Economia

Pil fermo, meno disoccupati. «Merito» del calo demografico

Pil fermo, meno disoccupati. «Merito» del calo demograficoManichini che chiedono lavoro

Ripresa Stagnante «Crescita zero» nel secondo trimestre del 2019 L’Italia si mantiene fanalino di coda in Europa. L’Istat: «forza lavoro» ridotta di 35 mila unità. Aumentano i tempi indeterminati

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 1 agosto 2019

Crescita immobile, disoccupazione in calo solo perché si riduce la «forza lavoro» a causa del calo demografico. Unica nota positiva: un aumento dei contratti a tempo indeterminato.
Dall’Istat ieri tanti dati: oltre ai mensili sull’occupazione, la stima trimestrale sul Prodotto interno lordo.

Che mostrano come l’Italia resti ancora a crescita «zero» nel secondo trimestre 2019, figlia di un’economia in una «fase di sostanziale stagnazione» accompagnata da un’inflazione contenuta allo 0,5%. Si conferma la distanza con l’Eurozona, che cresce poco ma ha segnato un +0,2 (dal +0,4% del primo trimestre).

L’ISTITUTO DI STATISTICA registra nel secondo trimestre un Pil rimasto fermo sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto allo stesso trimestre del 2018 con una crescita acquisita nulla. L’Italia è affezionata al livello «zero» ormai da cinque trimestri con una consolazione: si è passati da una fase di «recessione tecnica» (tre trimestri successivi a segno meno) a una fase di «stagnazione» segnata da un timido +0,1% del periodo gennaio-marzo seguito da un aprile-giugno tornato allo «zero virgola zero».

Il ministro dell’economia Giovanni Tria però considera ancora «raggiungibile» a fine anno un Pil a +0,2% come previsto dal Def: «Sebbene il quadro internazionale rimanga complesso, la crescita dell’economia italiana dovrebbe gradualmente riprendere nella seconda metà dell’anno» grazie alle misure prese dal governo che «sosterranno la domanda interna».

Se i mercati sono rimasti piatti alla notizia, più reattivi i commenti politici. Le opposizioni accusano il Governo «zero assoluto» di «manifesta incapacità» (Mulè, Fi) e di «uccidere la speranza degli italiani» (Zingaretti, Pd) che continuano a ricordare al premier Conte la battuta sul 2019 «anno bellissimo».

PASSANDO AI DATI SUL LAVORO l’Istat certifica che la disoccupazione scende, toccando i minimi dal 2012, e in particolare cala quella giovanile, mai così bassa dal 2011. Ma non aumenta il numero delle persone al lavoro – che calano di 6mila unità rispetto a maggio. Calano però coloro che si dicono disoccupati di 29mila unità e dunque cala il tasso di disoccupazione al 9,7%, ed è la quarta volta consecutiva. In pratica però si è contratta la «forza lavoro» (le persone tra i 15 e i 64 anni) soprattutto per ragioni demografiche, ma contemporaneamente il tasso di occupazione sale e segna un nuovo massimo storico (59,2%). Ma restano lontani i livelli pre-crisi: nel 2007 il tasso scese fino al 5,8%. Distante è anche l’Europa: nell’Ue a 19 ci si ferma al 7,5%. Stesso discorso vale per gli under 25: il tasso scivola al 28,1% ma in epoca pre-crisi era quasi di dieci punti percentuali inferiore. Inoltre tra i giovanissimi sta aumentando l’inattività.

DATI POSITIVI rispetto alla qualità dei contratti: 43mila tempi indeterminati in più rispetto a maggio (144mila su base annua). Calano invece i lavoratori autonomi: 58mila in un mese, in un trend ormai consolidato.
A sorpresa poi, cosa che non accadeva da tempo, diminuiscono gli occupati over 50 (-18 mila in un mese), dato forse figlio dei pre-pensionamento per Quota 100.

Nell’ultimo mese c’è stata dunque un’erosione della «forze lavoro» di 35 mila unità. Cosa a cui probabilmente ci si dovrà abituare, visto il declino demografico. La Cgil non si accontenta: «Mancano ancora un milione di posti di lavoro». Sulla stessa linea la Cisl che lamenta la qualità dei rapporti di lavoro: «rispetto al 2007 mancano all’appello oltre 550 milioni di ore lavorate». Le forze al governo leggono invece positivamente i dati dell’Istat. «Sono notizie che ci rendono felici», dice il vicepremier e titolare del Lavoro, Luigi Di Maio. Per il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, si stanno invece facendo sentire gli effetti di Quota 100, attiva da aprile.

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