Il titolare del «Mare nostrum» di Soverato si credeva padrone assoluto dell’arenile e dello stabilimento balneare da lui gestito. Sprezzante delle regole di convivenza civile, delle leggi e dei contratti di lavoro. Beauty Davies, 24 anni lavoratrice nigeriana, ne ha fatto le spese. Il telefono scassato, un dito fratturato, messo a referto dal pronto soccorso soveratese. Era stata assunta a inizio stagione con la mansione di lavapiatti. Martedì scorso la donna era giunta nella struttura della costa jonica per chiedere la restante parte dello stipendio pattuito. A telecamera accesa e in diretta su Instagram aveva poi registrato la reazione scomposta del gestore del locale. Fino alla brutale aggressione. La paga pattuita era da schiava: 600 euro al mese per 10 ore al giorno. Ma al balneare di Soverato non bastava e lui questi pochi spiccioli non voleva neanche darli.

«Alla fine di luglio è stato effettuato un bonifico da 200 euro – racconta al manifesto FIlomena Pedulla, la legale di Beauty – ed è per questo motivo che la mia assistita si è recata nel locale per reclamare il saldo dello stipendio». Da quanto emerge del video vi è stato inizialmente il tentativo di allontanarla, seguito dalla aggressione nel momento in cui ci si è resi conto della registrazione in corso. Il gestore del lido, aiutato dalla moglie, ha così pensato male di distruggere il telefonino.«Infatti la mia assistita non è raggiungibile da allora», conclude la legale.

Il giorno dopo il fattaccio la reazione di solidarietà è unanime. Sindacati, partiti di sinistra, associazioni, il coro di vicinanza è palpabile.

Mancano all’appello i partiti della destra, gli stessi che fomentavano i balneari nelle strade di Roma nella spinosa grana delle concessioni. Sul punto è netta la denuncia della Filcams Cgil Calabria: «È indecente vivere in un paese dove chi lavora subisce trattamenti violenti mentre chi utilizza il demanio pubblico in concessione fa il bullo incontrastato perché pensa che il bene comune è un suo feudo a a prescindere dal rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori dello Stato». Il titolare del «Mare nostrum» da ieri risulta iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Catanzaro. Le accuse sono di lesioni personali, furto e minacce. La Cgil ha organizzato un flash mob davanti allo stabilimento con lo slogan «mettere sotto sopra il turismo».

Perché la vicenda incresciosa di Beauty è solo la punta dell’iceberg. «Le hanno distrutto il cellulare con un atteggiamento brutale e il dialetto locale usato come lingua minacciosa. Sono situazioni che accadono frequentemente nel settore turismo». ha spiegato al megafono Giuseppe Valentino, segretario calabrese Filcams. «I lidi, gli stabilimenti balneari sono concessi ai privati dallo Stato ed è inaccettabile che vengano violacea le leggi che sono di tutti noi. Grazie a Beauty per aver denunciato il sopruso». La manifestazione ha visto la partecipazione anche di un folto gruppo di bagnanti e turisti. Beauty intanto dopo aver formalizzato la denuncia è tornata nella sua casa di Satriano, nell’entroterra catanzarese. Ad attenderla la piccola Daisy. In queste ore le sono pervenute numerose offerte di lavoro regolare. La migliore risposta, la più confortante, che la miglior Calabria potesse offrire.