Piombino, missione (quasi) impossibile per il Pd
Ballottaggi 2019 Venti punti da recuperare per la pur tenace Anna Tempestini sono uno scoglio quasi insuperabile per un Pd locale che in questi anni ha sbagliato tutto, l'avvocato Francesco Ferrari (Fdi) vede vicino il traguardo. L'ex vicesindaco Ferrini: "Scontro fra cambiamento e conservazione, non fra destra e sinistra. Ferrari prende 1.110 voti in più delle liste di centro destra alle europee, il Pd 900 in meno".
Ballottaggi 2019 Venti punti da recuperare per la pur tenace Anna Tempestini sono uno scoglio quasi insuperabile per un Pd locale che in questi anni ha sbagliato tutto, l'avvocato Francesco Ferrari (Fdi) vede vicino il traguardo. L'ex vicesindaco Ferrini: "Scontro fra cambiamento e conservazione, non fra destra e sinistra. Ferrari prende 1.110 voti in più delle liste di centro destra alle europee, il Pd 900 in meno".
La speranza è l’ultima a morire. Ma certo i risultati del 26 maggio, con Francesco Ferrari al 48% con 8.900 voti, e la pur tenace Anna Tempestini al 28,9% con 5.350 preferenze, su un bacino elettorale di 27.500 cittadini di cui 19mila sono andati alle urne (affluenza al 69,5%), dicono che con ogni probabilità il Pd perderà l’antico Palazzo dei Priori, sede del Comune più importante della Val di Cornia, dopo più di 70 anni di guida Pci-Pds-Ds.
Come a Livorno nel 2014, sul Pd si è abbattuto uno tsunami, arrivato da lontano non nello spazio ma nel tempo, causato da una conduzione amministrativa che da zoppicante è diventata, negli ultimi anni, catastrofica. Dalle Acciaierie al porto, dalle bonifiche all’impiantistica dei rifiuti, fino alla gestione di palestre e piscine con le società sportive storiche a rischio di sfratto, per gran parte dei piombinesi il partito non ne ha azzeccata una. “Il Pd ha fatto politiche di destra – tira le somme l’operaio e sindacalista di base Massimo Lami – quando in questo campo la destra è ovviamente più brava”.
Ad esempio, privatizzando la Discarica Rimateria di Ischia di Crociano e prevedendone un maxi ampliamento, in quello che è stato il tema principale della campagna elettorale, il Pd si è trovato contro l’intera città, già alle prese con la ineludibile ma complicatissima bonifica delle gigantesche aree industriali dell’Acciaieria. “Piombino città dei rifiuti? No grazie!”, hanno urlato i piombinesi. Che solo per un pelo hanno evitato che nel porto si insediasse un impianto industriale, assai inquinante, per l’attività di demolizione e riciclaggio di navi arrivate alla fine della corsa.
Anche l’arrivo di Nicola Zingaretti, con il segretario dem pronto ad assicurare “un impegno al maggior coinvolgimento dei cittadini, con maggior apertura e meno autoreferenzialità”, ha dato l’impressione della chiusura della stalla quando i buoi erano lontani. Mentre l’avvocato Francesco Ferrari, consigliere uscente di Fdi, oltre a Lega e Fi ha al suo fianco tre liste civiche che fanno capire molte cose: “Ferrari sindaco” guidata da Giuliano Parodi, sindaco uscente di Suvereto, ex Pci e Prc; “Ascolta Piombino” di Riccardo Gelichi, ex Pd; “Lavoro&Ambiente” di Carla Bezzini, ex Sel.
L’ex vicesindaco Stefano Ferrini (si era dimesso l’anno scorso), che con la sua lista Spirito Libero non è entrato in consiglio per otto voti, ringraziando gli elettori ha offerto una nitida chiave di lettura della situazione: “Pur appartenendo la gran parte di noi idealmente al campo del centro sinistra, abbiamo capito che lo scontro era tra cambiamento e conservazione, non fra destra e sinistra. Infatti Ferrari prende 1.110 voti in più delle liste di centro destra alle europee, e il Pd quasi 900 in meno”.
Cambiamento contro conservazione anche alle Acciaierie, dove solo l’Usb manifesta in piazza, e si fa conoscere, denunciando l’estenuante gioco del cerino fra il governo e Jindal. Con il risultato di lasciare abbandonato a se stesso il sito siderurgico – l’ad Fausto Azzi ha lasciato pochi giorni fa – in cig i lavoratori, e in stand by il piano industriale, con le bonifiche e i nuovi forni elettrici da costruire fuori città. “Per fare le nuove Acciaierie – ricorda Massimo Lami – con produzioni moderne e non inquinanti, e macchinari non energivori come adesso, ci vuole quasi un miliardo di euro. Chi ce li mette?”. Ad oggi Jindal, che pure è un colosso dell’acciaio, non ne mostra l’intenzione. Ma in questi anni Piombino senza acciaio si è impoverita tanto. E tanto, purtroppo, rischia di impoverirsi ancora in futuro. Chiunque sia il nuovo sindaco.
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