grande di lei, la corteggia fino a quando la ragazza si scoprirà incinta. Ha solo 18 anni e deve andare via di casa.

La nuova residenza è Stoccolma: la vita per Astrid si fa difficile, è costretta a lasciare il figlio Lars presso una famiglia di Copenhagen per guadagnare e tirare avanti. Le cose si assesteranno per un po’ attraverso il matrimonio con Sture Lindgren, suo nuovo capoufficio e bon vivant (donne e bevute, che lo porteranno alla morte precoce). Nascerà la seconda figlia, riprenderà il primogenito con sé – ma l’abbandono subito da piccolissimo rimarrà un buco nero per Lars, che dovrà fare i conti con depressioni e alcol -, diventerà una attivista politica: per la pace, per i diritti dell’infanzia, fiancheggerà i movimenti anti-nucleari e Olaf Palme stesso la ringrazierà per l’appoggio. E continuerà a scrivere romanzi e racconti. E quando la guerra sembra trascinare via tutto con la sua potenza distruttrice, lei metterà al mondo una vera bomba in carne e ossa: Pippi Calzelunghe.

Sarà additata dai docenti delle scuole, ma adorata dalle alunne e alunni di ogni classe del mondo (il libro è stato un best seller planetario e ha venduto circa 150 milioni di copie). Con una bambina in particolare, che conduce una esistenza ai limiti e che un giorno le scrive una lettera appassionata, manterrà una corrispondenza trentennale, infischiandosene – anche stavolta – delle regole degli adulti.

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