Pioppo, tiglio, quercia o castagno?
Diario di confino Capita in questi giorni di incorrere in pensieri tristi e negativi. Allora passeggiando un giorno all'improvviso viene da chiedersi sotto quale alberto vorremmo dimorare per l'eternità
Diario di confino Capita in questi giorni di incorrere in pensieri tristi e negativi. Allora passeggiando un giorno all'improvviso viene da chiedersi sotto quale alberto vorremmo dimorare per l'eternità
Oggi ho avuto pensieri di morte. Non di quelli depressivi o suicidari, che non appartengono al mio temperamento, ma una di quelle immaginazioni sul dopo che ogni tanto vengono e che non sono legati al coronavirus, ma al semplice fatto di esistere. Pensi: ora sono qui, domani potrei non esserci più.
Ogni mattina, prima di mettermi al lavoro, cammino per alcuni chilometri lungo un sentiero alberato che da una parte ha un fiume sassoso che scende dalle montagne, dall’altra campi coltivati, vigneti, boschetti, un allevamento di cavalli e uno di asini, colline. Cammino veloce e penso, penso e respiro, respiro e ascolto il suono del fiume che scende veloce nelle gole strette e poi si allarga in un letto placido. I rumori dell’acqua sono molto diversi. Il mare va a ondate, il lago a sciabordii, il fiume che ho sotto casa non si ferma mai, scende più o meno impetuoso a ogni ora del giorno e della notte. È una forza inesauribile.
Mi sono accorta che da un po’ di giorni, durante la camminata, faccio d’istinto una sosta nello stesso punto. Mi sono chiesta perché. Allora ho alzato lo sguardo e ho visto che sopra di me c’era un pioppo con le foglie nuovissime. Io ho da sempre una passione per i pioppi, forse perché a due pioppi mio padre legò la mia prima rudimentale altalena. Non è la loro forma allungata ad attirarmi, ma le foglie che non si fermano mai e vibrano a ogni alito d’aria.
Ho guardato su e ho detto alla persona che mi accompagna nelle camminate: «Se me ne vado prima di te, e visto che finirò in cenere in meno di un’ora, vorrei che mi piantassi un pioppo sopra la zucca». Lui ha risposto: «Anche i tigli sono belli». È vero, ho pensato guardando un tiglio lì accanto con la sua chioma ombrosa e profumata sotto la quale è bello sedersi quando in estate fa caldo. «Ma pure il castagno e la quercia andrebbero bene», ha aggiunto lui. E allora il ciliegio? E perché non una robinia, o una betulla, o un olmo?
Siamo tornati a casa immaginando la pianta che ci piacerebbe essere e lì mi sono accorta che se potessi diventerei un bosco e poi che avevo trasformato un pensiero di morte in un gioco di vita che vi rilancio. Voi, in che pianta vi trasformereste?
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