Piombino, un forno per sperare
Acciaio Da Aferpi 200 milioni a Sms Demag per il primo dei due impianti previsti e per un nuovo laminatoio. Finalmente un primo passo per la reindustrializzazione, mentre restano al palo (tranne il porto) le altre opere, dalla strada 398 alle bonifiche. E gli ammortizzatori per l'indotto ex Lucchini stanno finendo.
Acciaio Da Aferpi 200 milioni a Sms Demag per il primo dei due impianti previsti e per un nuovo laminatoio. Finalmente un primo passo per la reindustrializzazione, mentre restano al palo (tranne il porto) le altre opere, dalla strada 398 alle bonifiche. E gli ammortizzatori per l'indotto ex Lucchini stanno finendo.
Finalmente è arrivata la firma dell’accordo tra Aferpi e Sms Demag per la fornitura di un forno elettrico – ma dovevano essere due – e di un nuovo impianto di laminazione rotaie. Un passaggio atteso da mesi a Piombino e in Val di Cornia. Talmente ritardato da non cancellare le preoccupazioni emerse dopo l’inchiesta del Sole 24 Ore che ha segnalato le non piccole difficoltà della Cevital di Issad Rebrab, patròn anche di Aferpi, nei rapporti con il governo algerino.
Per certo l’investimento di Aferpi di circa 200 milioni fa tirare un sospiro di sollievo a Enrico Rossi: “Il piano Cevital – commenta – si rivela concreto e affidabile, e questa notizia conferma ancora una volta il valore dell’impegno unitario delle forze sindacali, dei lavoratori, delle istituzioni per difendere il futuro produttivo di Piombino”. A Rossi fa eco la segretaria regionale della Cgil, Dalida Angelini: “Piombino ha rischiato di perdere acciaio e lavoro. Ma dalla crisi più profonda è nato un modello che sta dando risultati. Inoltre chi è stato riassunto dalla ex Lucchini in Aferpi ha l’articolo 18”.
Visto da Firenze, il bicchiere sembra mezzo pieno. Invece i problemi emergono lì dove dovrebbe rinascere il polo industriale piombinese. Se non all’altezza del passato, quantomeno per dare risposte ai 3-4mila lavoratori, fra diretti e indotto, dell’ormai ex cittadella dell’acciaio. Di questi, un terzo è stato riassunto da Aferpi, con contratti di solidarietà. Ma altri 750 circa sono in cigs ex Lucchini. E per diverse centinaia di lavoratori dell’indotto, gli ammortizzatori sono in scadenza, o già scaduti.
Per questo, a Piombino, il sindaco piddino Giuliani fotografa un bicchiere mezzo vuoto. “C’è una crisi industriale drammatica – rimarcava giorni fa – è l’ora di cambiare passo”. Con riferimento ai ritardi ben più marcati del governo in merito agli altri progetti di reindustrializzazione dell’area. Progetti che, al di là delle parole o dei mitici “accordi di programma”, per ora non sono andati oltre l’inizio del potenziamento del porto.
Ben diversa la situazione per gli altri progetti che porterebbero lavoro. A partire dal completamento della strada 398 – atteso da almeno vent’anni – che proprio dal nuovo porto arriverebbe alla variante Aurelia, e i cui lavori sono invece desolatamente fermi. Per non parlare delle gigantesche bonifiche propedeutiche alla realizzazione del polo agroalimentare targato Cevital, da costruire sulle ceneri della ex Lucchini. Tutto fermo.
Nel mentre il sindaco Giuliani ha fatto sapere ai concittadini: “Il ministro Poletti convocherà gli amministratori delle Regioni con aree di crisi, per trovare delle soluzioni immediate”. Più che ammortizzatori classici, “altre idee, ad esempio lavori di pubblica utilità e tirocini formativi per lavoratori in età avanzata, come forme di sostegno al reddito”. E’ ancora lunga la notte di Piombino.
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