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Pingyao Anno Zero

Festival Prima edizione diretta da Marco Müller, un Sundance cinese dedicato al cinema indipendente internazionale

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 25 novembre 2017

«Tra me e Jia Zhangke c’è stata una discussione costante. Gli ho detto che ero preoccupato perché le sale non erano pronte – ed infatti lo sono state a soli tre giorni dall’inizio del festival». Gli ho chiesto, «sei sicuro di voler annunciare che questa sarà la nostra edizione inaugurale del festival?». Zhangke mi ha risposto con un’altra domanda: «perché non lo chiamiamo ‘Anno Zero’?” Al che gli ho ribattuto che nel film di Rossellini Berlino viene distrutta, una fine che non volevamo per Pingyao!»
Così mi racconta Marco Müller – storico direttore dei festival di Venezia, Roma e Pechino e adesso direttore artistico del debutto sul palcoscenico internazionale del Pingyao Crouching Tiger Hidden Dragon International Film Festival, o PYIFF. Ci troviamo in una delle fabbriche convertite ad una velocità impressionante. Nel complesso ci sono cinema fantastici, sale, spazi, bar e caffè. Tutto questo è situato nella città storica di Pingyao nella provincia di Shanxi nella Cina centrale. Una volta un centro importante, poi in declino, Pingyao è oggi nuovamente in crescita.
JIA ZHANGKE
C’è molto turismo – principalmente cinese – per vedere l’architettura della dinastia Han e assaggiare l’aceto e il manzo per i quali la città è famosa. Ma questa è anche la zona in cui è cresciuto uno dei talenti più grandi del cinema cinese contemporaneo: Jia Zhangke. Con la sua trilogia Pickpocket, Platform ed Unknown Pleasures Jia Zhangke ha documentato il cambiamento della Cina dal punto di vista della sua città natale Fenyang – a circa cinquanta minuti da Pingyao. Il festival fa parte del suo sogno di far crescere la regione, di farla diventare un centro di cultura e creatività.
«Quando ero giovane non esisteva un’industria del cinema in questa regione. Ma fin da bambino sapevo che questo bisogno, questo desiderio di cinema esisteva. È per questo motivo che ho fortemente voluto questo festival. Anche se non abbiamo l’industria abbiamo il pubblico». Sta per girare un nuovo film, Ash is the Whitest Colour – la cenere è il colore più bianco – ma la sua ambizione per il festival è molto evidente. Una specie di Sundance cinese dove il pubblico avrà l’opportunità di vedere un genere di film internazionale che non ha niente a che vedere con i soliti prodotti hollywoodiani e in cui i registi cinesi avranno una loro piattaforma per mostrare al mondo la loro visione.
IL PROGRAMMA
Il programma include film diversi come Last Flag Flying di Richard Linklater, Jeannette l’enfance de Jeanne d’Arc di Bruno Dumont, un thriller fantastico dalla Norvegia Valley of Shadows e L’ora legale di Ficarra e Picone. Quest’ultimo rappresenta la presenza italiana in coppia con il musical della Camorra dei Fratelli Manetti Ammore e Malavita. I film cinesi includono una larga gamma di generi. Ash di Li Xaofeng è un giallo che mescola Dostojevskij con L’altro uomo di Hitchcock. Sun Liang debutta con Kill the Shadow, il viaggio surreale di un uomo che sogna di essere un cantante d’opera, o forse un bandito o un uomo d’affari. Ma il film taiwanese di Lai Kuo-An A Fish Out of Water è stato uno dei migliori. Un dramma enigmatico di un bambino che racconta di una vita già vissuta e di una famiglia precedente. La sua famiglia attuale comincia a dissolversi, distratta anche dalle pressioni della vita quotidiana. È un film comico e toccante e leggermente magico.
PREMI ALLE REGISTE
Degna di nota è stata la grande presenza di registe donne, a differenza dei festival più tradizionali. La russa Elizaveta Stishova ha vinto un premio della giuria Rossellini con un film ambientato in Kargestan: Suleiman Mountain. La storia di una famiglia ritrovata che sopravvive fra le preghiere della mamma prete e i trucchi del padre mascalzone. Chloé Zhao ha vinto come miglior regista per The Rider, il ritratto di un cowboy danneggiato dal rodeo che deve scegliere tra lo sport pericoloso e la sopravvivenza. Il miglior film cinese secondo il premio Fei Mu è stato assegnato a Angels Wear White di Vivian Qu già visto a Venezia, una denuncia molto forte degli abusi sessuali su due ragazzini e della complicità e corruzione della società di una piccola città sulla costa della Cina. È un film di forte critica e colpisce il fatto che non sia stato sottoposto a censura. Zhangke è stato diplomatico. «Se lo guardi come un business, nessun uomo d’affari vorrebbe organizzare una cosa del genere, perché comunicare e soprattutto negoziare con tutti i ministeri richiede grandi sforzi ed energia, ma noi, come festival, vogliamo proprio questo tipo di film. Vogliamo che i film arrivino al pubblico e agli altri registi, e quindi facciamo tutto il possibile perché questo avvenga. Si può dire che abbiamo molta più pazienza degli uomini d’affari».
Müller aggiunge: «Offriamo una piattaforma per tutte le diverse esperienze che possono ancora esistere dentro i confini dell’industria del cinema cinese, ovviamente con un occhio di riguardo per i nuovi registi e a ciò che si può ancora chiamare cinema indipendente».
I FILM SCOMODI
Ma le difficoltà sono ovvie e molteplici. L’anime di Liu Jian Have a Nice Day ha dovuto attendere fino a soli due giorni dall’inizio del festival per ottenere l’autorizzazione. Una commedia dark, con criminali in cerca di una borsa di contanti rubati, è un film che offre una visione della Cina più simile a quella di Tarantino che a quella di Zhang Yimou. Anche il film d’apertura Youth di Feng Xiaogang si è trovato in difficoltà dopo che il film è stato ritirato dalla sua uscita nazionale. Il motivo non è ben chiaro ma la vicinanza al Congresso del partito appena concluso ha reso l’ambiente molto più sensibile. Un’epica di strana intimità, racconta le vicende di un gruppo di giovani, tutti membri di una troupe élitaria di ballerini che offrono esibizioni propagandistiche. La loro vita cambia con lo scoppio della guerra sino-vietnamita del 1979.
UN BILANCIO
Zhangke dice: «Il governo cinese sta semplicemente facendo il suo dovere ma allo stesso tempo vuole che la vita culturale in Cina si sviluppi sempre di più ed è in questo contesto che noi abbiamo potuto organizzare il nostro festival. In passato un festival del cinema poteva essere portato avanti soltanto con l’aiuto delle autorità ma noi stiamo facendo a modo nostro. E tutto il feedback è stato molto positivo. Il pubblico è soddisfatto del programma, delle sale, dell’ambiente. L’altra sera, dopo un film c’è stato un dibattito di un’ora e mezza».

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